Di Marco Frosali
Poema Epico-Motociclistico
Eccomi qui!
Come promesso nell’introduzione alla prima tappa del viaggio che io e Sara abbiamo intrapreso, è giunto il momento di pubblicare la versione ‘poetica’ delle varie tappe!
Solo se avete letto tutte le varie tappe del viaggio potrete capire e interpretare correttamente quanto scritto!
Per gli amanti della prosa:
Il componimento è un ‘sonetto minimo’ a modo mio, con 4 quartine con rima incrociata e 3 terzine, a versi di 7-8 sillabe, così sono meno pesanti e più scorrevoli da leggere.
Se avessi voluto, avrei potuto fare anche dei sonetti…bastava allungare a 11 sillabe, il che non mi è difficile, ma io ho optato per questa formula!
Buona lettura!
Prologo
Parte il Guzzista errante,
in cerca di avventure,
in piano e sulle alture,
allegramente andante.
Sui monti e nelle valli,
arriva sol, cantando,
in sella, cavalcando,
quarantatré cavalli.
Sulle Alpi e gli Appennini,
nei valichi e sui passi,
cosa succederà?
Cercando cibi e vini,
lui forse incontrerà,
per strada volpi e tassi!
La vestizione
E con la vestizione,
bardando il suo destriero,
del quale ne va fiero,
partì la spedizione.
Con la bisaccia piena,
per le toscane valli,
al cantico dei galli,
si parte verso Siena.
E in Piazza del Campo,
vedendoli arrivare,
volean partecipare,
e correr come un lampo.
Li vennero a scacciare,
la delusione è tanta,
ma eran più di quaranta,
dovean rinunciare.
Ma in Piazza del Duomo,
nell’atmosfera cupa,
tutta Siena si annida.
Da eroe il nostro uomo,
in una epica sfida,
sfidò e batté la lupa!
La ricerca
Con la vittoria in mano,
la nostra spedizione,
cambiò la direzione,
si va a San Gimignano.
In cerca di regina,
col boia che governa,
attorno alla cisterna,
il nostro eroe cammina.
Quindici gir farà.
E questa faticaccia,
con un po’ di vernaccia,
alla fin gli passerà!
Salendo in sulla rocca,
dall’alto delle torri,
“Oh Marco, dove corri?
Chissà or che ti tocca?”
Pulzella olandese,
o forse una tedesca,
quale ti toccherà?
Saranno altre imprese,
basta che non avrà,
addosso la ventresca!
Il dispetto
Che non vi sia disastro,
cavalier destriero afferra,
si parte per Volterra,
città dell’alabastro.
Ma il campanile avvisa,
pe’ i vicoletti mormora,
ormai è arrivata l’ora,
di andare verso Pisa.
Zi’ Ntonio abbiam trovato,
vecchio compagno d’armi,
che viene a salutarmi,
le chiavi s’è scordato.
Più su c’è una bestiaccia,
un nido col piccione,
“Scacciamo quel fellone,
brindiam con la vernaccia” Nota per gli amanti degli animali: NON abbiamo toccato il piccione!
In due il destriero corre,
restiamo un po’ sorpresi,
a Piazza dei Miracoli.
A inclinar la Torre,
ischerzo e non pericoli,
son stati i Livornesi!
L’acquazzone
Partendo poi da Pisa,
cambiamo direzione,
si va al settentrione,
a Parma sulla Cisa.
A Pontremoli si cambia,
che si va troppo piano,
così non arriviamo,
usciamo dalla gabbia.
Ma c’è la delusione:
il tempo è limitato,
il pranzo è consumato,
si parte per Cremona.
Il tempo è ancora bello,
il duomo è imponente,
per strada poca gente,
si parte per Mandello.
“Arriva il terrone!”
a Bergamo uno strale
ci coglie impreparati.
Per strada un acquazzone,
ci siam tutti bagnati,
per via del temporale!
Le perle del lago
Fra i boschi e le montagne,
il lago è incastonato,
tranquillo e riservato,
e non abbiamo lagne.
Ci son tanti Guzzisti,
con i loro gioielli,
che sono molto belli,
‘si tanti mai ne ho visti.
Da Mandello a Bellagio
inizio, poi passando
da Como, e arrivando
nei pressi di Menaggio.
Dove in strade contorte,
in un mese di Aprile,
a colpi di fucile,
dittator trovò la morte.
Piccola pausa a Dongo,
e dopo mi dileguo,
tentato da Morfeo.
Il dubbio che mi pongo,
‘Chissà che c’è al museo?’
e il viaggio poi proseguo.
