Di Cesare Scalabrino
COLDIRETTI MOLISE, UN RISULTATO RAGGIUNTO GRAZIE ALLA MOBILITAZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE A LIVELLO NAZIONALE
L’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) ha annunciato i primi pagamenti entro maggio degli aiuti stanziati per il settore zootecnico, particolarmente penalizzato dall’impatto del Covid prima e della guerra in Ucraina ora. Si tratta di un importante risultato ottenuto grazie alla mobilitazione della Coldiretti che ha promosso manifestazioni in tutta Italia, come quelle di Isernia il 24 febbraio e Campobasso l’11 marzo, per sensibilizzare il Governo sul grave stato di crisi del settore, in particolare per il latte, pagato agli allevatori a un prezzo inferiore al costo calcolato dallo stesso ministero in 46 centesimi.
Il piano, spiega in una nota Agea, consentirà di autorizzare nella prima metà di maggio finanziamenti a 50.077 beneficiari per 40,72 milioni di euro. In particolare per la filiera dei bovini da 12/14 mesi si tratta di 20,7 milioni, per le vacche da latte di 18,8 milioni, per i bovini di 8 mesi detenuti per 4 mesi in allevamento 1,14 milioni. Entro il mese di aprile proseguirà, fa sapere l’Agenzia, l’attività di decretazione per altri 47 milioni. Questo consentirà di ristorare il settore per un totale di 87 milioni.
Il settore zootecnico in Molise costituisce una importantissima realtà imprenditoriale che si compone di oltre 1500 allevamenti, di cui circa l’80% costituiti da bovini, sia da latte che carne, mentre quelli ovicaprini sono circa 600 (circa 300 infine sono le aziende che allevano suini). La produzione di latte è stimata pressappoco in 50mila tonnellate di latte annue.
“Questo – afferma il Direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – non basterà a consentire una ripresa delle aziende; il nodo cruciale era e rimane la presenza incontrollata dei cinghiali sul territorio che condizionano ogni possibilità di coltivare i terreni. Mais, erba medica, favino, cereali, colture essenziali per l’alimentazione del bestiame, oramai sono praticamente da considerare vere e proprie colture “a perdere”. La devastazione dei campi – ha concluso Ascolese – è evidente, come evidenti sono le ripercussioni in termini economici per le aziende, costrette ad acquistare i foraggi e mangimi a costi elevatissimi, tra l’altro su un mercato estremamente ridotto a causa del blocco delle esportazioni conseguente alla guerra in Ucraina”.