Di Vittorio Venditti
Non Sempre La ‘Sapienza’ E’ Tale
Il ‘dire comune’, soprattutto in nazioni regredite come l’Italia, (meglio quando si tratta di regioni che arrivano al punto di ‘non esistere’), prevede che determinate categorie di persone cui Cristo ha voluto dare la Croce, debbano comportarsi secondo stereotipi che ad esempio prevedono per i ciechi il doversi acculturare leggendo, ma mai scrivendo: per carità!
L’agire appena richiamato e che proviene dalla bocca di chi quei libri non sa nemmeno cosa siano perché diversamente avrebbe altro di cui discutere, cozza frontalmente con il totale menefreghismo di coloro che quei testi li producono e li immettono sul mercato. Le case editrici d’ogni dove, ritengono che produrre un volume che possa venir letto dai non vedenti sia oltremodo dispendioso e per questo, letteralmente fuori mercato. Consta oggigiorno al vostro cronista, quando chiede se un libro, un giornale o comunque una pubblicazione in genere, (magari trattanti argomenti che riguardano direttamente chi vive nel mondo del deficit fisico-sensoriale), gode della produzione parallela in formato elettronico, il sentirsi rispondere da chi interloquisce con lui che ‘purtroppo no: non ci avevamo pensato e comunque poi bisogna vedere se si vende…’, evidentemente senza tener minimamente conto di quanto descritto di seguito.
Un discorso simile, poteva valere finché per leggere, ciò che l’ambiente di chi scrive ironicamente definisce ‘la ciecheria’,, utilizzava l’ormai desueto braille, strumento che è stato soppiantato dal più versatile circuito informatico che arriva quasi a mettere alla pari i ‘ciecastri’ con i cosiddetti normodotati. Peccato però che il moralismo spicciolo, (non certo Dio Mercato), sia così ‘cieco’ da non vedere la soluzione che per altro è già sotto gli occhi di chi quella vista ce l’ha e la sa anche ben utilizzare: esistono diverse modalità di lettura che ormai non hanno più nemmeno bisogno di ‘approfittare’ del terzo settore per raggiungere lo scopo. Il vostro articolista, quando ha ‘studiato’, ha avuto bisogno di chi gli ha letti e registrati i testi; per scrivere ha utilizzata una normale macchina dattilografica portatile, per esser chiari: una simile a quella che il grande Indro Montanelli e tanti Giornalisti con la G maiuscola hanno avuta per compagna di lavoro. Oggi, i vari pacchetti software, più o meno gratuiti, più o meno costosi, permettono la comunicazione in ambo i sensi, facendolo in maniera pressoché gratuita se non si tiene conto di quanto va speso in termini di sviluppo dei programmi in questione, presenti in ogni luogo ove si possa reperire un computer. La prima conseguenza di ciò, è che ogni pubblicazione, una volta stampata per mezzo di linotype viene attualmente prodotta mediante questi programmi e poi inviata alle stampe cartacee. Se dunque prima si è parlato di ‘ciecità’, qualificando il comportamento delle case editrici o di chiunque vende comunicazione, tal mancanza di volontà d’osservazione va ‘vista’ nel non considerare che produrre in parallelo un testo e venderlo in formato elettronico, non solo è più ecologico perché si risparmia carta, ma è decisamente più economico, dovendo vendere quanto viene costruito per poi venir stampato, senza bisogno di soddisfare quest’ultimo passaggio, obiettivo da raggiungere volendo scrivere in nero su bianco o in braille.
E’ Il Caso Di Confidare Per tal Rinsavire In Una Grazia Di Atena O Minerva Che Dir Si Voglia?