Di Ouday Ramadan
RICORDO DI FEBBRAIO 2016
Premessa. – Il mio rientro dalla Siria coincide con lo sblocco di Facebook del mio profilo. Ormai, questo profilo è un bersaglio di segnalazioni. Gli amici che vorranno ancora sentire le baggianate che sparo, potranno farlo chiedendomi il contatto su questo profilo Ouday Detto Soso Ramadan. Io ho provato a farlo, ma la direzione democratica di facebook mi dice che ho effettuato un esagerato numero di richieste di amicizia, pertanto non potrò più chiedere. Al di là della censura, finché dura farà verdura, come si dice a Pisa. Nel chiedere scusa per non avere risposto agli amici, vorrei precisare che me lo hanno impedito.
Inizio con questo episodio avvenuto a Fiumicino ieri. Appena sbarcato all’aeroporto di Roma, vengo avvicinato da due giovincelli in borghese. Uno dei due mi mostra il suo tesserino da sbirro delle Fiamme Gialle e in un inglese romanesco mi dice: “Passport, please”. Io gli rispondo: “Eh???”, Lui ripete: “Passport please!” E io: “Vuoi il passaporto”” Allora lui: “Ma perché parla italiano?” Io: “Ogni tanto ci provo.” Mi chiede: “Ha dell’alcool nella borsa?” Gli rispondo: “La mia religione me lo proibisce. Sono musulmano e la prego, nel caso dovesse trovarne, non lo divulghi, se no mi toccherebbero le 80 frustate dello Stato Islamico – Isis.”
Il finanziere mi guarda piuttosto sconcertato, non sa bene come interpretare le mie parole.
Prosegue: “Ha delle stecche di sigarette nella valigia?” Io : “Di solito ne compro cinque o sei stecche, a Beirut costano dieci dollari l’una, capirà, lo farebbe anche lei. Ma stavolta, con questa febbre alta che ho, le è andata male, perché me ne sono dimenticato.” Mi dice: “Ah, allora lei era a Beirut! E quanto ci è stato?” Io: “Ho pernottato solo una notte.” Lui: “E prima dov’era?”
Io: “Lei non ci crederà, ma ero nella Siria degli Assad, la Damasco della Resistenza.” Lui: “E cosa ci faceva lì?” Io: “Ho portato la mia solidarietà, e quella dei tanti italiani che erano con me, al legittimo Presidente Bashar Al Assad, e all’Eroico Esercito Arabo Siriano. Devo considerarmi in stato di arresto?” Sorride, a quel punto, e mi dice: “Devo confessarle una cosa. La stragrande maggioranza di noi delle Forze dell’Ordine, e dell’Esercito Italiano, sappia che è con voi, anche se non può dirlo. Può andare. Arrivederci.”
Ho molte cose da raccontare di questo viaggio. Molti saranno sorpresi, ma tempo al tempo.
Ben ritrovati a tutti.