Di Mario Ricca
La Setta A Cinque Stelle
Il popolino del web, quello per il quale tutto quanto propinato dalla rete è vangelo, quello stesso popolino caduto nella rete del puparo che risolverà tutti i problemi del Paese: il “SantoGriil”… il popolino del web, plagiato con assoluta e geniale maestria, caduto in una trappola magistralmente ordita dal puparo e dal Mullah Casaleggio, la cui lotta integralista raccoglie adepti e il verbo viene diffuso come fosse una religione.
La Religione della Noosfera, che suonerà anche un po’ macabro, come Nosferatu, ma, secondo la definizione di Lanier, è «il cervello collettivo formato dalla somma di tutti gli individui connessi a Internet».
Insomma, c’è il famoso «popolo della Rete», la folla che, celandosi dietro l’anonimato e lo pseudonimato, credendosi libera ed essendo invece schiava (del totalitarismo cibernetico, del «maoismo digitale»), «posta» i propri commenti sul blog del Grillo, che così diventa il Nuovo Oracolo di Delfi, l’Intelligenza e la Coscienza Collettiva, il Testo Sacro, anzi, l’Unico Testo Sacro.
Come in una teocrazia medioevale.
Come in Iran.
E come in una teocrazia, cassa i commenti sgraditi e scomunica gli eretici.
E, come succede anche su tutti gli altri blog nei quali si cerca di parlottare di politica, anche locale, blog dov’è permesso a chiunque postare commenti, dove si pensa di poter scrivere liberamente, ma…, fa largo ricorso ai fake (utenti dalla falsa identità che orientano la discussione), ai troll (utenti che intervengono per provocare gli interlocutori o avvelenare il dibattito) e agli influencer (utenti che appunto influenzano gli altri).
Il funzionamento di questo meccanismo è ben spiegato proprio da Davide Casaleggio in «Tu sei rete», un manuale pubblicato nel 2008 che va letto con attenzione se si vuol capire di che cosa stiamo parlando.
Qui, la teorizzazione delle regole dell’e-commerce e la visione della Rete come Intelligenza Collettiva applicate al «prodotto» politico fanno impallidire tutti i discorsi sulla capacità di persuasione, occulta e non, delle tv commerciali.
Qui, ciò che conta è saper innescare il viral marketing, il messaggio contagioso che attraverso gli influencer e i fake deve raggiungere le persone.
Qui, ciò che conta è il tipping point, «il momento in cui l’innovazione inizia a essere adottata dalla massa:
E’ questo il momento in cui tutto cambia».
Qui, ciò che conta è poter dire alla fine: zitti tutti, lo ha detto la Rete.
La fonte di democrazia suprema.
Poco importa se poi quella Rete non esiste e quella che viene spacciata per iperdemocrazia dal basso è una democrazia rovesciata, cioè una illusione di democrazia, che procede dall’alto verso il basso, come il «centralismo democratico» dei partiti comunisti, (il comitato centrale nominava la direzione e questa i membri dell’assemblea, anziché il contrario).
Poco importa, infine, se l’intera realtà e quindi anche gli esseri umani sono considerati soltanto un unico, grande sistema informativo, una Rete di reti – questo il nuovo dogma – in cui ciò che rileva sono i numeri, la folla, anzi l’ideologia della folla, disancorata dalla realtà reale perché ormai completamente e fideisticamente immersa in quella virtuale.
Questo, è quanto in parte trasmesso in un interessantissimo servizio di Alessandro Sortino, andato in onda giovedì scorso nella trasmissione piazza pulita, programma di la7 condotto da Corrado Formigli.
Dimostra se mai ce ne fosse stato bisogno, che tutto è manipolabile e la rete, piaccia o no a chi la decanta come portatrice di verità e espressione di libertà, non si può esimere da questa regola.
In definitiva:
La rivisitazione in chiave moderna dell’indottrinamento imposto da Joseph Goebbels.