Di Luca Giordano
Ormai la guerra in Ucraina ha monopolizzato tutti i talk show. Tutti, ma proprio tutti in televisione o anche sui social hanno dismesso i ‘vestiti e le competenze ‘ in virologia per abbracciare quelli da strateghi militari. Pochi giorni fa, nel ‘Maurizio Costanzo Show’ è avvenuto l’ennesimo “scontro-spettacolo” tra Vittorio Sgarbi e Gianpiero Mughini.
Tralasciando il fatto più tosto indecoroso dello scontro sia fisico che verbale tra i due che aiuta lo spettacolo a farsi vedere, in studio si stava parlando di un argomento piuttosto importante di questi tempi, ossia quello che ritiene giusto escludere sportivi, musicisti, giornalisti, dai loro impegni soltanto per le loro origini russe.
È una questione che dovrebbe far riflettere, che ci dovrebbe metter in guardia dall’errore di privare l’altro di una sua libertà vitale come quella di poter svolgere il proprio lavoro in giro per il mondo. D’altro canto, c’è chi chiede a chi è mediaticamente esposto (come un grande tennista o un importante direttore d’orchestra) di prendere le distanze dalle scelte di Putin,schierandosi così contro la guerra (come hanno già fatto molti russi). Certamente, esporsi contro lo Zar comporterebbe problemi nel ritorno in madre patria ma bisogna correre qualche rischio se si vuole rimanere moralmente puliti.
Questo è un argomento che andrebbe discusso in modo pacato e civile perché potrebbe tornare utile anche in un prossimo futuro, dove gli stati saranno sempre più pronti ad incendiare guerre visti i nuovi e massicci investimenti bellici che ogni nazione dichiaratamente “ricca”affronterà da quest’anno e non in inutili moine che lo show Sgarbi-Mughini ci ha offerto.