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Chi Di “Palazzo Spada” Ferisce, Di “Palazzo Spada” Perisce!

Di Vittorio Venditti

Come Previsto: Si Riammonta!

Come accade quando si gioca a briscola, se uno bara, si manda la partita a monte, per cui riesce a contare anche il due di spada, (mai termine più appropriato), quand’è briscola denari, (e di questi tanti ne sono in gioco.

Ecco dunque che viene resa la pariglia a chi, nell’ormai lontano duemilauno, pretese che si tornasse alle urne.

Come allora, oggi chi ha perso grida all’ingiustizia.
Come allora, oggi chi ha vinto, plaude alla giustizia.

Ma al popolo che vota, quanto interessano questi giochi?

Senza stare a pettinare le bambole, oggi proviamo ad analizzare gli attuali contendenti, provando nel contempo a determinare chi, fra costoro, potrebbe meglio essere compreso e premiato, vista la situazione economica e le aspettative per il futuro, oggi proposte a noi molisani.

La parte che è stata defenestrata dai giudici di Palazzo Spada con la sentenza anticipata una settimana fa dall’attuale ministro dell’interno, il signor Cancellieri, componendosi per la quasi totalità da ex democristiani, generalmente provenienti dall’area dorotea, più qualche liberale o repubblicano riciclato, e qualche esponente dell.M. S. I., passato alla mangiatoia, ha come nocchiero un ex primario dell’ospedale di Isernia, (in quanti si ricordano che Iorio era medico? Credo nessuno, visto l’attuale stato della sanità regionale), passato alla politica attiva ed incollato alla poltrona dei privilegi, senza possibilità di scollarlo, vista la simbiosi che ormai lega il nostro dottore allo scranno più alto della regione Molise.

La fazione che si è presa la rivincita dopo undici lunghi e tormentati anni, si compone per buona parte di ex alunni, formati alla scuola del partito comunista, (lo si nota dal fatto che se cominciano a mangiare, pur di portare a termine la missione, non ti guardano neppure in faccia, nemmeno se stai per morire d’inedia), uniti nel mortale abbraccio a socialisti nostalgici craxiani, una spruzzatina di social democrazia, (quanto basta per far bella figura), e qualche ex democristiano di area daimmiana, quei pochi ancora vivi.
Questa compagine, da sempre dichiaratamente a favore del popolo operaio, è capitanata da un politico che nasce, da famiglia democristiana/velista, (il papà, Fernando di Laura Frattura, è stato anche parlamentare, sia pur per breve tempo, cacciato dall’avvento della seconda repubblica ma comunque sempre “accomodante” per il sapersi districare e fare la propria politica nell’ampia pancia della balena D. C.),

Se si parla (spesso gridando allo scandalo) della prole di sua maestà Michele primo della famiglia Iorio, è meno nominata la parentela del rampollo di casa Di Laura Frattura, quel Paolo, la cui vicinanza al popolo equivale all’amore che unisce il diavolo all’acqua santa, considerata la carriera politica e lavorativa del Nostro.
Trattando dunque della parentela di quest’ultimo e parlando ad esempio della figlia dell’Onorevole Fernando, (Re anche lui, basti pensare che la stupidità del popolino molisano, prevedeva che si facessero battezzare i figli da cotanto Padrino e questi, oberato d’impegni, battezzasse per delega: chissà se la Chiesa attuale… ma si parla pur sempre di un Di Laura Frattura!), la figlia dicevo, sorella dello sfidante di Iorio, è anch’ella vicina alla classe operaia, ma ricopre il ruolo di vice questore presso la questura del capoluogo murattiano, oltre alla carica di presidente della Federazione Italiana Sport Equestri, (EQUITAZIONE: Nuovo Consiglio Regionale Per La Fise Molise), carica giustamente acquisita per meriti nella conoscenza del cavallo, virtù che la nostra può sfoggiare fin da bambina, e si dice che sia una provetta amazzone!
Sì, pare che conosca molto bene il cavallo: quanto però nell’impiego di questo nobile animale in arte contadina?

Detto del dottor Michele Iorio, parliamo dello sfidante Paolo Di Laura Frattura, magari ricordando che il Nostro, prima di essere tirato nella politica attiva, era presidente della camera di commercio di Campobasso.
Nulla di male, per carità! Ma come associarlo ai commercianti campobassani e molisani in genere che a causa della crisi, così ben pilotata da Super Mario, sceso in campo per colpa o merito della fazione alla quale appartiene il vincitore del ricorso proposto a palazzo Spada, stanno via via chiudendo i loro esercizi?
Chi spiega a costoro che per sostituire il diavolo Michele, va premiato il santo Paolo, ex presidente della camera, alla quale i Nostri commercianti hanno affidate ed affidano le loro speranze di rinascita?

