Di Giovanni Carugno
La tesi di Fabrizio Nocera, presentata in occasione degli esami finali del dottorato in «Innovazione e gestione delle risorse pubbliche» (XXXI ciclo) dell’Università degli Studi del Molise, sotto il tutoraggio del prof. Giovanni Cerchia e intitolata «Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart», è stata nelle scorse settimane, premiata con ben due prestigiosissimi premi nazionali: l’«Acqui edito e inedito» (alla sua II edizione, «nato dall’esigenza di ampliare il Premio Acqui Storia aprendo le porte a nuove tipologie di opere storiche che diano voce a scrittori emergenti») e quello conferito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in occasione della XVI edizione del Premio Giacomo Matteotti.
Si tratta di due premi di rilievo, prestigiosi e di particolare spicco. Il Premio Acqui Edito e Inedito è stato istituito nel 2019 per volontà dell’Amministrazione Comunale di Acqui Terme al fine di ampliare il Premio Acqui Storia e consentire un riconoscimento anche ad altre categorie storico-letterarie, quali i romanzi familiari, le Graphic Novel e le tesi di laurea e di dottorato. Il Premio Acqui Storia fu istituito nel 1968 per diffondere la ricerca storica e per ricordare ed onorare la Divisione Acqui ed i fatti ad essa legati del settembre 1943, quando nelle isole ioniche di Cefalonia e Corfù, furono sterminati dai nazisti migliaia di soldati italiani. Il Premio Matteotti è a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, quest’anno giunto alla XVI edizione, che viene assegnato ad opere di qualunque disciplina che riguardano la figura di Giacomo Matteotti o gli ideali che ne hanno ispirato la vita ed è suddiviso in tre sezioni: saggistica, opere letterarie e teatrali e tesi di laurea.
Il lavoro di ricerca per la stesura della tesi di Fabrizio Nocera, presentata in occasione degli esami finali del dottorato in «Innovazione e gestione delle risorse pubbliche» nasce da una considerazione di carattere generale, ossia fare luce su quella zona d’ombra relativa alla Seconda guerra mondiale: la Resistenza nel Mezzogiorno.
La storiografia classica resistenziale ha sempre preso come riferimento il territorio italiano al di sopra della linea Gotica, ignorando del tutto o quasi la parte meridionale della Penisola. In virtù della desecretazione del Fondo Ricompart (Ufficio per il Riconoscimento Qualifiche e per le ricompense ai Partigiani) appartenuto al Ministero della Difesa sino al 2012 ed ora presente presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, è stato possibile, grazie all’imponente documentazione quasi del tutto inedita, ricostruire la storia delle bande partigiane che operarono nel periodo 1943-1944 nelle tre province, Campobasso, Chieti e L’Aquila, attraversate dalla linea Gustav nella parte abruzzese-molisana.
La scelta del lavoro di ricerca è stata quella di dar voce ai protagonisti – relazioni, dichiarazioni e testimonianze – per come questi si rappresentarono con tutti i loro pregi e le loro fragilità. Seguire la visione soggettiva di questi uomini e donne che per nove mesi furono stretti nella morsa dell’occupazione nazifascista e alle prese con una realtà di guerra totale quale mai affrontata fino a quel momento, può solo apparentemente sembrare un limite nella comprensione del complesso di accadimenti che interessarono il territorio preso in esame, ma in realtà ne costituisce anche la forza restituendo il fenomeno resistenziale alla sua più essenziale natura, quella legata al fattore umano.
Il lavoro di tesi di Fabrizio Nocera – che oggi fa parte della comunità di UniMol in qualità di docente a contratto in Storia dello Stato sociale presso il Dipartimento di Economia – sarà a breve pubblicato dalla casa editrice «Rinnovamento».