Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), Di Mario Ricca
Lassa Fa A Maronna!
Lo scorso undici luglio, nel trentennale del viaggio che feci a Lourdes, (Ricordi Di Un Viaggio), fra l’altro scrissi che avevo compreso il motivo del mio deficit e che ringraziavo la Madonna per avermi restituita la serenità, facendomi comprendere quella ragione.
Ieri, mentre con l’amico Mario discutevamo del più e del meno, anche in relazione alle divergenze delle quali hai potuto leggere, ecco una notizia che si presenta come un fulmine a ciel sereno.
Ascoltando il notiziario delle quattordici di Tele Molise, riceviamo quella che potrebbe essere una bella notizia, che in seguito, su mia sollecitazione, quasi imposizione, devo dire dal mio amico e collaboratore volentieri accettata, Mario ritrova in quest’articolo:
Un dispositivo per i non vedenti, l’invenzione si presenta ad Isernia.
Sarebbe la svolta!
Noi ovviamente ci tratteniamo dallo sganasciarci dalle risate, visto che se la cosa risulti plausibile per gli ipovedenti, diventa un po’ più impervia per chi non ha neanche la possibilità di vedere la luce.
Come si fa a riaccendere una retina?
Posto che sia possibile, come si fa ad ottenere un simile risultato senza invadere l’interno dell’occhio?
Che immagine darebbe all’esterno e per i “normali”, la vista di una o due sonde che entrerebbero nella carne viva?
Se fosse plausibile quanto appena detto:
Come si dovrebbe fare, sera per sera, per togliersi questo portentoso apparato ed andare a dormire tranquilli?
E al contrario: il mattino successivo, come reindossarlo?
Come accetterebbe una cosa simile chi vive con il portatore di simile apparato se si dovesse arrivare a comportarsi peggio di chi al posto degli occhi ha una protesi e deve espellerla dal cavo oculare sera per sera per ragioni infettive?
Potrebbe trattarsi di sonde wireless?
E se sì, dove verrebbe posto (senza intervento chirurgico l’altro ricetrasmettitore che ovviamente dovrebbe portare il segnale al nervo ottico, posto che questo, magari inutilizzato da tanto tempo, non si sia nel frattempo atrofizzato?
Come (eventualmente) i due segnali interconnessi verrebbero protetti e filtrati da disturbi (involontari o meno) proposti momento per momento dall’etere?
Cos’è stato mostrato nelle immagini trasmesse da Tele Molise, in merito a questo sistema di comunicazione fra occhio artificiale ed occhio non o parzialmente funzionante?
Come si può riattivare una retina devastata da trenta o quarant’anni, senza l’aiuto di Dio, senza l’intercessione della Madonna e le preghiere, (molte, ma molte preghiere!), impetranti di Padre Pio, o per chi non crede: del destino?
Ed infine: Quale giornale avrà il coraggio di riprendere quanto sto scrivendo?
Vediamo chi accetta la sfida!
Questa farneticazione, di primo acchito, sembrerebbe un dissacrare bello e buono e forse qualche ben pensante in servizio attivo si potrebbe pure offendere.
La cosa purtroppo è seria!
Talmente seria che gli offesi si possono annoverare fra coloro che di un dispositivo del genere avrebbero bisogno come e più del pane.
Io non sono un medico luminare, ma sono un cieco assoluto.
Ne lo nascondo, ne me ne vergogno, soprattutto per il fatto che ho subito quasi cinquanta interventi chirurgici, a partire dal millenovecento sessantasei, e fino al millenovecento settantaquattro, quando un “fesso”, tal Giovanbattista Bietti, dovette dichiarare la propria impotenza di fronte alla volontà di Dio.
Così, come non mi vergogno di dire che ho studiato e continuo a studiare sulla mia pelle gli effetti di tale disagio, sicuramente meglio di chi, per lavoro o altri interessi meno nobili, lo fa, permettendosi di dire: “Ti capisco”, grazie a Dio, non potendo capire, perché non dovendo patire.
Ecco perché mi auguro che l’enfasi con la quale viene presentata la manifestazione che si terrà ad Isernia oggi e domani, serva esclusivamente allo scopo di raccogliere fondi per chi li richiede, tenendo in secondo piano la credulità popolare ed evitando facili illusioni, seguite da cocenti delusioni per chi, magari a mal in cuore, si è adattato a vivere una vita limitata, ma comunque vita.
Se poi “O Miracolo” è lì da venire, sappi, tu che hai la pazienza di leggermi, che per avere quel dispositivo portentoso, sarei disposto a pagare qualsiasi cifra e, a differenza di gente che ci vede e riceve assegno d’assistenza ed indennità d’accompagnamento, sarei disposto a restituire quanto mi viene dato.
Sta a vedere che potrò cominciare seriamente e scientificamente a delinquere!
Chissà che ne pensa la guardia di finanza di Campobasso!
Chi gira il messaggio a costoro?