Di Marco Frosali
Giro A Metà
Prosegue il rodaggio di Principessa Esmeralda che piano piano sta diventando più fluida e regolare! Il tempo ieri, Domenica sedici Maggio, non è stato dei migliori. Le previsioni però non portavano pioggia per cui alle nove e mezza, dopo aver preso il classico panino con porchetta e fatto il pieno, io e Principessa Esmeralda ci avviamo e iniziamo a percorrere la Casilina, che ormai Sara e il Rondone conoscono a menadito (e che imparerà anche la nuova arrivata) e ci dirigiamo verso Sora, da dove andiamo verso il valico di Forca d’Acero che separa il Lazio dall’Abruzzo, tappa di un giro con Sara e con la combriccola della Zoccola Dura tre anni fa quando Sara, accecata dalla gelosia per l’arrivo del Rondone, tentò di farmi fuori! La strada è molto panoramica, così faccio qualche foto al panorama, ma anche alla Principessa in primo piano:
Sulle numerose curve ci divertiamo molto e man mano che saliamo di quota, l’aria diventa più fredda.
Giunti al tornante poco prima della cima dove si fermano in genere i motociclisti per godere del paesaggio, facciamo stop anche noi per scattare qualche altra foto,
mentre io abbottono i velcri per ventilare la giacca, dato che il display di Principessa Esmeralda rileva una temperatura di nove gradi, come testimonia la neve ancora presente nella faggeta.
Superato il valico a quota millecinquecentotrentotto metri, io e Principessa Esmeralda scendiamo a valle divertendoci sempre con le numerose curve presenti, raggiungendo il piccolo paese di Opi e, da qui, ci dirigiamo verso Villetta Barrea. Qui però il giro che avevo programmato subisce una battuta d’arresto: due membri della protezione civile fermano le auto e le moto in marcia spiegando che l’arteria verso Scanno è chiusa al transito per via del Giro d’Italia, che di lì a poco sarebbe passato proprio per la strada che avremmo dovuto percorrere. Con un pizzico di disappunto chiedo al ragazzo se fosse presente un’area in cui potermi fermare a mangiare il panino, lui mi risponde dicendomi che c’era un’area picnic più avanti, dopo un ponticello. Trovato il ponticello ne ho adocchiata una, ma non credo che fosse quella indicatami dal ragazzo, ma visto che non c’era posto per parcheggiare data la massiccia presenza di spettatori della gara, scendo da una rampa con Principessa Esmeralda e ci sistemiamo nel parchetto lungo il fiume Sangro,
dove mi riposo e cullato dalle acque che scorrevano a un metro da noi, divoro il panino con porchetta, mentre l’elicottero della Rai volteggiava sul centro abitato e anche sul parchetto dove eravamo acquartierati, chissà se ci avrà ripreso?
Dopo una mezz’ora circa decido di riavviarmi e ripartiamo percorrendo di nuovo la strada fino a Opi; da qui, ci dirigiamo verso una vecchia conoscenza, Pescina, dove posteggio Principessa Esmeralda in una piazza vuota come non mai (vabbè, erano le quattordici e trenta e la gente stava pranzando nei ristoranti, o meglio, fuori) e mi reco al baretto ivi presente, ma un pensionato seduto davanti mi ha detto di aspettare qualche minuto perchè il gestore si era assentato un attimo, così scambio qualche battuta con lui che sentendo il mio accento, mi chiede: “Ma tu d’a ‘do sì?” “Vengo da Roma, ma sono di Campobasso”. “Aah…Campuascio! M’ parev ca parlav famigliare!” Al tizio si aggiunge pure un compare: “Sì motociclist?” “Si!” “A’ sì vist’ quillu pilòt ca è cadut u’ moto Gp?” “No, non seguo. Non mi interessa la velocità, mi piace girare e vedere i posti. Volevo andare a Scanno, ma c’era il giro d’Italia e la strada era chiusa…” “Eh, ma z’ ved da l’occhij ca tu si nu tip serafic! Comunque pe turnà a Roma, vid ca pure la vij a Celàn sta chius! Pass a San Benedetto dei Marsi e da là vai dritt pu’ Fucin e arriv a’ Avezzan!” Scambiate queste battute e ringraziato della dritta, preso il caffè e andato al bagno, saluto i due ‘pettegoli’ e ripartiamo per fare ritorno a Roma.
Imboccata la Tiburtina passiamo da Scurcola Marsicana, dove faccio un salto lampo in centro perché iniziava a cadere qualche goccia di pioggia
che seppure molto debole, ci accompagnerà per buona parte del ritorno,
ma senza tuttavia crearci problemi, permettendoci comunque di tornare a casa alle sedici e quaranta, dopo aver percorso ben trecentoquarantacinque chilometri. Se non avessimo avuto la sfortuna di aver dovuto percorrere parte della tappa del Giro d’Italia, saremmo passati anche fra le curvose Gole del Sagittario, avremmo visto il lago di Scanno, valicato il Passo Godi e ci saremmo inerpicati anche sull’altopiano delle Rocche, e invece no! Questi posti i ciclisti se li sono cuccati tutti loro!
Poco male, una scusa in più per ripetere il giro che comunque, nonostante tutto, coi chilometri di ieri ha consentito a Principessa Esmeralda di raggiungere il chilometraggio totale di milleseicentodieci: col giro di ieri il rodaggio è terminato!
Al prossimo giro!