Di Ouday Ramadan
UN MURO TRA DUE MONDI, E UN PAESE SENZA SPERANZA
Ancora ripenso a cosa mi è successo in un anonimo tardo pomeriggio. Che paradosso assurdo.
Dovete sapere che con il lavoro che faccio, tutti i giorni ho a che fare con migliaia di famiglie, nel senso letterale. Posso vedere dal mio “osservatorio” lavorativo tantissime situazioni familiari e sociali. Soltanto per quanto riguarda i ceti deboli, di tutti i tipi, ho a che fare con mille famiglie. Dagli italiani agli stranieri, dagli immigrati agli (persino) apolidi.
In quel tardo pomeriggio sono andato ad una riunione comunitaria, che si svolgeva in uno di questi circoli di quella che viene chiamata “sinistra”. Durante la riunione, in una sala del circolo, abbiamo parlato delle spese comunitarie da sostenere nel prossimo periodo. Si trattava di spese piuttosto modeste, tuttavia molti avevano difficoltà ad affrontarle. Queste stesse persone, nonostante le difficoltà, parlavano in tono pacato, con grande dignità, e discutevano su come far fronte a queste spese.
Mi ricordo bene il volto, pieno di dignità, di una anziana signora italiana. C’era davvero tanta dignità in quella signora italiana, che vive con una pensione da fame, cosi come c’era tanta dignità in molte altre persone lì presenti. Come un signore albanese, e uno tunisino. Anche loro avevano difficoltà ad affrontare le spese, ma discutevano su come affrontarle. Come vi ho detto, si trattava di spese piuttosto modeste, ma per loro rappresentavano comunque un sacrificio enorme.
Finita la riunione e uscendo dalla sala dove si era svolta, mi sono ritrovato in un altro mondo, semplicemente varcando la porta, ed entrando nell’altra sala del circolo. Quello che ho visto mi ha dato davvero molto fastidio.
Due o tre balordi italiani, pieni fino agli occhi di vino, ubriachi fradici, erano buttati in una parte della sala. Al bancone del bar, un nutrito gruppo di cosiddetti “profughi”, che scambiavano i soldi da giocare alle slot machine. Ad un tavolino, dei nord africani sbronzi, non meno dei balordi italiani, di birre e campari.
Un attimo prima discutevo con l’anziana signora italiana, e con le altre persone, povere, ma dignitose, e un attimo dopo assistevo alla scena appena descritta.
Un muro tra due mondi.
Da una parte, la miseria economica, ma anche una grandissima dignità umana.
Dall’altra i soldi che non mancano e che possono essere buttati, ma anche una squallida e tetra miseria umana.
In quel momento mi è venuta in mente una parola che si sente spesso pronunciare: “Integrazione”.
Il Principe Totò avrebbe esclamato “che grossa parola, che grande invenzione!!!”
C’è chi va a portare la sua solidarietà fino al confine con la Macedonia, ma non si accorge degli imprigionati vivi che stanno a casa sua.
Gli stessi che si rendono complici proprio di chi i profughi li ha resi tali, cacciandoli dalle loro case.