I quattro passi
L’aquila spicca il volo,
nella quarta giornata,
la lunga trasvolata,
la porta al Mortirolo.
Tra pini, abeti e bacche,
torrenti e massi tristi,
le orme dei ciclisti,
in cima solo vacche.
E poi su pe’l Tonale,
inizia a mancar l’aria,
sopra il passo di Gavia,
la vista è eccezionale.
Ma il percorso è impervio,
ne abbiam scalati tre,
ci vuol lo scacco al Re,
scaliamo anche lo Stelvio.
Delle Italiane cime,
di tutte le montagne,
son le più acclamate.
Sicur son tra le prime,
e noi le abbiam scalate,
senza aver tante rogne.
Tempo dispettoso
Giornata sembra buona,
le Alpi or lasciamo,
così noi ripartiamo,
e andiam verso Verona.
Meran si cerca posta,
Bolzano e poi a Trento,
così in un momento,
passiam la Val Venosta.
L’ora ancor non è tarda,
con calma procediamo,
così che arriviamo,
lungo il lago di Garda.
Verona senza fretta,
città spettacolare,
teatro dell’Amore,
di Romeo per Giulietta.
Ma il tempo è inclemente,
ci fa pagare cara,
il precedente asciutto.
Stavolta fa il fetente,
ci scarica di tutto,
e mi bagna anche Sara!
La conquista
Il caldo mi rintrona,
il fresco cerco invano,
mi fermo a Bolzano,
venendo da Verona.
Tra alberi di pini,
vedo che stan arrivando,
tutti trotterellando,
i trentatré trentini.
Ma noi di più ne siamo,
siamo in quarantatré,
e loro in trentatré,
cosi li sconfiggiamo.
E balli, canti e cori,
riecheggian per la valle,
io e Sara sulle spalle,
ci cullan sugli allori.
La piazza adesso è piena,
lo Stelvio e il Mortirolo,
che prima abbiam scalato.
Tonale, Gavia e Siena,
e adesso è conquistato,
Bolzano e il Sud-Tirolo.
La missione
Sveliamo questo arcano,
riparto da Verona,
sarà una giornatona,
ritorno a Merano.
Con questo sacrificio,
ringrazio due persone,
mi han dato l’occasione,
di andare al birrificio.
Tra fiumi di acque pure,
c’è Forst su di un cartello,
c’è il magico castello,
fra monti e selve oscure.
Con l’autorizzazione,
si valica l’ingresso,
così che vengo ammesso a
veder la produzione.
C’è un aroma intenso,
di malto fermentato,
mi culla come un’onda.
M’illumino d’immenso,
con un bicchier di bionda,
mi sono dissetato.
Romagna di fuoco!
In sella alla mia Sara,
si fa un’altra tappona,
partiamo da Verona,
diretti a Ferrara.
Son stati giorni intensi,
e a proferir parola,
c’è il Savonarola,
ci affrontano gli Estensi.
Dinanzi al lor castello,
tra ponti e fossati,
e a cannoni puntati,
rinunciamo al duello.
Ma il caldo ormai accenna,
a divenir di fuoco,
non si sopporta poco,
andando a Ravenna.
Si rivede anche Morfeo,
in mezzo alla calura,
mi tenta soporifero.
Tra il Sommo e il Mausoleo,
rosso come un fiammifero,
mi tolgo l’armatura!
La prigionia.
Per strada non si indugia,
i giorni son passati,
ma siam stati chiamati,
a liberar Perugia.
Ci fan saltare i piani,
trattandoci da estranei,
e dentro ai sotterranei,
ci chiudono i Ternani.
Ma non vogliam restarci,
e con l’elmo battente,
su quell’acciaio scadente,
riusciamo a liberarci.
Ci inseguono gl’invisi,
così che li affrontiamo,
e infine li battiamo,
pe’ i vicoli di Assisi.
E’ stata lotta vera,
bella l’abbiam scampata,
ce ne possiamo andare.
E lungo il fiume Nera,
ci accingiamo a brindare,
passando le cascate.
Il ritorno
Alla fin di questo viaggio,
il Guzzista torna a casa,
e la piazza viene invasa,
da chi loda il suo coraggio.
Di battaglie e lotte dure,
nelle strade o dentro i bar,
si inizia a a raccontar,
di tutte le avventure.
Gli si commuove il cuore,
mentre tutti con passion,
si accingono a brindare.
Così tra il fervore,
si inizia a festeggiare,
al grido di C’ncion!