Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Giacinta Venditti, (Di Repertorio Di Salvatore Di Maria) E Presa Da Internet Da “Il Segreto Di Pulcinella”
Lo Sfogo Di Chi Ne Sa
Gli alibi spesso sono più dannosi dell’ignoranza fatta politica. Detto qui lo scorso dieci dicembre e qui quattro giorni dopo di com’è stato ridotto il castello di Gambatesa e considerato che al momento da chi gestisce la titolarità del maniero locale e dei monumenti moli-sani in genere questa testata non ha ricevuta alcuna risposta per dirimere la questione, chi scrive, utilizzando la tenacia che contraddistingue chi è alla ricerca della verità, ha innanzitutto consultato nuovamente il sito ufficiale dell’ente che si occupa della gestione del monumento gambatesano: (qui il collegamento ipertestuale alla pagina in questione), traendone il breve comunicato che segue:
“Castello di Capua – Gambatesa – Variazione orari di apertura gennaio 2022
PUBBLICATO IL 3 GENNAIO 2022
Si avvisa il gentile pubblico che, a causa di problemi tecnici, da martedì 4 gennaio 2022 e fino a tutto il 16 gennaio 2022 il Castello di capua di Gambatesa resterà chiuso. Ci scusiamo per il disagio.”
Poi la solita, burocratica presa per i fondelli dedicata innanzitutto ai turisti e comunque ad ogni abitante di Gambatesa che vuol bene al suo monumento senza per questo perseguire secondi fini:
“Si comunica che quest’Istituto s’impegna per offrire al pubblico un orario di visita quanto più esteso possibile, nel rispetto dei criteri per l’apertura al pubblico, la vigilanza e la sicurezza dei musei e dei luoghi della cultura statali previsti dal D.M. del 30 giugno 2016, in attesa che vengano espletate le previste procedure concorsuali finalizzate al superamento delle attuali carenze organiche e al conseguente incremento del personale in servizio.
Ministero della Cultura
Direzione Generale Musei
Direzione regionale musei Molise”. Devono infatti assumere gente che aiuti già i presenti a reggere gli ombrelli quando piove perché l’opera d’imbarbarimento di questi ultimi cinquant’anni, è stata più efficace dell’abbandono secolare imposto dalla privata trascuratezza. I virgolettati non dovrebbero aver bisogno di ulteriori commenti.
Va invece registrato l’amaro sfogo dell’Architetto Franco Valente, (nome nomen), che del castello di Capua conosce praticamente ogni pietra e purtroppo ogni modalità ben riuscita per la distruzione di un pozzo di petrolio annacquato da gente che pensava di berlo ed ubriacarvisi a proprio uso e consumo. Ecco le parole di Franco che è davvero un onore avere come amico:
“PERCHE’ IL MINISTRO PER I BENI CULTURALI UTILIZZA I SUOI FUNZIONARI PER MORTIFICARE GLI ARCHEOLOGI DEL MOLISE?
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Con la connivenza dell’Università del Molise che non spende una sola parola per difendere le centinaia di famiglie che hanno sostenuto spese imponenti per assicurare la laurea in archeologia e conservazione dei beni culturali ai propri figli.
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Per non parlare della Regione Molise che spende centinaia di migliaia di euro per finanziare improbabili campagne per il lancio di aree archeologiche perennemente chiuse al pubblico o comunque tenute in uno stato di deplorevole abbandono.
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In questi giorni sta circolando su Facebook un accorato grido di allarme da parte di Federica Fasano che è conosciutissima da noi tutti che amiamo l’archeologia del Molise per essere una delle più accreditate animatrici dell’accoglienza turistica nelle aree archeologiche regionali.
Non è l’unica. Fa parte di un drappello di professioniste (al femminile perché sono quasi tutte donne) che da una decina di anni hanno scommesso in un settore che, senza la loro presenza, sarebbe allo sbando.
