Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), Di Emilio Venditti
Riflettere, Mettendoci La Faccia
Nei giorni scorsi, su questo sito si è discusso del problema “referendum sull’acqua”, tralasciando il problema contingente: “acquisizione dei locali municipali”.
Ricorderai la riflessione proposta da Angela Testa, secondo cui non era stato possibile accedere all’auditorium, causa l’esosità delle richieste municipali.
In un primo tempo, avevo deciso di non indagare sul problema, poi, spinto un pò dalla curiosità, un pò da alcune osservazioni fatte da miei amici in un paio di distinte discussioni, ho pensato di portare in trasparenza il problema stesso, nella segreta speranza di smuovere le acque e creare un pò di volontà di riflettere, non tanto in Te che mi leggi, quanto nella maggior parte dei gambatesani che, normalmente dormono sonni tranquilli, salvo, in caso di personale necessità, risvegliarsi bruscamente per cominciare a frignare come bambini capricciosi, evitando però accuratamente di andare alle origini di un simile problema.
Così pensando, ieri mattina, poco prima di andare a Messa, ho interpellato il nostro Sindaco in maniera non proprio diplomatica.
Contrariamente a qualche altra volta però, mi sono trovato di fronte ad una persona assolutamente disponibile che, con una rapidità degna di Speedy gonzales, alle dieci e mezza di ieri, domenica mattina, è venuto ad aprire il portone del municipio e, non senza qualche difficoltà, a cercare il motivo cardine con il quale poter esaudire la mia curiosità.
Delibera N° 77, del 23 maggio 2008
Mentre il Nostro cercava la delibera che ti ho appena proposto di scaricare, mi sono permesso di continuare la discussione per chiedere le ragioni che hanno costretto l’amministrazione municipale ad arrivare a tanto.
Il Nostro, in modo pacato e, a mio avviso, perfettamente condivisibile, ha incentrata la sua risposta sulla maleducazione imperante a Gambatesa, in particolar modo quando si gestisce materiale e altri beni, non di proprietà e soprattutto senza l’adeguato corrispondere di una contropartita.
Stando a quanto detto da Emilio, “se si è dovuti arrivare ad imporre una cifra ed una cauzione, è per la volontà di non voler considerare i beni di tutti, anche come beni propri, quindi, da rispettare a pieno titolo”.
In particolare, per ciò che riguarda i beni immobili di proprietà municipale, sembrerebbe che prima dell’attuazione della delibera 77/2008, chi ne acquisisse il momentaneo uso, poi, restituisse quanto consegnato, in maniera indecentemente irrispettosa del bene stesso.
Si è parlato di locali restituiti sporchi e fatti segno da atti vandalici, come se, chissà con quale diritto, a chiunque fosse possibile disprezzare i beni comunali, proprio perché tali.
Insomma:
Per il peccatore patisce il giusto.
Nulla questio in merito, (sempreché sia solo questa la reale motivazione), visto che in prima persona posso testimoniare del fatto che i beni della Pro Loco, se non “presi in prestito a tempo indeterminato”, sono stati restituiti guasti e comunque non nello stato in cui erano stati prelevati.
Come già detto in altri articoli, mi è capitato di dover riparare l’impianto d’amplificazione della Pro Loco di Gambatesa per ben due volte e, da quel che ne sò, al momento, lo stesso impianto risulta inutilizzabile.
Ben vengano quindi, forme di regolamentazione a difesa dei beni di tutti.
Acquisito il documento di cui sopra e dopo aver fatto il mio “Cristiano Dovere”, uscendo dalla chiesa con lo Spirito rinfrancato, come ogni domenica, ho pensato di rinfrancare allo stesso modo l’altro spirito, per cui mi sono recato al bar Pallons per l’aperitivo.
Qui, stranamente per l’ora, ho incontrato Franco “la volpe” che, sentito il discutere in merito alla delibera da me acquisita, ha pensato di ricordarmi che quella, era solo una delle delibere prodotte nel tempo, in merito al problema “beni municipali” e che altre delibere simili, a Gambatesa erano state promulgate durante gli anni novanta, vale a dire quando il Nostro era consigliere municipale.
Preso atto anche di quanto detto dalla Volpe, non mi restava altro da fare che preparare questa mia riflessione, e, (magari poteva esser utile), consegnare ad Angela la copia della delibera in questione.
Per quanto riguarda il primo punto, sto scrivendo solo oggi che è lunedì, per ragioni che esulando dal tema non riferisco.
Toccando l’altra delle due argomentazioni, avendo trovata Angela ieri sera, come previsto le ho consegnata la copia della delibera, ma, come ogni tanto accade, sono arrivato secondo, avendo lei nel frattempo già provveduto alla stessa acquisizione.
Poco male, Tanto più che l’incontrarci è stata l’occasione per approfondire ancora meglio il tema.
Nel parlare, Angela mi ha posto di fronte ad un altro punto da esaminare.
A suo dire, sembrerebbe che nell’affittare l’auditorium, siano stati utilizzati due pesi e due misure.
A dire di Angela, non esisterebbe differenza alcuna fra manifestazioni e convegni e che, sia se politici che più propriamente culturali, gl’impegni stessi vadano catalogati secondo l’ultima delle due definizioni.
Io la penso in maniera diametralmente opposta, considerando la profonda differenza sussistente fra manifestazioni e convegni politici, e altro tipo di manifestazione o convegno.
La pregiudiziale, piuttosto, andrebbe preclusa visto quanto proposto dall’articolo tre comma uno della nostra Costituzione, per cui di fronte alla legge dovremmo essere tutti uguali.
Lascio alla tua intelligenza il prosieguo del dipanare la matassa.
Ad Angela, mi sono permesso di consigliare quanto segue.
Posto che sia vero quanto da lei denunciato, sarà il caso di acquisire le prove dell’eventuale uso gratuito dei locali oggetto di questo scrivere e, dopo averle proposte in discussione alle autorità municipali, in caso di riscontro di abusi non giustificati ne giustificabili, procedere secondo le modalità previste dai codici civile e penale per ottenere ristoro.
Al di là di ciò, mi preme rimarcare il fatto che se si arriva a simili delibere, ciò è dovuto all’immaturità di chi, avendo in gestione cose non sue, ovvero non solo sue, pensa di poterne disprezzare il valore, a dispetto del successivo altrui uso.
Questa è civiltà?