G A M B A T E S A: Separati Da Migliaia Di Chilometri Con Serie Difficoltà Di Comunicazione
3 Novembre 2012
Juventus 1 Internazionale 3
4 Novembre 2012
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Giornata Delle Forze Armate

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria

Vera Festa Nazionale

Onore Ai Caduti!

Bollettino della Vittoria 4 Novembre 1918 Generale Armando Diaz

Oggi 4 novembre 2012, ho voluto iniziare stando in silenzio e proponendoti innanzitutto la ragione prima di quanto dover ricordare, tralasciata da italiani che un po’ per ignoranza storica, un po’ per moda, vivono nel nostro paese come chi, trovandosi in una casa, anziché conoscerne le strutture fin dalle fondamenta e trarne vantaggio nel viverci, evita di tener conto di tutto ciò e poi si lamenta perché magari la casa in questione improvvisamente dà segni di cedimento.

INTERVISTA AL CAPORALE DEGLI ARDITI GINO MINUCCI A 98 ANNI , fatta nel 1998 – YouTube.

Ecco quindi uno dei protagonisti di quei giorni che ha avuto il buon cuore di lasciarci la testimonianza del suo Fare, quel fare di un giovane pieno di speranze, che di lì a poco, per colpa della politica, (nulla a che vedere con i nostri giorni), si sarebbero infrante contro una realtà che se all’inizio sembrava tacitare quella guerra civile strisciante che divampava giorno per giorno, in seguito, per opera della politica di cui sopra, complice il mercato e quei naturali speculatori che sono gli industriali, ovviamente riciclati dai loro compari, alleati nel nuovo mondo così come in quello precedente, avrebbe portata la nostra Patria allo sfacelo di tre guerre:
Africa orientale, Spagna e, tragedia delle tragedie, la seconda guerra mondiale.

Il nostro Caporale, apparteneva a quella parte dell’esercito che dà l’anima per prima, quei reparti d’assalto denominati “Fiamme nere”, che si componevano di “Arditi”, poi costretti a confluire nei reparti d’assalto fascisti, ma nati durante la prima guerra mondiale, unitamente al loro inno (che ti rimetto in mp3), ed a tante altre canzoni ed immagini, erroneamente considerate di regime, in realtà frutto dell’inventiva di una classe dirigente (civile, industriale e militare) che, se pur imboscata, è stata in grado di combattere e vincere una guerra, praticamente senza armi degne di considerazione.

Insomma: siamo forti per aver combattuto a mani nude!

giovinezza (prima versione)

Giovinezza fu una delle canzoni più diffuse della prima metà del XX secolo in Italia ed ebbe vasta eco anche all’estero.
Fu composta, inizialmente come inno goliardico degli studenti universitari, nel 1909, da Nino Oxilia e Giuseppe Blanc, con il titolo Commiato.
Fu poi inno degli Arditi (1917), inno degli Squadristi (1919) e, infine, inno trionfale del Partito Nazionale Fascista (1924) con il titolo da tutti conosciuto e con il testo opportunamente modificato alla bisogna dei nuovi “Padroni”.
Se ascolti la versione che ti ho appena proposta infatti, sentirai che il testo è tutt’altro che inneggiante al fascismo.

canto degli arditi

Poi, durante la guerra 1915-18, Giuseppe Blanc udì suonare da un flauto la sua composizione passando vicino a una baracca nei pressi di Rovereto. Narra il Caravaglios che Blanc « si fermò di botto, quasi una voce amica l’avesse chiamato per nome; entrò nel ricovero e vi trovò un soldato che leggeva un foglio di musica sul quale era scritto Inno degli Arditi. La canzone era ormai diventata un inno e risuonava in faccia al nemico, dove il poeta aveva lasciato la sua vita, ove il musicista si batteva da valoroso. »
Sulla stessa aria Marcello Manni scrisse successivamente un nuovo testo che divenne l’Inno ufficiale degli Arditi.

