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Calcio, Serie A. Libero Accesso Allo Stadio: Cosa Normale Per I Non Vedenti

Di Vittorio Venditti

Così Nascono Certe ‘Amicizie’

E’ una Legge non scritta, eppure rispettata: chi non vede, non solo entra negli stadi di calcio di serie A, ma lo fa anche con chi accompagna, in tribuna numerata e praticamente per forza. E’ quanto accaduto quasi per caso a chi scrive non oggi, ma nel lontano millenovecentottantuno.

Inter

Le domeniche spesso, soprattutto per i giovani, sono noiose nonostante in certi frangenti gli stessi avrebbero altro da fare, magari scambiarsi effusioni d’amore. La noia e l’inventiva portano a pensare di agire in tal senso in una curva di uno stadio importante come l’olimpico, durante la sfida delle squadre che seppur svogliatamente, distinguono i due ‘antagonisti’. Si decide di acquistare i due biglietti e puntuali si arriva alla curva di una delle due squadre, per l’occasione quella di casa, in onore e per rispetto della componente femminile del duo.

Giunti al varco, i due ‘prodi’ vengono inesorabilmente fermati dagli appositi gorilla messi ai cancelli per l’occasione perché Roma/Inter non è partita di poco conto, nemmeno dal punto di vista dell’ordine pubblico. A nulla valgono le insistenze di chi ha comunque acquistati i biglietti per la partita e per fare tutt’altro. Dopo una manciata di minuti e mentre gli spettatori affluiscono regolarmente, gli ‘stoppati’ vengono garbatamente invitati a seguire un signore in giacca e cravatta che permettendo ai due di passare per le segrete dello stadio, li fa giungere non presso un punto qualsiasi, ma direttamente in tribuna, quella ‘Monte Mario’ per la quale in tanti avrebbero data l’anima pur di poter entrare a prezzo di curva, concessa gratuitamente a chi, chiedendo lumi, si sente rispondere che “le società calcistiche hanno un occhio di riguardo per chi quegli occhi non li ha e permettono di osservare la partita anche a coloro che ne fanno la cronaca a chi non ha la fortuna di vedere, in tutta sicurezza e soprattutto in maniera tale che chi riceve lo faccia potendo ascoltare le parole di chi vede lo spettacolo”. Ma si è lì per ben altre ragioni…

Ringraziato chi ha provveduto come descritto, stupiti di tal trattamento, i due baldi giovinastri prendono posto e siccome la fortuna vuole che nelle immediate vicinanze le altre poltroncine fossero al momento libere, gli stessi iniziano a ‘commentare a modo loro’ quanto ancora non incomincia. Dalle due curve, dai distinti e dal resto dello stadio, nel frattempo iniziano i primi scambi d’insulti che di lì a poco porteranno a ben altro.

Di quella partita, chi scrive non ricorda più nulla perché il proposito anelato da chi avrebbe voluto entrare in curva prende il sopravvento. Tutto però finisce alla fine del primo tempo, complici i disordini che stanno infiammando lo stadio, non certo sportivamente. Via da quel marasma e salvi da botte e quant’altro di simile, i due giurano di non metter più piede in uno stadio di calcio, così come qualche tempo prima era accaduto per le discoteche.

Passa circa un anno ed il vostro cronista rientra definitivamente in Molise. Nuove ‘amicizie’ lo accolgono e lui, in un momento di debolezza, si lascia scappare il racconto di cui sopra. Arriva la proposta: “chissà se il Presidente del Campobasso calcio, Antonio Molinari, stando in serie B, permetterebbe qualcosa di simile…”. Neanche a dirlo, chi scrive, avendo come insegnante di chimica la sorella del suddetto presidente, chiede lumi in merito ed il giorno successivo arriva la risposta: “Certo che puoi entrare gratis allo stadio con chi ti accompagna! Bada però che dovrai andare esclusivamente nella tribuna numerata per esclusive ragioni di sicurezza!”, gioia infinita per la classe giovanile gambatesana, maschile e d’ispirazione ‘cattolica’ che non crede alle proprie orecchie: “ogni domenica nella quale il Campobasso gioca in casa si va allo stadio!”. Il vostro articolista, all’epoca per studiare non possedeva il computer perché questo non esisteva. Per poter avere la disponibilità dei libri, era necessario che qualcuno li leggesse e registrasse, con spese indescrivibili in surplus in termini di apparati di registrazione che dovevano essere per forza di cose sofisticati, da parte della famiglia di chi, pur di studiare, ha dovuto accettare ogni compromesso, compreso quello di far da ‘accompagnatore’ a chi voleva veder giocare il Campobasso da posizione privilegiata, facendolo secondo il dire comune sui campobassani per il quale ‘cambuasciane: larie de vocca, stritte de mane’, in sintesi gratis. Senza discutere, per ben tre anni, l’andazzo è questo. La cosa si spegne progressivamente, ma nei giorni scorsi, una reminiscenza improvvisa ha fatto sì che un locale, nonostante oggi certe ‘amicizie’ sono state opportunamente dissolte, ha pensato bene di chiedere: “Tu sei interista. E… se andassimo a Milano a vedere qualche incontro di alto livello?”. Va detto che il soggetto in questione sa bene che ai non vedenti è data la possibilità di dimezzare il prezzo del biglietto dei treni per sé e chi accompagna, cosa che si risolve normalmente nel pagamento di un unico tagliando opportunamente vidimato e per quieto vivere a carico di chi viene accompagnato. Nulla questio poi sulla fruizione dei mezzi pubblici locali, normalmente gratuiti per chi è oggi sotto il focus.

La Risposta?
Spiacente, ma non ho il Green Pass…