Di Luca Giordano
L’undici gennaio millenovecentonovantanove moriva Fabrizio De André.
Il poeta degli ultimi, uomo dalla sensibilità innata capace di dar voce a quella parte di società destinata a rimanere nel buio dell’indifferenza degli altri. Così De Andrè “buttava in faccia” al grande pubblico canzoni dai protagonisti dalle vite complesse e certamente non dotati di superpoteri.
Poco apprezzato dalla critica del tempo che lo riteneva immorale, (forse) disorientata a quel nuovo modo di far musica, De André fu portato al successo da Mina, che cantò una sua canzone ( la canzone di Marinella) in quella televisione in bianco e nero che era ancora ignara dei versi di quel giovane cantautore genovese. Poi i successi con “Bocca di rosa”, “La canzone dell’amore perduto” e ” La guerra di Piero” che non perderanno mai la loro autenticità.
Epocale fu una scritta di un manifesto al suo funerale che diceva:
“Faber con te se ne va la primavera”.