Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria, Marco Frosali E Stefano Venditti
Quando Va Bene, Procurano Problemi: MEGLIO NON FIDARSI!!!
Delinquere
/de·lìn·que·re/
verbo intransitivo
1. Infrangere le norme stabilite dalla legge penale.
“istigazione a d.”
2. LETT.•GENERIC.
Macchiarsi di una o più colpe.
Ricorre oggi il terzo anniversario del secondo tentativo di omicidio perpetrato nei miei confronti da quello Stato che poi si vanta di proteggere i cittadini che si permettono anche di aiutarlo in ciò che lo Stesso definisce ‘guerra alla criminalità’ tout court, accettando che semplici funzionari addetti all’amministrazione di ciò che s’identifica con una comunità/nazione, diventino Dèi in terra, senza averne ne autorità e men che meno autorevolezza.
Prima di attaccare frontalmente e con il massimo sadismo chi sta tentando di sopprimermi, non solo dal punto di vista giornalistico, ma innanzitutto da quello fisico, mi sia consentito dire che la mela col verme non va buttata: basta togliere la parte rovinata ed il frutto è tranquillamente commestibile. Ricordiamoci che gli animali spesso sono molto più razionali ed intelligenti dell’uomo, per cui se il verme sceglie tal mela, vuol dire che la stessa è davvero il non plus ultra in termini di qualità.
Così, va lodata la stragrande maggioranza di funzionari che facendo il loro dovere, rischiano la vita dove la Mafia spara, (e come se spara!), , cosa che è lontana da quanto verrà ‘commemorato’ oggi.
Delinquere
/de·lìn·que·re/
verbo intransitivo
1. Infrangere le norme stabilite dalla legge penale.
“istigazione a d.”
2. LETT.•GENERIC.
Macchiarsi di una o più colpe.
Ed ora, veniamo a noi. – 1°: Il benpensante di turno starà già bofonchiando che “adesso sto cretino parla perché glie le stanno dando!”, senza ricordare, (per colpa del suo cervellino poco capiente), che se proprio la devo dire tutta, quattro giorni dopo l’apertura di gambatesaeb, in data ventiquattro settembre duemiladieci, ho attaccata un’altra sede gemella di quell’abominio sito al terzo piano del palazzo che ospita i cosiddetti ‘uffici giudiziari’ di Campobasso, quella procura della repubblica di Trani che dopo aver oggettivamente saputo che tal Filippo Pappalardi, padre di quei due bambini, (Ciccio e Tore), caduti in una buca sita in una casa del centro storico del luogo mentre vi giocavano abusivamente e li morti, dopo avere gli atti che determinavano inequivocabilmente l’innocenza di un padre che non aveva fatto nulla per veder annullata la propria prole, quella procura tergiversava nello scarcerare chi, evidentemente onesto e timorato, poi non ha fatto nulla per rivalersi in senso fisico su quei burocretini da quattro soldi che hanno giocato con la vita di quell’uomo: qui per rileggere quel pezzo, forse mal scritto, ma chiaramente profetico su quanto sarebbe accaduto di lì a sette anni e mezzo dopo, proprio all’antenato di questo giornale. Questi funzionari pagati con il nostro sudore, ritenendosi Dèi in terra, pensano di potersi permettere il lusso di appendere spade di damocle sulla testa dei cittadini, facendolo per altro in maniera spesso vigliacca e nascosta per condizionarne le azioni di vita giornaliera, ritenendo il loro operare alla stregua di quanto accade per le religioni, tutte, nessuna esclusa, cosa che se poi chi vuole sceglie di risvegliarsi all’incantesimo, porta a scritti come questo, ovvero ad azioni di rivalsa che laddove la Mafia spara, arrivano a compromessi che i più chiamano stragi, da commemorare a base di spumante e pasticcini, corredando il tutto con sermoni che scimmiottando la Bibbia o solo parte di essa, dicono chiaramente a che livello di bassezza si è giunti e di conseguenza a come e quanto fregarsene di certe ‘imposizioni’.
