Di Luca Giordano
A distanza di due anni dall’ultima assegnazione, (causa pandemia) torna il Pallone d’Oro, che ieri sera è andato ancora una volta(la settima) nelle mani del fenomeno argentino Lionel Messi.
Eppure, questo riconoscimento che è nato a metà del secolo scorso aveva regole di assegnazione ben diverse da quelle che conosciamo oggi.
Il pallone d’oro è un prestigioso premio assegnato al calciatore che più si è distinto nell’anno solare, in termini di prestazioni, carriera, sportività e carisma. Il pallone d’oro ( o per meglio dire ballon d’oro) è stato istituito nel ’56 dalla rivista France Footbal con l’intento di eleggere il miglior giocatore europeo dell’anno, attraverso i voti della stampa specializzata: il primo a vincerlo è stato l’inglese Stanley Matthers del Blakpool.
Dalla sua creazione fino al ’94, il regolamento imponeva che lo sportivo vincitore dovesse essere di nazionalità europea, fatta eccezione per gli argentini Di Stefano e Sivori, vittoriosi rispettivamente da spagnolo essendo giocatore del Real Madrid il primo e da italiano per la Juve il secondo. Nel corso dei decenni, il pallone d’oro è diventato sempre più il premio individuale più ambito nella disciplina.
Emergono grazie alle loro tre vittorie i nomi di Cruyff, Van Basten e Platini.
Mentre gli italiani a vincere il premio sono stati Rivera nel 69, Paolo Rossi 82 (fresco di vittoria mondiale), Roberto Baggio e Fabio Cannavaro (capitano dell’ultima nazionale vincente ai campionati mondiali) .
L’ultimo decennio ha due re incontrastati: Leo Messi (7 palloni d’oro) e Cristiano Ronaldo (5), che stanno segnando una loro vera e propria epoca calcistica.