Di Luca Giordano
Barcellona, cinque luglio 1982, ore 17.15. – Il Brasile si appresta a battere il calcio d’inizio di quella partita che resterà nella memoria di tutti gli appassionati del mondo del pallone. I sudamericani sono super favoriti, forti dei due risultati su tre che hanno a disposizione, oltre ad avere una nazionale che ancora oggi è reputata una delle migliori di sempre con giocatori del calibro di Zico, Falcao, Junior e Socrates. L’Italia deve solo vincere anche se nessuno in patria scommetterebbe una lira sulla riuscita dell’impresa, soprattutto perché la stampa tutta, fin dalla partenza degli azzurri verso la Spagna, si è schierata contro le scelte del commissario tecnico Enzo Bearzot, colpevole tra l’altro di aver convocato Paolo Rossi, rimasto fermo un paio d’anni per scontare uno stop giudiziario legato al calcio scommesse.
Proprio Rossi, in quel torrido pomeriggio spagnolo è l’eroe incontrastato della magica partita nella quale sigla tre reti. Offensivamente il Brasile del tempo è nettamente più forte, ma in difesa concede parecchio e Rossi (rinominato ‘Pablito’ dopo l’impresa mondiale in terra iberica), da grande attaccante qual è, riesce quasi sempre a smarcarsi dai difensori gialloverdi che mai penserebbero di uscire da quel mondiale, soprattutto ad un quarto d’ora dalla fine di quell’incontro che al momento vede il risultato inchiodato sul due a due. Provvidenziale per i Nostri è un calcio d’angolo battuto dal centrocampista romano e soprattutto romanista Bruno Conti, tiro dal quale scaturisce una palla sporca che rotolando arriva in area all’onnipresente, solito Rossi completamente isolato che gonfia la rete brasiliana per la terza volta.
I minuti Finali sono un vero e proprio assalto verde-oro, compagine che ad un secondo dalla fine sfiora il pareggio, evitato soltanto da un vero e proprio miracolo del portiere Dino Zoff che appoggia la palla sulla linea per far vedere a tutti che il pallone non è entrato e che l’Italia può andare avanti in quel torneo, vinto contro le nazionali più forti dell’epoca, ma sopratutto contro gli italiani stessi assolutamente scettici verso quell’impresa.