Di Giovanni Carugno
Professoressa di Botanica presso il Dipartimento di Bioscienze e Territorio dell’Università degli Studi del Molise, è attualmente responsabile scientifico dell’Erbario e del Museo delle Scienze Naturali del Molise.
Costituito nel 1963, su idea dell’ecologo vegetale Valerio Giacomini, il Giardino della Flora Appenninica è uno scrigno di diversità vegetale che vanta 56 anni di attività. Sostenuto da UniMol, Regione Molise e Comune di Capracotta, si trova a 1525 m s.l.m., è tra i più alti d’Italia e si estende per oltre dieci ettari fino ai margini di una foresta di abete bianco – estremo lascito dell’era quaternaria che riveste il versante settentrionale di Monte Campo.
Il Giardino riveste una funzione essenziale nella promozione e diffusione delle scienze botaniche e in modo particolare nella ricerca, conservazione, didattica e divulgazione, relative alla biodiversità vegetale. È aperto ad un pubblico molto diversificato (adulti, giovani, anziani, studenti, disabili, stranieri) e rappresenta un punto di riferimento importante sulle sfide globali della società contemporanea e sul ruolo fondamentale che le piante giocano per il benessere e la sopravvivenza del genere umano. Il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta è un museo atipico per la natura vivente delle collezioni della flora appenninica, variamente disposte e presentate, che coinvolge attivamente il pubblico nella conservazione e tutela delle piante e della biodiversità più in generale.
“E’ mia intenzione da subito valorizzare il peso strategico del Giardino nella conservazione, ricerca e formazione – i primi commenti del neo Direttore a valle della nomina. Un importante obiettivo da raggiungere sarà quello di chiedere il riconoscimento dalla Società Botanica Italiana quale “Giardino botanico qualificato di livello internazionale” e ottenere così anche la certificazione “BGCI Accredited Botanic Garden”. Inoltre, è prossima l’installazione nel Giardino di un laboratorio per lo studio della sostenibilità e della qualità ambientale che farà crescere la rilevanza scientifica dell’area”.