Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), De “Il Segreto Di Pulcinella”
(Foto), Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria E Stefano Venditti
Scappare Finché Possibile
A chi dice che ‘bisogna tornare a far politica’, a chi sostiene che ‘la politica è possibile basarla sull’onestà’ o meglio sulla ‘laboriosità’ ovvero l’applicazione della vera imprenditorialità, a tutti costoro, considerato il limite oggi fotografato, (basso livello che non prevede che risolti i propri capricci, per tener buono il popolino, sarebbe sufficiente governarlo come si fa con gli animali nella stalla del buon allevatore, magari mostrando le apposite lucciole per lanterne, alla stregua di posti anche italiani, dove si vive per davvero), va proposto in collegamento ipertestuale questo libello che gira insistentemente in Rete, documento redatto da tal ‘Livia Bonetti’, nome palesemente falso, anima che però dice quanto ‘Radio Fante’ sussurra da che Molise è Molise, (resoconto forse non vero, ma somigliante a ciò in maniera straordinaria), tant’è che “Il Segreto Di Pulcinella”, proprio perché non controllabile dal copasir, ha potuto inviarne copia a questo giornale che analizzando quanto pubblicato e non rimosso perché sarebbe il clamoroso ammettere che il contenuto dello scritto è realtà, ne trae le conseguenze riportate in fondo ed in sintesi nel sottotitolo, già applicate da molti, nonostante inutili, quanto rabberciati tentativi di arginarne gli effetti.
Ecco in foto solo i politici più citati nelle bibliografie di tutti i tempi, ma è chiaro anche a chi poco ha avuto a che fare o tutt’ora tratta di cultura che da quando l’uomo si è costituito in aggregati più o meno considerabili tali, passando per quanto accaduto a Sparta piuttosto che ad Atene o durante l’impero romano, per arrivare al medioevo, alla peggior parte del papato e tutto non è riferito solo a picchi di ‘alta politica’ come quella proposta dai Borgia, finendo ai giorni nostri senza aver disdegnata una capatina nel periodo della rivoluzione francese e di ciò che ne è derivato, (evitando di allargare l’orizzonte alla storia parallela dei bipedi di razza umana che hanno vissuto e popolano il resto delle terre emerse), i soggetti presentati sono solo l’apice di coloro che hanno agito nel tempo per dimostrare la veridicità di ciò che Gatien de Courtilz de Sandras ha sintetizzato come segue: “L’arte della politica. Il segreto di fare i propri affari e di impedire agli altri di fare i loro”, (
Va detto poi che fra questi soggetti, spicca la presenza di chi non ha i requisiti giusti per potersi offrire, ma possiede la quantità d’arroganza necessaria per tentare comunque di farsi strada. Questi personaggi di cattivo gusto, (non definibili ‘criminali’ perché il termine non si può utilizzare per etichettare i compagni di merende, ma si spreca su chi è in disgrazia verso la cricca), a mezzo di ciò che per il resto dell’umanità è peccato, arrivano ai loro desiderata, a meno di non trovarsi di fronte a chi, raggiunto il limite della sopportazione, non ripaga i parassiti di cui sopra mediante l’adozione di ‘provvedimenti’ il più delle volte esiziali, (riducendo il tutto ad una mera questione di costo/beneficio), considerati crimini o giustizia, in base a chi detiene al momento il potere costituito. Nella regione ‘che non esiste’, queste soluzioni le sono solidali perché come detto tante volte da queste pagine, qui, la Mafia non spara e per il momento la controparte, (non lo Stato, ma il singolo cittadino, atteso che in Molise Stato e Mafia vivano in simbiosi), opera allo stesso modo: per quanto ancora?
