Di Cesare Scalabrino
PER CONTENERE IL NUMERO DELLA SPECIE VA ATTUATA ANCHE LA CACCIA IN BRACCATA E IN GIRATA
Coldiretti Molise, fortemente preoccupata per il rischio di diffusione della Peste Suina Africana (PSA) che sarebbe più corretto chiamare “peste dei cinghiali”, fa appello alla Regione affinché si attivi in tempi rapidi per evitare che questa ennesima “piaga” possa abbattersi sulla zootecnia molisana, già duramente provata dalla crisi economica generata dal Covid 19 prima e dalla guerra in Ucraina poi.
Per questo, l’Organizzazione chiede al Presidente Toma anche nella sua veste di titolare della delega alla Sanità e Commissario straordinario alle Politiche Sanitarie, affinché, “con lungimiranza” ed in via cautelativa, doti la nostra Regione, come già fatto da altre, ultima in ordine di tempo il Lazio, di un Piano preventivo di interventi urgenti per scongiurare il rischio di diffusione della PSA che come noto, attraverso la specie cinghiale può contagiare anche i suini e diffondersi negli allevamenti.
“Qualora la PSA si diffondesse sul territorio regionale – spiega il Delegato Confederale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli – si metterebbe a rischio l’intero patrimonio suinicolo locale che consta, considerando i soli allevamenti specializzati, di circa 300 imprese che allevano suini con più di 18mila capi in allevamento, per la maggior parte destinati alla produzione di prodotti fortemente apprezzati dal mercato, non solo locale. La diffusione della PSA – aggiunge Spinelli – potrebbe decretare addirittura la scomparsa del settore suinicolo in regione se si considera che in caso di accertamento di un capo contagiato all’interno di un allevamento verrebbero abbattuti in via preventiva tutti i capi, salvo poi verificare, a cose fatte, se tutti gli altri fossero stati infettati o meno”. (Vedi bufali in Campania, NDR).
Il rischio che il settore corre è davvero grave e le conseguenze potrebbero diventare catastrofiche per la zootecnia del Molise; un settore che oggi più che mai ha bisogno di sostegno per superare le difficoltà del momento storico attuale e rilanciarsi verso una ripresa che aiuterebbe a trainare l’intera economia della regione.
“E’ fondamentale – afferma ancora Spinelli – che la Regione intervenga per consentire anche la caccia in braccata e in girata, come previsto anche dal “Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della PSA” approvato dalla Regione Lazio. Alla luce di ciò – osserva il Delegato Confederale di Coldiretti – non comprendiamo perché l’Assessore all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, abbia sempre affermato che l’Ispra non avrebbe autorizzato la caccia in braccata e in girata, quando tali “interventi” vengono effettuati nelle altre regioni. Con l’impiego dei cani, elemento caratterizzante di tali tipologie di caccia – spiega Spinelli – sarebbe infatti possibile stanare i cinghiali dalle aree protette per poter effettuare il prelievo in zona di caccia libera. Va da se che l’ingresso dei cani in tali aree dovrà essere consentito senza ulteriori atti di approvazione da parte degli Enti parco o della Direzione ambientale. A ciò va poi aggiunto un maggiore coinvolgimento dei soggetti gestori delle singole aree territoriali come, ad esempio, il personale delle Polizie locali, che dovrà intervenire anche in zone in cui la caccia è vietata (Zone di ripopolamento e cattura, Oasi faunistiche, ecc), con interventi programmati nelle aree dove si riscontrano le maggiori concentrazioni di danni”.
Coldiretti pertanto si appella al senso di responsabilità del Governatore Toma, affinché proceda senza indugi a disporre quanto necessario ad un monitoraggio puntuale della situazione epidemiologica, seguito da un censimento della consistenza numerica dei cinghiali, elemento base su cui costruire, in via preventiva, un serio ed efficace Piano di controllo della specie cinghiale.
A tale scopo si ribadisce la necessità di mettere in campo tutte le forze disponibili, sopra indicate, a cui aggiungere i soggetti abilitati alla caccia: selecontrollori, coadiutori e guardie venatorie, nonché i proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attueranno i piani di controllo, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio.