Di Cesare Scalabrino
PERFORMANCE MIGLIORI PER PASTA E TRASFORMATI DI FRUTTA E ORTAGGI, IN CALO L’OLIO
Crescono le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy che con un aumento del +1,9%, fanno segnare nel 2020 il massimo storico di sempre, con un valore di 46,1 miliardi, spinto dal successo della dieta mediterranea sulle tavole mondiali nonostante i pesanti limiti della pandemia Covid. Il dato emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alle esportazioni delle Regioni che vedono l’alimentare del Sud volare all’estero con un balzo del 7.4%. A registrare le performance migliori sono il Molise (+32,3%), la Basilicata (24,7%) e la Campania (13,1%). Scendendo più nel dettaglio dei dati del Molise, spicca l’aumento del 51,6 % per l’export di pasta e del 64,9 % dei trasformati della frutta e degli ortaggi. Scende invece l’export di olio, che fa registrare una flessione del 18,1 %.
“Parliamo di un record – spiega Coldiretti – ottenuto nonostante le difficoltà degli scambi commerciali e il lockdown, in tutti i continenti, della ristorazione che ha pesantemente colpito la cucina italiana ma anche favorito il ritorno alla preparazione casalinga dei pasti con il boom delle ricette Made in Italy. L’emergenza sanitaria Covid ha inoltre provocato una svolta salutista nei consumatori, a livello globale, che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere”.
Ad essere avvantaggiate, su base nazionale, sono state nell’ordine le esportazioni nazionali di conserve di pomodoro (+17%), pasta (+16%), olio di oliva (+5%) e frutta e verdura (+5%) che hanno raggiunto in valore il massimo di sempre. In calo del 3% sono invece – precisa la Coldiretti – le spedizioni di vino italiano nel mondo, duramente colpite dalla chiusura dei ristoranti che rappresentano il principale mercato di sbocco per le nostre produzioni di qualità. Un risultato importante, quello di cui si parla, che giunge – ricorda la Coldiretti – a 10 anni dall’iscrizione della “dieta mediterranea” nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, avvenuta il 17 novembre 2010. Il suo apprezzamento mondiale si deve agli studi dello scienziato americano Ancel Keys che per primo ne ha evidenziato gli effetti benefici dopo aver vissuto per oltre 40 anni ad Acciaroli in provincia di Salerno.
“Anche il nostro Molise – afferma il direttore di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – può ripartire dal suo punto di forza: l’agroalimentare. Un settore che ha dimostrato resilienza di fronte alla crisi pandemica e può dunque svolgere un ruolo di traino per l’intera economia regionale. Adesso – ha aggiunto Ascolese – per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Molise serve agire sui ritardi strutturali di cui da troppo tempo la nostra regione soffre. Parliamo di gravi carenze che ogni anno – spiega il Direttore di Coldiretti – frenano e in alcuni casi costringono le nostre imprese a chiudere definitivamente i battenti. Il Recovery Plan – conclude Ascolese – rappresenta dunque una occasione unica da non perdere per superare i ritardi accumulati e aumentare la competitività delle nostre imprese sui mercati interno ed estero”.