Procedendo. – 2°: Anche chi è riprodotto nella seconda foto si chiama Nicola; allo stesso modo, il soggetto è oggi capo di una procura, ma siccome in quest’ultimo caso si tratta di un ufficio sito laddove la Mafia non spara, ovvero un luogo per ‘prepensionamenti attivi’, pur di passare alla storia, chi vi bivacca cerca di fare del suo meglio, operando ad esempio come segue: leggete qui quanto è stato fatto per arrivare al ventiquattro aprile duemila, quando è esploso il palazzo dove ho rischiato di morire, non perché dovevo star zitto e lasciar fare, ma in quanto, se non fosse andata com’è andata e fosse scoppiata l’ala nella quale vivevo, (per altro in ragione di precedenti performance della medesima ‘giustizia’ che si ostina a dichiarare di agire “nel nome del popolo italiano”), a quest’ora sarei forse oggetto di commemorazione, dopo che tutto sarebbe stato appianato, probabilmente senza alcuna elargizione a miei familiari in nome mio e di mia sorella che quella mattina stava anche lei dormendo nel suo letto. Noi siamo colpevoli del non voler scendere a compromessi con questi soggetti, non si sa davvero quanto diversi e meno criminali di coloro che vengono da questi ‘combattuti’, si badi agli apici: io ne vado fiero! Ironia della sorte: otto anni dopo i fatti ricordati, lo stesso D’angelo ha ordinato l’arresto del soggetto che io ho ritenuto responsabile delle negligenze che hanno portato a quell’esplosione e quando si è ironizzato in radio di questo secondo episodio, ciò che oggi si definisce hashtag, in frequenza, è stato #mancata unzione degli infermi.
Delinquere
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1. Infrangere le norme stabilite dalla legge penale.
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Macchiarsi di una o più colpe.
Tornando a quel ventiquattro aprile del duemila, (primo e davvero più grave tentato omicidio), per me ed i miei familiari, così come per altre undici famiglie che abitavano lo stabile sito a Gambatesa in via prima traversa Aldo moro, non è stata una bella pasquetta; quel lunedì e per tutta la settimana successiva, noi siamo stati oggetto di morbosa curiosità da parte di chiunque venisse in pellegrinaggio per vedere in che condizioni era ridotto il palazzo, nel frattempo evacuato. Da operatori della comunicazione come Domenico Iannacone, l’unico che allora ha compreso fino in fondo quali erano stati i retroscena di tali misfatti, a politici del calibro dell’allora presidente della giunta regionale molisana, quell’onorevole Giovanni Di Stasi cui io, dal sindaco pro tempore di Gambatesa, sono stato presentato come “nel palazzo vive anche lui che è cieco”, come se poi la cosa contasse in maniera un po’ più uguale, affermazione che mi ha profondamente offeso, ma che mi potevo aspettare perché proferita da un comunista verso un altro comunista, gente che ritiene il Prossimo ‘uguale a sé stessa’, soggetti che convivono con certi funzionari che sarebbero tenuti ad amministrare ciò che viene loro affidato perché lautamente pagati. Da operatori dell’informazione a politici, o solo semplici cittadini intriganti, quella settimana è stato il mettere alla berlina gente che ha avuta la sola colpa di non voler o saper prendere provvedimenti contro burocrati di bassa caratura che approfittando della loro posizione, hanno simpaticamente archiviato ciò che era per loro scomodo: attaccare altra autorità non autorevole perché si sa, cani e cani si annusano, ovviamente nelle parti più indicibili.
Delinquere
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Macchiarsi di una o più colpe.
