Di Vittorio Venditti
Anche La Chiesa Si Relativizza?
La modernizzazione indiscriminata ed il voler essere a tutti i costi al passo con i tempi, ormai non risparmiano più neppure i massimi baluardi dell’assolutismo e della Fede.
Ieri, mentre lavoravo, (e per ciò spero di aver sentito male), ascoltando il giornale radio del molise trasmesso alle dodici e dieci da Radio Rai Uno, ho sentita una notizia che mi ha lasciato senza parole.
Di che si trattava?
Sembrerebbe che sia venuta allo scoperto una strana idea:
Celebrare la Messa nei centri commerciali.
Di per sè non ci sarebbe nulla di male, pensando che sia pur in condizioni diametralmente opposte, durante la seconda guerra mondiale, nei campi di concentramento creati dal regime nazzista, la Messa si è celebrata in condizioni di fortuna e di altissimo rischio di passare dalla Preghiera a Dio, direttamente al Suo cospetto.
Che dire poi delle celebrazioni clandestine che, prima al di là della cortina di ferro, oggi in paesi come la Cina, chi vuol avere un vero rapporto con il proprio Dio è obbligato a seguire?
Tutto ciò, per non tornare troppo indietro con i tempi ed abbandonarmi a parlare di quanto poteva accadere durante il periodo imperiale nell’antica roma dove, se preso in flagranza di reato, (vale a dire: se ti acchiappavano mentre pregavi Gesù Cristo), potevi alleggerire le spese dell’imperatore di turno, divenendo oggetto del proprio spettacolo e, se proprio ti andava male, assumere il ruolo di apportatore di salute ad altri membri dello stesso spettacolo, insomma: diventare cibo per le bestie feroci, con somma goduria per l’imperatore, i suoi dignitari e il popolo Bue.
Tornando ai giorni nostri.
La mia perplessità sta nel fatto che oggi le condizioni di privazione e di mancanza di libertà d’azione, se esistono, sono reali solo nella volontà personale, per cui, a mio modesto avviso, chi vuole, la domenica la può santificare indipendentemente dagli impegni personali, anzi, proprio per questo, il “fedele” può amministrare il proprio tempo, dando preminenza alla propria Fede, regolando i propri impegni in base a questa, solo per i giorni dedicati al Signore.
D’altra parte, abbiamo ottimi emulatori in merito se guardassimo al modo di pregare dei nostri concittadini di religione musulmana.
Costoro, anche se in terra per loro straniera, sanno di avere fra le cose principali da fare, il dover rivolgersi al proprio Dio, comunque lo si voglia chiamare, facendo ciò nei giusti momenti, ritagliati secondo il proprio Credo, sicuramente non messo in discussione.
Che dire degli ebrei?
Questi nostri “Fratelli maggiori”, (per dirla con Papa Giovanni Paolo II), anche durante la diaspora e comunque anche se fuori Israele, non hanno mai perso ne perdono una delle proprie tradizionali manifestazioni religiose.
Fosse il contrario, considerato che nei tempi antichi, o come dicono loro, “prima dell’Era volgare”, tutto veniva tramandato oralmente, se fosse l’esatto contrario non avremmo la fortuna di poter leggere la Bibbia.
Un altro punto che mi dà da pensare in merito è costituito dalla mancanza di concentrazione che si otterrebbe nell’ascoltare la Messa nei centri commerciali.
Te l’immagini se prima di cominciare la lettura di un’epistola o dello stesso Vangelo partisse uno di quei comunicati commerciali tanto in voga in tutti gl’ipermercati?
E se accadesse prima della distribuzione dell’Eucarestìa?
E se ci trovassimo di fronte un Celebrante vestito con un abito talare regolarmente sponsorizzato da qualche ditta… (non per essere dissacrante)… produttrice di beni utili ad evitare la procreazione involontaria?
E poi, al momento dell’offertorio, data la nostra offerta, ci verrebbe rilasciato uno scontrino contenente l’eventuale diritto di recesso entro sette giorni?
Mancherebbe solo l’Ostia sponsorizzata ed avremmo raggiunto il massimo del sacrilegio oltreché del ridicolo!
D’altra parte, (e scusa se subentra la mia naturale cattiveria), la Chiesa, maestra nella real politique, dovendo fare di necessità virtù, troverebbe il modo di far digerire a noi fedeli anche una simile presa di posizione.
Lo stanno già sperimentando a Baranello (C B), dove, (con il bene stare di Sua Eccellenza il Vescovo Mons. Giancarlo Maria Bregantini), si è deciso di abolire l’Eucarestìa durante le celebrazioni aventi per oggetto matrimoni, cresime e funerali.
Ti sembrerò all’antica, e se è così, considera questa la mia posizione, se dico che simili azioni, oltre a non essere moderne, abbassano il livello culturale proposto dalla Chiesa, così, come si è fatto dopo l’avvento in Italia delle radio-televisioni commerciali, per cui il cittadino che paga regolarmente quella tassa denominata “canone rai”, se prima aveva la possibilità di usufruire delle migliori trasmissioni di prosa ed altri alti livelli di cultura, oggi è costretto a sorbirsi continui starnazzamenti proposti da improbabili onorevoli e o senatori della repubblica, aventi per tema le mutande e la misura di reggiseno proposte da chi da sempre ha comandato il mondo:
Certe Donne…
Detto terra-terra:
Gli odierni masmedia hanno sostituite, (purtroppo solo in maniera virtuale), quelle “case” chiuse dopo l’entrata in vigore della legge Merlin.
Peccato però, che mentre lo spettacolo è diventato esclusivamente virtuale per i più e ordinario per chi può di più, l'”obolo” (il canone di cui sopra) è costituzionalmente uguale per tutti, almeno per coloro che, avendo altri problemi, non possono perdere tempo a non pagarlo, per poi dover arginare improbabili richieste di pagamenti o, peggio, processi scaturiti da quanto non pagato…
Onore al merito!
A chi riesce ad avvicinare simili arbitri della storia terrena.
Se non chiedo troppo però, per favore, lasciate a chi lo desideri, almeno la possibilità di continuare a credere in qualcosa di superiore, intesa nel vero senso della Parola.