Di Vittorio Venditti
Si Parla Di ‘Lavoro’…
Se venissero esposti tutti i collegamenti ipertestuali ai pezzi scritti il primo maggio degli ultimi due lustri su ciò che prima era un semplice blog ed oggi assurge al rango di testata registrata in tribunale, (tasse pagate fino all’ultimo centesimo e si spera vadano di traverso a chi ne gode in nome della ‘libertà di stampa’), chi è senza cervello comprenderebbe senza se e senza ma che tutto è contro chi si dichiara ‘difensore dei diritti dei lavoratori’, al punto di considerare come unica soluzione quella di dare di stomaco a volontà.
Sarebbe anche possibile andare a riprendere le falsità decretate a suon di promesse di Giuda dai ‘delegati’, (più o meno importanti, più o meno utili alla causa), soggetti che si vendono al miglior offerente, ma è gusto lasciare ai quattro lettori di questo telematico indagare per poter poi utilizzare le medesime munizioni e colpire nel segno al momento opportuno.
Oggi, in nome di libertà, (di stampa in particolare), di ‘appoggi’ di più o meno conosciuti sindacati, con sullo sfondo il ritorno del lerciume affaristico da sballo che verrà riproposto a piazza San Giovanni a Roma in nome del ‘siamo usciti dalla pandamia’, da questa voce fuori dal coro si vuol offrire quel poco di sincera solidarietà che altri sventoleranno dopodomani, ma che qui viene considerata il massimo appoggio che si deve dare a lavoratori che nel pieno delle loro facoltà mentali, ancora credono e si ritengono protetti da uno stato scritto in minuscolo perché quello non è sicuramente presente, nonostante la sua burocrazia elargisca a spese dei sudditi/contribuenti, scorte utili a sistemare raccomandati o peggio, a far in modo che al momento giusto, chi ‘rompe muore’ con memento eterno a base di spumante e pasticcini, il tutto per l’appunto a spese dei contriguenti, italioti, ma fino ad un certo punto.
Con la giusta ponderazione è possibile leggere l’articolo, ad avviso del vostro cronista, più importante che compare nell’ultima, (si spera ‘per ora’), edizione del telematico che la lungimiranza della nuova gestione dell’Ordine dei giornalisti del Molise redige per permettere a chi non sa dove farlo, di scrivere nel rispetto della democrazia perché c’è ancora chi crede all’utopia, periodico catalogato col numero undici, cliccabile qui. Il pezzo denuncia l’ostracismo perpetrato nei confronti di una giornalista che dopo aver a sua volta rimarcato in nome dei ‘sani principi’ ed essersi beccata una scorta armata per quel rispetto che l’italica “Q”ultura deve a chi ne protegge le fondamenta, come ‘lauto premio e fondamentale riconoscimento’, non dal politicamente corretto, ma dalla cittadinanza che è destinataria di tali attenzioni educative, si trova a venir rifiutata da un proprietario di una casa per le vacanze, il quale adduce che la presenza dei carabinieri “potrebbe destabilizzare i vicini”.
Ogni aggiunta a quanto appena richiamato sarà esposta quando da queste pagine verrà trattato in più puntate il regolamento di conti derivato a suo tempo dal ‘papiello’ denominato ‘patto stato-Mafia’, reportage che sarà scandalo per il perbenismo imperante che vede scorretto che ad esempio chi può, possa proteggere i confini di casa propria stracciafregandosene delle convenzioni che vorrebbero imporre anche come combattere una guerra, dimenticando che la guerra è tale proprio perché ogni convenzione umana salta. Per ora, onorando quel lavoro che manca sempre di più in nome del progresso del reddito di cittadinanza, chi scrive chiede alla collega anticamorra Marilena Natale, così benvoluta dalle parti di Latina, città che non vale niente perché non si chiama più Littoria:
Marilena, Ma Chi Cazzo Te Lo Fa Fare!