Di Ouday Ramadan
IL FALSO STORICO DEGLI ISLAMISTI E DEI FALLACIANI
Personalmente capisco la levata di scudi contro l’Islam, alla quale si assiste in Occidente nell’ultimo periodo. Tuttavia la dottrina islamica che è giunta fino a noi, non è altro che giustappunto una dottrina elaborata dopo la morte del Profeta Muhammad dal potere vigente che ebbe, fin dagli albori, l’intento di giustificare, mantenere in essere ed espandere proprio quel potere.
Pur di giustificare ogni nefandezza, sono stati attribuiti al Profeta comportamenti e azioni che egli non compì mai, ma che furono normali per la società dell’epoca. Una società, quella di allora, fondata sulla violenza, la predazione e l’aggressione. Non esisteva alcuno “stato di diritto”. Vigeva la legge del più forte e le persone, soprattutto quelle più deboli come le donne e i bambini, potevano passare da una mano all’altra come semplici oggetti. Muhammad fu un vero e proprio organizzatore ed amministratore di Stato, contro la società tribale allora vigente.
Allora come oggi, esistevano gli scribacchini alla Saviano, asserviti al potere (dai più considerati assolutamente affidabili), penne che narravano storie false sulla vita del Profeta. Storie false ma utili al potere. Vi faccio un semplice esempio che riguarda il più orrendo dei crimini, ovvero la pedofilia. Ancora adesso in molti Stati islamici e in tante scuole figlie di questa religione, viene tollerata e addirittura giustificata la pedofilia, così come il matrimonio al quale vengono assoggettate le bambine, sostenendo che il Profeta avrebbe sposata la moglie Aisha quando lei aveva nove anni. Niente di più falso. Dall’analisi dei testi storici, risulta che il Profeta sposò la Signora Aisha nel primo anno dell’Higra (immigrazione del Profeta). La signora Aisha morì alla veneranda età di ottantadue anni, nel sessantesimo anno dall’Hijra. Se ne deduce che la signora Aisha aveva ventun anni quando si sposò. Era decisamente maggiorenne, non certo una bambina.
Quando si parla di fonti islamiche, non viene mai citato l’Imam Ali Ibn Abi Taleb, il quale è stato riconosciuto dall’Unesco , nel duemilaquattro, come Capo di Stato il cui governo fu esempio di Giustizia Sociale, uomo, Ali Ibn Abi Taleb, a sua volta campione di eloquenza, coraggio e generosità. Non si citano Averroè, AlFarabi, AlKindi ed Avicene, la maggior parte trucidati dal potere politico allora vigente. Gli stessi componenti della Famiglia del Profeta furono perseguitati, uccisi, trucidati; non si salvarono neanche i neonati, per dodici generazioni.
Se si crede al Saviano di turno, si finisce per odiare e colpevolizzare le vittime, anziché i carnefici.