Il discorso ovviamente non si può chiudere qui perché al peggio non c’è mai fine. Dopo quell’esplosione, come di prassi, il caso è stato affidato ad un PM che deve aprire un fascicolo per poi richiuderlo, a meno di non dover prima sistemare interessi inconfessabili o solo situazioni imbarazzanti da far dimenticare; stavolta è toccato a tal Maria Rita Caracuzzo, pubblica ministera di turno che però non è venuta immediatamente a fare i propri rilievi perché nel frattempo in ferie, ragion per cui chi aveva persa casa ed a cui era stato sequestrato tutto, doveva attendere il rientro della signora e non fa niente se poi, per manifesta sfiducia in quello stato così preciso nelle sue azioni, io ed a turno un mio familiare, abbiamo dovuto fare la guardia alle nostre masserizie dormendo in macchina, (automobile che poi, pur di non averla più fra i piedi, ho dovuta vendere anche se quella è stata fra le migliori autovetture in mio possesso), con la piena comprensione dei carabinieri posti a svolgere il medesimo compito, uniche persone che hanno compreso a pieno lo spirito di questa strana iniziativa, offrendomi di conseguenza tutta la loro solidarietà.
Delinquere
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1. Infrangere le norme stabilite dalla legge penale.
“istigazione a d.”
2. LETT.•GENERIC.
Macchiarsi di una o più colpe.
A margine, va aggiunto che i funzionari davvero poco autorevoli che gestiscono gli uffici che da queste parti hanno l’unico scopo già più volte messo in rilievo su queste pagine, ‘procurare problemi a chi paga loro lo stipendio’, unitamente a coloro che fanno parte dell’altra staffa nella quale questi soggetti tengono i loro piedi: i giudici o magistrati che dir si voglia, approfittando di quell’altro gruppo d’interesse che s’identifica nei protetti dal santo di cui all’ultima foto, gli avvocati, alla bisogna, hanno messo su un giro d’affari davvero prospero ed invidiabile del quale tornerò a breve a trattare, prove alla mano. Ciò, ha fatto sì che in un colloquio tenuto con un rappresentante di quest’ultima fazione, lo stesso, candidamente mi ha detto che “avresti potuto interpellare un avvocato e mettere in evidenza l’accaduto…”, al che io ho risposto che in quel frangente, visti i precedenti già ributtanti in tema, io ho preferito amministrare il mio tempo, cercando per me e per i miei una casa da affittare, lontana dagli interessi di quello stato che già non c’era più.
Delinquere
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1. Infrangere le norme stabilite dalla legge penale.
“istigazione a d.”
2. LETT.•GENERIC.
Macchiarsi di una o più colpe.
Potrei andare davvero avanti per un altro miglio, ma preferisco centellinare i proiettili perché questi soggetti, funzionari di quello stato che paga loro lo stipendio per amministrare ciò che ancora si definisce ‘giustizia’, intoccabili che per ottenere questo scopo tengono i piedi in due staffe facendo oggi i pubblici ministeri e domani i giudici perché ‘non si sa mai’… (termine, ‘giustizia’, schifato da gente del calibro di Piero tony che pur di dire la sua e sfogarsi, ha dovuto anticipare il personale pensionamento perché evidentemente nella magistratura la Mafia è talmente ben radicata che parlare apertamente significherebbe sputare nel piatto nel quale si mangia e ciò è da maleducati per usare un eufemismo), quei soggetti, seppur in grado di nascondere la polvere sotto il decreto, dovranno avere su ciò che resta della loro coscienza ogni malefatta da loro imposta al Prossimo che per questo, se intelligente, deve accuratamente evitare di fidarsi in ogni senso ed in ogni modo di questi personaggi che magari cercano di mettersi in luce approfittando di coloro che dovrebbero avere paura dei primi, ma che spesso nell’ambiente che ritengono stagno, hanno in bella vista anche pecore nere come me, in grado di scompaginare certe ritualità che nella terra nella quale la Mafia non spara, si ritengono inviolabili, mentre sono solo sbeffeggiate, in attesa di tempi migliori, magari da vivere in altro loco, forse proprio dove la Mafia spara, facendolo però in maniera più sincera e non operando in modo così viscidamente subdolo come accade dove a causa della fuga della maggior parte di coloro che non vogliono venir comandati a bacchetta da chi non conta, diventa un evento epocale il breve passaggio di una corsa ciclistica che passa sì, ma per l’impossibilità di azionare il teletrasporto.
E Scusate Se Per Ora Mi Fermo Qui.