Non poteva mancare però il terzo incomodo.

Ecco dunque quel partito che se una volta s’identificava con l’asinello, oggi lo possiamo riconoscere direttamente dall’asino che lo guida, aiutato in questo da un moralista/moralizzatore, che per essere coerente con la propria politica di onesto occupante di una sola poltrona, (per meglio dedicarsi a chi lo ha eletto a rappresentante), in realtà ne tiene ben strette due, quella di consigliere regionale e l’altra, presso palazzo San Giorgio, in qualità di consigliere municipale per la città di Campobasso.

Ecco Il suo sito: Massimo Romano Consigliere Regionale del Molise.

Questo giovane brillante che cerca giorno per giorno di “Costruire Democrazia”, ha escogitato un sistema davvero geniale per prendere lo stipendio, dando la colpa dei problemi del Molise, ai suoi colleghi di mangiatoia, ed al popolo molisano che li ha eletti.
Il Nostro infatti, è reperibile sempre e comunque all’opposizione, sempre e comunque, tanto che a me verrebbe la voglia di votarlo e farlo votare, solo per far sì che vincendo, una buona volta ci facesse vedere cosa non sappia fare stando lui al governo.
Tornando però al suo Capo, chissà se saprà rispondere alle angosce dei lavoratori della Solagrital, o alle aspettative di vita dei dipendenti dello zuccherificio di Termoli, che già a suo tempo denigrò, quando si permise di affermare di fronte a chi scrive e ad un buon manipolo di testimoni sbalorditi, dicendo di “non saper rispondere” ad una domanda che pretendeva di riassumere in positivo tutte quelle parole proferite a sproposito dal Nostro e da chi venne a definirci pezzenti a casa nostra.

Antonio Di Pietro A Tufara.

La cosa più divertente però, è vedere come si azzufferanno le tre mandrie di lecchini e portaborse, (ne abbiamo un bel campionario anche a Gambatesa, ma non lo dire a nessuno! Se ne parlo, questi “s’incazzano”!), agenti di una campagna elettorale che spero abbia il suo epilogo nel periodo più appropriato:

Carnevale.

Ora la partita è andata a monte e si devono mischiare le carte.
Come verranno distribuite?
Chi è questa volta di mano?

Chi, in questo giorno di ricordo di un passato che dieci anni fa, uccidendo ventisette bambini ed una maestra, (che vengono costantemente ricordati) più due anziani, (dimenticati dal mondo perché non creativi di quell’emozione che porta soldi), andrà a San Giuliano di Puglia per mettersi bene in mostra e raggranellare qualche suffragio?

Eppure il sisma di dieci anni fa, (chi parla, non per sisma ma per colpe umane acclarate e ben insabbiate, ha persa due volte la casa, e lo ha preso in culo anche dalla giustizia), o i terremoti o le alluvioni successive, a parte i soldi per i morti di fame che ci campano, senza voler capire che la vita ricomincia proprio con il rimboccarsi le maniche, ogni una di quelle disgrazie, dovrebbe aver insegnato a stare attenti a come si costruisce, più che a piangere su ciò che non tornerà come prima!

Invece no.

I nostri politici si scannano per come essere eletti e rieletti, e gli effetti della crisi, necessaria alle banche per strozzarci, si vedono nel mancato progresso tecnologico, in favore di chi può averne bisogno per vivere, o, più prosaicamente, nel rinselvatichirsi di un mercato che con la scusa del profitto si rende responsabile di futuri problemi, da attribuire poi ai terremoti.
E’ questo il caso creato dal “solerte magistrato” che, sequestrando lo stabilimento Ital Cementi di Colleferro, ha permesso all’omologo stabilimento di Salerno d’inondare il mercato di sacchi di cemento (per l’appunto) che in realtà contengono sì, quel prodotto, ma con una percentuale di calcina che, adulterando il materiale, crea profitto per chi lo produce, e danni per coloro che, loro malgrado lo devono utilizzare, avendo come alternativa l’acquisto di cemento proveniente dallo stabilimento di Potenza, ancora peggiore di quello distribuito dai magazzini salernitani.

Chi lo comunica ai politici che corrono per un pasto al palazzo di via Genova, nel centro di Campobasso?
Forse la guardia di Finanza?

A chi dovrò ripresentare questa lettera, elegantemente disattesa con la scusa della crisi, che però ha colpito tutti, tranne i giocatori della partita mandata a monte?

Sarà il caso di creare nuove situazioni di lavoro, sia pur a tempo determinato?

Se è questo che volete, questo proporremo: a tempo debito, s’intende!