Di Cesare Scalabrino
Proprio mentre il bio sta crescendo in Italia ed in Europa, raccogliendo un sempre maggiore consenso fra produttori e consumatori, subisce il primo violento attacco. A sferrare il colpo è la multinazionale cinese Syngenta, che stando alle dichiarazioni di Erik Fyrwald, Ceo del colosso agrochimico, afferma che di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale, provocata dalla guerra in Ucraina, è necessario rinunciare all’agricoltura biologica per ottenere rese produttive maggiori. Una tesi fortemente avversata da Coldiretti che evidenzia come l’attacco della Syngenta al biologico colpisce direttamente l’Italia che è leader europeo nel numero di imprese agricole bio, con ben 70mila produttori con oltre 2 milioni di ettari coltivati. Oggi l’agricoltura italiana è la più green d’Europa, con 316 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Dop/Igp, 5333 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico e nella biodiversità, ma anche il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari, evidenzia la Coldiretti , sottolineando il taglio record del 20% sull’uso dei pesticidi che al contrario aumentano in Francia, Germania e Austria nell’ultimo decennio, secondo Eurostat.
A riprova dell’interesse manifestato anche dagli imprenditori molisani verso le produzioni bio, va ricordato che da pochi giorni la Regione Molise ha pubblicato il Bando Attuativo per la presentazione delle domande di pagamento, per l’anno 2022, del PSR Molise 2014-2020 (Misura 10 – sottomisura 10.1, – Misura 11 sottomisura 11.2) a beneficio di tutte le aziende che si trovano con il periodo di impegno all’ottava annualità, per ottenere contributi necessari a continuare a investire nell’agricoltura biologica. Mentre già dallo scorso mese di aprile la Regione ha dato avvio alla possibilità di presentare domanda di pagamento per l’indennità compensativa e le altre misure agroambientali.
“Occorre lasciare agli imprenditori la libertà di decidere cosa produrre sulla base dei propri interessi e della domanda dei consumatori” afferma Coldiretti, sottolineando che “viviamo in una economia di mercato dove a decidere cosa produrre non può essere di certo la Syngenta”. La presa di posizione della multinazionale, osserva la Coldiretti, arriva a poco più di due mesi dall’approvazione in Italia della legge sul biologico, approvata proprio per rispondere alle attese di produttori e consumatori che in misura crescente si avvicinano a queste produzioni che finiscono oggi nel carrello della spesa di quasi due italiani su tre (64%) con le vendite totali che nell’ultimo decennio sono più che raddoppiate, tanto che nel 2021 hanno sfiorato il record di 7,5 miliardi di euro di valore, tra consumi interni ed export”.
Indifferente alle richieste dei consumatori, che si stanno orientando sempre più verso prodotti sostenibili – osserva la Coldiretti – il Ceo di Syngenta, gruppo specializzato, tra le altre cose, nella produzione proprio di prodotti fitosanitari e sementi, ritiene che l’agricoltura biologica “…favorisce il consumo di terra, danneggia anche il clima e garantisce rese che possono essere inferiori fino al 50% a seconda del prodotto”.
A tal proposito Coldiretti è favorevole all’NBT, ovvero a Tecniche di evoluzione assistita (Tea) che permettono di modificare il DNA delle piante in maniera estremamente accurata e precisa. Utilizzando queste tecniche è possibile rimuovere, inserire o silenziare determinati tratti di DNA e ottenere nuove varietà vegetali molto più velocemente rispetto al miglioramento genetico tradizionale. Il risultato dell’utilizzo di queste NBT è una cultivar diversa da quella di origine, indistinguibile da una ottenuta per mutazione. Dunque, non si tratta di un organismo transgenico che al contrario, contiene del materiale genetico proveniente da specie vegetali o animali diverse.
“L’Italia non può accettare passi indietro sulla sicurezza alimentare che mettono a rischio la salute dei consumatori, ma anche la competitività del Made in Italy”, conclude Ascolese, sottolineando che: “il necessario aumento quantitativo delle produzioni deve essere ottenuto nell’immediato salvando aziende e stalle da un’insostenibile crisi finanziaria, per poi investire ed aumentare produzione e rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane necessari a combattere la siccità; ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono dei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.