Di Mario Ricca
Da Oggi Propendo Definitivamente Per Il Secondo
Avrei potuto attendere il tempo necessario per metabolizzare e razionalizzare quanto appena letto, Due settimane in carcere da innocente: “Un incubo, senza la libertà non hai più niente” » Ultime notizie da Foggia e dalla Provincia di Foggia, ma il mio disgusto, lo voglio scatarrare adesso.
Chi mi ha educato ha sempre detto che non bisogna mai generalizzare, che in tutti i settori, in tutti i posti c’è buono e cattivo, bene e male.
Ma io sono ignorante, da ignorante reagisco, voglio fare di tutta l’erba un fascio e dopo aver letto quanto sottoposto a te nel link che correda questo delirio, sono dell’avviso che per colpa dei cattivi, debbano pagare anche i buoni nell’ambito del segmento “giustizia”, insomma: per il peccatore patisce il giusto, posto che in certe realtà vi sia chi è giusto.
Se anche chi conduce un’esistenza ineccepibile sotto l’aspetto perlomeno della legalità, in questo Paese rischia di dover avere la vita rovinata, per colpa della subalternità alla spada di Damocle della mediocrità, ovvero dell’incapacità di certa gente (di ogni ordine e grado) di compiere ciò che il proprio ufficio impone, pur venendo più che lautamente retribuita, a che serve mantenere una condotta impeccabile?
Bene fa chi delinque, almeno se beccato, non si dovrà fare nelle patrie galere il sangue amaro per l’ingiustizia subita.
Da notare nell’articolo, da un lato lo spaccato di umanità che vede, da parte di detenuti che a differenza del protagonista di questa drammatica vicenda non si faranno forse il sangue amaro per le ingiustizie subite, ma che si sono fatti in quattro per rendere il più vivibile possibile la permanenza del cittadino termolese, (anonimo ed ennesimo novello Enzo Tortora), all’interno del covo dove il Nostro è stato segregato dai suoi sequestratori autorizzati, ai quali auguro una motivata e soprattutto lunghissima detenzione all’interno di strutture ospedaliere “rieducative” di cinese o sovietica memoria, dall’altro, alcune domande poste al malcapitato irritanti più dell’arroganza di quella che la società detta civile si ostina a chiamare giustizia, domande che avrebbero meritato risposte tutt’altro che educate.
Ciò, per non parlare dello scrivere denigratorio, imposto alla pubblica opinione, da chi, vigliacco, si trincera dietro l’ufficialità delle informazioni ricevute, senza voler o saper fare il lavoro d’indagine che ogni Giornalista con la G maiuscola sa fare e fa, magari in nome e per conto di chi, ristretto in carcere, non può rispondere o difendersi.