marcia reale

Sempre per restare nel periodo, ma attenendoci esclusivamente al campo musicale, (all’epoca per fortuna non c’era Valerio Scanu), eccoti qualcosa che allora veniva ascoltata con la mano sul cuore ed a testa alta, come segno di rispetto per la Patria, non come accade ai giorni nostri, quando si ascolta l’attuale, provvisorio, inno di Mameli, con fastidio, pregando Dio che finisse presto.
La Marcia Reale d’Ordinanza, preceduta dalla Fanfara Reale, è stata l’inno del Regno di Sardegna prima e del Regno d’Italia poi, rappresentando così l’inno nazionale italiano fino all’avvento della Repubblica.
Fu composta nel 1831 da Giuseppe Gabetti su incarico di Carlo Alberto di Savoia.

Perché festeggiare e portare rispetto alle forze armate?

Per tutta una serie di ragioni, non ultima quella che fa di loro la nostra rappresentanza, capace e professionale, nel servire là dove è in missione, come nell’operare nei campi ai quali è destinata, rappresentanza sicuramente più valida delle varie nazionali sportive.

la leggenda del piave

La leggenda del Piave, conosciuta anche come la canzone del Piave, (inno nazionale italiano dal 1943 al 1946) è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane.
Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario), il quale rinunciò ai diritti d’autore sulla canzone.
Nel novembre del 1941 donò anche le prime cento medaglie d’oro ricevute, come riconoscimento per la canzone, dai comuni del Piave, da associazioni di combattenti, e da privati cittadini, come oro alla Patria insieme con le fedi sua e della moglie

inno di mameli (cantato)

Il Canto degli italiani, conosciuto anche come Fratelli d’Italia dal suo verso introduttivo o come Inno di Mameli dall’autore del testo e anche come Canto nazionale, è un canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli (testo) e Michele Novaro (musica), inno nazionale de facto della Repubblica Italiana.

Tornando a bomba (è il caso di dire), è importante però tenere in mente come simbolo patrio le forze armate in questa festa,, soprattutto per ricordare il sacrificio di tanti nostri compatrioti che, sfruttando i desideri di altre super potenze del tempo, mal in arnese, hanno sfondata quella linea detta “del Piave” nel millenovecento quindici, per arrivare a siglare la fine di una dura guerra da vincitori, restituendo alla Patria Trento e Trieste in quel novembre millenovecento diciotto,

La Campana di San Giusto

Permettendo così ad un altro bel motivetto dell’epoca di avere successo.

Tornando ai giorni nostri, se noi possiamo considerarci una nazione, lo dobbiamo al coraggio ed all’abnegazione di tanti ragazzi dell’epoca, che hanno dato inizio ad un’arte militare della quale ancora oggi possiamo essere fieri.

marcia dell’aeronautica

“Virtute Siderum Tenus” (Con Valore Verso Le Stelle): (28 marzo 1923)

In quanti sanno che nei primi anni venti, la nascente aviazione italiana era Maestra ed insegnava a volare ai piloti americani e non solo?
In quanti sanno che le Frecce tricolori sono i migliori nel campo delle acrobazie aeree?

Mi fermo qui, con il pianto nel cuore, essendo di parte, pur non avendo avuta, ne potendo avere la possibilità e l’onore di essere membro di quella Pattuglia.

Io Peso Troppo E L’Aeroplano Non Decollerebbe!

Resto però del parere che festività simili a quella del quattro novembre, andrebbero fatte meglio conoscere, soprattutto agli studenti, (e spesso anche agli attuali insegnanti), che forse sapranno tutto di Giulio Cesare, ma ignorano quasi completamente la storia del secolo scorso, foriera di tutti i vantaggi ed i problemi che oggi attanagliano la nostra vita di italiani.

Chissà che certe “Erudizioni”, portate avanti con imparzialità, non possano tornare a far rinascere un vero sentimento d’impegno civico, con conseguente rinascita di quella speranza nel futuro, faro per i nostri nonni, oblio per chi vive oggi?