Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Giacinta Venditti
Festa Della Falsità
Dio C’E’, E Per Fortuna Non E’ Di Parte. Così l’incipit del pezzo in tema, scritto e pubblicato undici anni fa in un clima diverso dall’attuale, ma solo per ragioni politico-ecclesiastiche locali.
Stesso sottotitolo nell’articolo di lancio del presente resoconto, scritto solo ieri mattina.
Siccome non c’è due senza tre, stavolta in assenza di brochure, ecco il paragone che si può fare presentando quanto accadeva in tema prima del giro d’affari denominato ‘panda-mia’.
Venendo al presente, va innanzitutto chiarita la falsità anche abbastanza tendenziosa che deriva da quest’ordinanza,
nel punto che descrive quanto leggibile più in basso,
all’altezza delle foto che riguardano la doglianza di chi scrive,
tale ormai fino ad un certo punto,
visti i risultati di quant’è stato prodotto in maniera svogliata ed insipiente,
stando ai commenti a dir poco schifati di chi ha scattate le foto presenti,
a dimostrazione del fatto poco capito dai detrattori di questo telematico che parlano a Gambatesa di “amore e partecipazione” per comodità e chiacchiere, (di facciata o da bar che dir si voglia),
per poi rimangiarsi le loro stesse farneticazioni quando si tratta di porre in pratica quanto ne deriva
(vale a dire che tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile) e per l’appunto metterci la faccia,
guadagnandoci in dignità con l’ammettere i propri errori di valutazione,
ma soprattutto riducendo quella presunzione che li sta portando a restare sempre più soli nella loro disperazione.
Tal considerazione deriva dalla sintesi del breve confronto avuto da chi scrive con un’esercente locale, ieri,
durante l’aperitivo precedente il lavoro che si sta mostrando, scatti presentati ai quattro lettori di questa testata come fosse l’immaginare una passeggiata fra l’infiorata ‘artistica’ di quest’anno.
La persona interlocutrice ha candidamente dichiarato che ormai in paese risulta difficile tener aperta qualsiasi attività commerciale, non per effetto della congiuntura, pur negativa, ma perché non ci sono più clienti, il che è tutto dire.
Si è parlato sopra della falsità del legiferare che porta inesorabilmente alla fuga anche dei più restii a tal risoluzione e dopo aver mostrato quant’è stato artisticamente creato per onore del Santissimo nel duemilaventidue, laddove in precedenza si è operato in ben altra e più costruttiva maniera, ecco quanto si è fatto e perché è stata richiesta la chiusura al traffico di parte del centro storico, così come estratto dalla scartoffia che si vorrebbe far passare per ordinanza: “… Il DIVIETO di TRANSITO e il DIVIETO di SOSTA Il giorno 19 giugno dalle ore 06:00 alle ore 23:00 in Viale Vittorio Veneto – si è sempre fatto – Piazza Municipio Via Prosdocimo Rotondo Via Eustachio Largo Castello …”,
con il risultato mostrato, ma soprattutto senza che nelle strade citate nell’ordinanza e riprese nel virgolettato, fatta l’ovvia eccezione per via Veneto, si sia posta una sia pur minima guarnizione che richiamasse la manifestazione oggetto di quest’articolo, situazione non fotografata per esclusiva e voluta carità cristiana.
Raggiungendo l’ultimo punto nel quale i pochi indigeni rimasti si sono dati autonomamente da fare per tentare una strenua rianimazione sotto trentacinque gradi di calore e conseguente afa,
quel ‘quartiere’ di San Nicola che contiene anche il convento attiguo alla chiesa dov’è ospitata la parte femminile di quei rifugiati che chi governa il borgo da sogno, spesso tiene in considerazione più degli autoctoni che si distinguono dagli ospiti perché pagano le tasse e vengono bellamente ignorati, quando non direttamente, ma stupidamente e soprattutto inconcludentemente maltrattati,
arrivati lì, ecco cosa si poteva osservare e rendicontare verso le tre e mezza pomeridiane, vale a dire tre ore e mezza prima del passaggio del santissimo, scortato dalla più rossa e squalificata ipocrisia gambatesana.
Per Fortuna Ormai Tutto E’ Archiviato.