“La sicurezza del potere si fonda sulla insicurezza dei cittadini”. (Leonardo Sciascia). Quando i cittadini scoprono come bypassare il politicame per poter essere ‘sicuri’, pur di bloccare sul nascere tal consapevolezza ed il conseguente avvio della scontata azione risarcitoria, chi fa politica chiama in causa ed ‘invoglia’ a scendere in campo la magistratura, legata a filo doppio a chi giustappunto fa politica perché diversamente destinata a ‘miglior vita’, come visto, spesso connivente con l’altro ‘potere’. Magistratura: null’altro che il braccio armato, propaggine della politica, organo usato per mettere a tacere chi si permette di rompere le uova nel paniere di coloro che si ritengono depositari del diritto di trattare il Prossimo che non ‘partecipa’ come meglio credono opportuno per il loro personale guadagno, chiari parassiti da debellare. Come detto sopra per i soggetti estremi, comunque tutto vale anche per i più moderati, atteso che il ‘vivi e lascia vivere’ sia vangelo e venga applicato in politica nel senso più ampio del termine perché l’anima va protetta da satana e dallo sterco di quest’ultimo, la cui raccolta è delegata in senso temporale, ma anche spirituale, a ciò che spesso da queste parti si sovrappone indissolubilmente. Risulta così ovvio che laddove il politico di turno non riesca nei propri intenti, sapendo di toccare nervi scoperti, ‘invoglia’ i giudici, (terreni e ‘divini’ facenti funzione per arbitraria acquisizione del marchio registrato), e quella parte di questi ultimi che se si vuole è ancora peggiore dei magistrati tout court perché opportunisticamente bivacca nelle stanze accaparrate Con I Piedi In Due Staffe, ad agire per fermare prima e meglio possibile i ribelli, magari anche in modo non convenzionale, purché si raggiunga l’obiettivo. Di quest’argomento, a scanso di equivoci proposti da chi ritiene che l’odierno scritto sia una forma di revanscismo nei confronti dell’autorevolezza di certi sedicenti poteri, va ricordato che fra le tante occasioni avute per trattare il problema, ve ne è stata una datata dieci giugno, ma del duemilaundici, consultabile cliccando qui.
Andando dunque a concludere e tralasciando per ora i Sindaci che per ragioni spiegate nell’apposito scritto a seguire, meritano un TSO a parte, restando con l’obiettivo ristretto alla ‘Vergine Molise’, si comprende a pieno quanto deriva da questa breve analisi, messa in pratica senza nemmeno tanto riflettere da chi, volendo vivere, scappa a gambe levate da questa terra ‘vivibile’, addirittura in qualche caso anche se potrebbe evitare di lamentarsi per il trattamento ricevuto, stante la personale raggiunta posizione economica. C’è gente che viene attirata in questa valle di lacrime e che dopo qualche anno di ‘vegetazione’, pur ringraziando sentitamente per quanto vissuto, saluta e va via quasi alla chetichella. E’ altamente comprensibile questo atteggiamento: non si vive di solo danaro, ma spesso si vuole ottenere dalla vita ben altro in termini di soddisfazioni, magari il solo spaziare in una cultura più ampia e non basata esclusivamente su ciò che deriva dalle passeggiate per il corso principale di paesi e paesoni il cui resto delle strade è desolatamente deserto, o dalla ‘movida’ che ne deriva, il più delle volte composta da rampolli di famiglie che tutto possono dare, tranne che quel minimo di allargamento d’orizzonte cognitivo che ogni persona intelligente gradirebbe poter conquistare, ma che è inesorabilmente tarpato dal modo di far politica di questi come di tutti i tempi, nel caso del Molise, ridotto a così bassi livelli.