Ebbene Federica Fasano, indomita guerriera, ha lanciato la sfida al più coriaceo degli animali ministeriali denunziando i maltrattamenti che subiscono tutti coloro che non si sottomettono alle leggi del ruffianesimo per garantirsi il diritto a prestare un servizio culturale che i boiardi dello Stato, molto spesso assunti con bandi straordinari, prodotti da leggi straordinarie, non sono in grado di fornire.
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Come in tutti gli allevamenti anche nel Ministero per i Beni Culturali accanto ad ottime pecore vi sono pure quelle nere.
Anche nel Molise.
La struttura periferica del Ministero per i Beni Culturali sta in mano a una congregazione di funzionari che in alcuni casi hanno il dono dell’ubiquità con duplicazioni di incarichi che si dividono tra Roma e Campobasso senza veruna possibilità per i cittadini di capire cosa facciano dalla mattina alla sera.
La storiella che manca il personale è un comodo artifizio per giustificare una disorganizzazione strutturale.
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Se non ci fossero le Federiche Fasano e le sue colleghe la Soprintendenza del Molise potrebbe chiudere bottega.
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Quando Adriano La Regina era Soprintendente ai Fori Imperiali (sono passati vari lustri) portava la Soprintendenza del Molise come esempio fulgido di correttezza gestionale.
La Regina vantava la Soprintendenza del Molise come l’unico organo periferico del ministero dove comandava un solo Soprintendente.
L’esatto contrario di come è strutturata oggi la Soprintendenza con una miriade di piccole baronie che servono sostanzialmente a garantire prima di tutto la propria autoconservazione.
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Il castello di Gambatesa è chiuso mentre gli affreschi, i più importanti del Cinquecento nel Regno di Napoli, stanno crollando.
Al Castello di Bagnoli del Trigno non si può entrare perché le porte si sono gonfiate e non si capisce a che serve il suo discutibile e incompleto restauro.
Il Castello di Civitacampomarano è chiuso e per visitarlo ci si deve raccomandare ad alcuni volontari che, a spese proprie, sostituiscono i ministeriali che sono troppo impegnati tra le scartoffie.
L’area archeologica di Casalpiano a Morrone del Sannio è interdetta al pubblico e il vicino Convento di S. Onofrio sta crollando.
Gli affreschi di S. Michele a Roccaravindola stanno esplodendo per l’assurdità dell’inutile ferraglia che li sovrasta.
Il convento di S. Martino in Pensilis da anni è miseramente abbandonato al suo destino.
I lavori di valorizzazione turistica del Verlascio di Venafro sono finiti dal 24 maggio dell’anno scorso ma gli impianti audiovisivi sono inutilizzabili e interdetti alle associazioni turistiche e culturali.
Centoventimila volumi vanno alla malora nella biblioteca Albino di Campobasso di cui si sono perse le chiavi e i finanziamenti.
Cinquecentomila euro sono stati spesi per le attrezzature audiovisive che potrebbero accogliere centinaia di gruppi scolastici ogni giorno nel teatro di Sepino, ma non si sa chi deve aprirlo.
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Non metto il dito sulla piaga di S. Vincenzo al Volturno, massacrato dagli archeologi zappatori (con la connivenza di chi dovrebbe sorvegliare) e da una gestione scellerata dei percorsi di visita. Adesso in quell’area si stanno per buttare due milioni di euro per un appalto che non potrà mai iniziare perché le aree non sono mai state espropriate dal Ministero.
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Il teatro di Venafro sta letteralmente crollando nell’indifferenza dei responsabili della sua gestione. Non si sa manco a chi chiedere le chiavi.
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Fanno eccezione il Castello di Venafro, il Museo di S. Chiara e il Paleolitico di Isernia dove all’assenza dello Stato fa fronte la buona volontà dei responsabili.
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Orbene mentre il transatlantico ministeriale affonda inesorabilmente, c’è chi si permette di offendere la dignità di pazienti professionisti che hanno dato e continuano a dare il sangue per garantire ai baronetti di sopravvivere.
Purtroppo nel Titanic ministeriale fanno finta di non sapere che nei confronti dei baronetti che si comportano male andrebbero adottate le necessarie sanzioni disciplinari.”
Sarà Il Caso Di Tornare A Passate Gestioni Anche Politiche?