Di Ouday Ramadan
Fiaba Damascena.
A Damasco fino a qualche anno fa, nei suoi fiabeschi Cafè, esisteva la figura del narratore, le cui storielle i damasceni ascoltavano con la massima attenzione, emozionandosi per questo o quel personaggio. I damasceni trascorrevano le loro serate ascoltando le storie raccontate dal narratore.
Come era bella Damasco!
Oggi mi va di fare il narratore. Pertanto vi racconto una favoletta da Le mille e una notte.
Premetto che nella nostra cultura abbiamo una errata interpretazione della figura dell’asino, il quale è per noi sinonimo di ignoranza, nonché la massima espressione della scemenza. Da bambini c’era il detto “sei come un asino, ti butti sempre dal dirupo”. Invece la cocciutaggine dell’asino forse ha contribuito a salvare la sua specie e non si è mai avuto notizia di un asino che si è buttato da un dirupo. Lasciamo però da parte le nostre reticenze culturali e almeno in questa storia limitiamoci ad attribuire all’asino l’ignoranza.
Savana. – Nello zoo dell’umanità c’erano un asino, una tigre ed una volpe. Un giorno la tigre, in preda ai morsi della fame, si rivolse alla volpe, dicendo: “carissima volpe, o mi procuri il cibo, oppure sarò costretta a divorarti”. La volpe rispose: “Mi mangeresti?! Ma c’è l’asino, più grande di me, che ti sazierebbe molto più di me che sono uno stuzzichino, al confronto. Te lo porto qui io l’asino”. La tigre: “D’accordo, ma fai presto e non scappare”.
La volpe si mise in cammino alla ricerca dell’asino, e non le ci volle molto tempo per trovarlo. Neanche tanto tempo spese per convincerlo a presenziare davanti alla tigre. Le bastarono pochissime parole per persuaderlo. La volpe si rivolse all’asino dicendo: “Stai attento che la tigre sta cercando un re per la foresta. Vieni con me, così te la presento. Chi lo sa, potresti diventare tu il re della foresta. A quel punto potrai rendermi il favore, nominandomi ministro”. L’asino: “Cara volpe, ma sei sicura di quello che dici?” La volpe: “Certamente!” A quel punto l’asino, nella sua testa, già sognava di diventare il numero uno del regno e nel suo sogno già promulgava la costituzione del suo stato, nominando ministri e deputati. L’asino acconsentì quindi ad andare con la volpe, al cospetto della tigre.
La tigre, vedendo avvicinarsi l’asino, in preda all’impazienza dovuta alla fame, sferrò un attacco all’asino, operazione però maldestra, riuscendo solo a staccare le orecchie del malcapitato. L’asino scappò rapidamente.
La volpe a quel punto disse alla tigre: “Io te lo riporto, ma tu cerca di essere più precisa!”.
La volpe tornò dall’asino e lo rimproverò dicendogli: “Ma dove sei scappato? Ma ti pare questo l’atteggiamento di uno che deve diventare il re della foresta? Sei proprio scemo”. L’asino rispose: “Ma chi vuoi prendere in giro?! Quella mi voleva mangiare! Altro che re della foresta!!!”. La volpe: “Ma sei proprio scemo. Ma se dovevi diventare il re della foresta, mi spieghi come faceva a starti sulla testa la corona, con quelle due orecchie che avevi? La tigre ti voleva fare un favore! Per questo ti ha staccato le orecchie!”
L’asino: “Ti chiedo scusa, cara amica. Tu guarda a volte i cattivi pensieri cosa fanno. La tigre è una benefattrice. Vado a ringraziarla”.
La tigre, anche stavolta presa dall’impazienza, attaccò di nuovo maldestramente l’asino, riuscendo solo a staccargli la coda.”. L’asino di nuovo scappò velocemente, e la volpe di nuovo promise alla tigre di riportargli l’asino, esortandola ancora a stare più attenta.
Nuovamente la volpe trovò l’asino, e gli disse: “Ma tu sei proprio asino! Vuoi fare il re della foresta, e scappi!!!” L’asino: “Falla finita! Ora mi hai stufato col prendermi in giro, quella mi voleva mangiare”. La volpe: “Davvero l’asino è sempre più asino. Ma mi dici un po’, come avresti fatto a sederti sul trono, con quella coda che ti trovavi? La tigre te l’ha staccata perché tu potessi sederti sul trono.” Anche stavolta l’asino si fece convincere, e si presentò nuovamente alla tigre. Dicendole: “Cara tigre, ti chiedo umilmente scusa. Ho sbagliato nei tuoi confronti”. Ma la tigre questa volta non fallì il colpo. Strinse il collo dell’asino tra le mascelle, fino ad ucciderlo. L’asino, tutto il tempo, stupito, fino alla morte, non smetteva di gridare “Ma se mi stacchi la testa dal collo, come farò ad indossare la corona?”.
La tigre, una volta ucciso l’asino, disse alla volpe: “Dai a me il suo fegato, i polmoni, il cervello e la milza. Il resto prenditelo tu”. La volpe divise l’asino, e alla tigre dette il fegato, i polmoni e la milza. La tigre allora disse: “E il cervello dov’è?” La volpe rispose: “Ma se questo avesse avuto il cervello, si sarebbe presentato altre due volte, dopo che tu gli avevi staccato le orecchie?”