In definitiva: chi resta a vivere in Molise a queste condizioni? I politici, soprattutto se non aventi spazio vitale nelle regioni limitrofe, alcuni dei loro figli, (vale a dire coloro che nel frattempo non hanno trovati trogoli più grossi ai quali abboccarsi), giudici in odor di pensione o non in grado di far carriera in altro loco perché poco avvezzi ai veri combattimenti ed avvocati nelle medesime condizioni dei primi, fatta eccezione per poche persone che in quest’ambito riescono ad essere ancora oneste e che lavorano da queste parti, speranzose in un futuro migliore. Galoppini e pedine dei soggetti disonesti sopra indicati, gente che si aggrappa a questi, nella speranza di poter rubare il tozzo più o meno grosso di pane, soggetti che se tentassero di uscire dalla ‘Vergine Molise’, in considerazione della presenza di veri squali che da altre parti hanno compreso che gli affari si fanno meglio a popolino ben ‘governato’, (vedi discorso in testa), questi pezzenti finirebbero sotto un ponte, ma non per bivaccarci, bensì per venirvi miseramente impiccati e lasciati agli avvoltoi di turno. Fra i miserrimi abitanti che non lascerebbero ciò che non esiste nemmeno se deportati su carri bestiame, è possibile trovare esposti in vetrina sedicenti ‘operatori della comunicazione’ che ovviamente dietro la cristalleria, o stanno zitti o sono proni perché si sa: divisi dal mondo da un vetro, magari spesso, è difficile poter comunicare con il resto degli abitanti della terra utilizzando a pieno le esatte parole, salvo poi lamentarsi quando c’è chi, scappando, quelle argomentazioni le usa e ne trae vantaggio, lasciando a chi resta la domanda che sostanzialmente vorrebbe sapere se chi ha abbandonata questa valle di lacrime vuole o può darle qualcosa, come se la terra disgraziata appena citata meritasse un sia pur insignificante obolo da chi ne ha ricevuto il benservito. In questa regione poi vivono ancora quei pochi che riescono con quanto resta loro per campare, magari spartendo con i gruppi d’interesse citati poco sopra, ciò che sarebbe di loro proprietà per ottenerne in cambio uno pseudo lavoro anche mal retribuito, (rubato a chi non avrebbe nemmeno come vivere, al solo scopo d’invidia e falso mostrarsi a sé stessi perché non visti da chi che sia, men che meno da chi nel frattempo ha rimediato al male subito con risultati anche più gratificanti), unitamente a chi ha già fatta la sua strada terrena e non avendo capito niente della vita, aspetta la morte che arriva inesorabile in paesi ‘uniti e sereni’ perché ormai insignificanti e soprattutto vuoti.
Così, la ‘Vergine Molise’ è riuscita nell’exploit di scendere al disotto di trecentomila abitanti, vale a dire meno di un quartiere medio di Roma, numero inferiore alle preferenze che nella capitale d’Italia venivano assegnate a Giulio Andreotti, non certo perché lo Stesso fosse stato di fede romanista, ma in quanto politico che operava come descritto in testa a questo sfogo. Gli altri, quei giovani che a “chiacchiere di facciata”, se non allocati in posti fissi rubati a chi, quegli impieghi li avrebbe meritati, quei lavoratori che sanno come riciclarsi e vivere onestamente seppur a prezzo di duri sacrifici, come possono, scappano e si rifanno una vita altrove. Chi scrive è testimone del fatto che dirigenti di multinazionali in ambito locale, dovendo assolvere i loro compiti in zona, vivono ciò con stress e tristezza, tanto che il vostro cronista si è dovuto ingegnare per consolare chi non vede l’ora di terminare questa ‘punizione terrena’ per tornare in posti più aperti alla socializzazione. Per scendere ancora un po’ più in basso, va detto che caso a sé è la valle del Fortore che ieri anche mamma RAI, nel TGR delle quattordici, ha identificata con Campo Di Pietra e Toro, probabilmente vergognandosi di nominare il resto dei borghi da sogno che effettivamente hanno a che fare con quel fiumiciattolo che ancora viene considerato tale sulle cartine geografiche dettagliate. Da queste parti, vivere, vuol dire farlo peggio che in un carcere di massima sicurezza perché qui, ai sensi e per effetto della mala politica descritta sopra, risulta difficile anche evadere, atteso che una fuga comporterebbe il venir bistrattati non appena si riesca a raggiungere un ‘porto sicuro’, da chi non riesce a credere ad eventuali richieste d’aiuto, provenienti da chi in precedenza non ha fatto niente per evitare di ridursi nello status quo.
Sintesi Dello Spopolamento E Delle Sue Cause Esiziali?
Dunque. Scappare Finché Possibile.