Di Antonietta Montagano
La Luce E Il Buio, Eterno Contrasto
Esistono paure ataviche, ancestrali, che accompagnano gli esseri. I bambini spesso hanno paura del buio,
da adulti invece non dovrebbero temere la “Luce”.
Manca poco al Natale, per molti è stato un anno difficile questo 2020 che volge al termine. Vorrei condividere con i lettori la storia di un artista, ma prima di tutto di un uomo semplice che non ha smesso di sognare, che possa illuminare e riscaldare i cuori.
Silvio Fusco, cuoco e artista (pittura, scultura, lavorazione del cuoio, teatro, poesia) per passione e professione, sarebbe limitante applicargli un’etichetta simile. Troppo schematica, troppo piatta, ed è proprio questo che con la sua arte combatte: il piattume. Quello di una società spenta e vuota, che finge di abbattere barriere mentre erige muri. Una società convinta che si possa vedere soltanto con gli occhi, troppo cieca per arrivare a comprendere che soltanto “sentendo” si può vedere veramente.
Nasce così l’idea della pitto-scultura, capace di rendere accessibile anche ai non vedenti e agli ipovedenti il linguaggio universale dell’arte: «Il mio progetto è legato alla convinzione che l’arte debba essere fruibile e condivisibile, ma soprattutto osservabile da diversi punti di vista. Di recente, ho realizzato un’opera pitto-scultorea intitolata “Ha tanti cieli la Luna”, situata nel Borgo di Valogno in provincia di Sessa Aurunca : è la riproduzione in miniatura di un’opera più grande, affiancata da una targa con scrittura braille, supportata dal patrocinio morale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Caserta. È un punto di partenza per queste persone che molto spesso amano l’arte, ma che non riescono a fruirne anche in musei di fama internazionale».
L’attenzione dell’artista al disagio sociale degli ipovedenti e dei non vedenti, nasce dall’aver vissuto la cataratta della mamma Caterina, degenerata progressivamente. “Mi chiedeva di farle vedere le mie opere e allungava le mani per toccarle; da lì, ho iniziato a crearne di nuove secondo una logica diversa, che contemplasse la fruibilità a persone che non hanno il dono della vista”.
L’idea dell’inclusione per i gruppi meno tutelati, tuttavia, non passa soltanto per la fruibilità dell’arte. Dipingere insieme, impastare e cuocere una pizza, sono tutte attività all’apparenza insignificanti, ma spesso impossibili da praticare per gli ipovedenti e i non vedenti.
«Anche Pulcinella, personaggio che rispecchia il mio animo partenopeo e che io stesso ho interpretato nel mio ristorante, vestendone i panni per servire ai tavoli, non può essere considerato solo in base alla forma o al colore. È necessario che abbia un’identità che vada al di là dell’opera, per fare in modo che anche gli ipovedenti riescano ad interagire con lui e con noi, che apparteniamo al “mondo della luce”. Che poi, in realtà, non è vero, questa non è luce. Il nostro è un mondo di ipocrisie e di falsità, di tappi e di occlusioni. Per questo promuovo l’idea della vista ai ciechi: perché hanno un’anima più sensibile della nostra».
Il Maestro afferma che: «Nulla ha senso senza cuore, senza amore, senza il coraggio delle idee. Bisogna essere ostinati, sempre. I ragazzi soprattutto devono esserlo, altrimenti vivere non ha più senso».
Ma allora, cosa dà veramente senso al vivere? «Donarsi incondizionatamente, sempre e comunque. Spesso gli uomini sono indifferenti alle vite degli altri, dovrebbero imparare a donare anche quello che reputano più ostinatamente proprio, che custodiscono più gelosamente, perché tornerà sempre qualcosa indietro». L’ipocrisia regna sovrana nell’epoca del “do ut des”: si fingono pensieri, ideali e intenti, si vende l’anima al diavolo pur di aumentare gli zeri del proprio conto in banca. Si mercificano sentimenti.
Il Maestro Silvio Fusco insegna varie discipline artistiche, esse sono solo un mezzo, un tramite per cercare di “seminare” nel cuore dei ragazzi dei valori di vita. Ora, ha un progetto importante da realizzare : la “Casa del Viandante”, o meglio un sogno che ha nel cuore. E’ la naturalezza di Silvio Fusco, la sua innata umanità, che lo spingono sempre ad avere il pensiero rivolto a chi nella vita è stato meno fortunato. Questo, nel tempo è diventato un “prioritario”, cioè una esigenza personale di dare aiuto a quei soggetti che per tanti motivi da soli non potrebbero farcela, oggi, in questo odierno sistema in cui tutto si riduce alla quantità degli zeri posseduti, all’esigenza di dover apparire per quello che non si è, al far finta di non vedere quanta miseria e povertà, quanta sofferenza c’è, quanta ipocrisia c’è, quanta stupida avarizia c’è al di la del falso perbenismo e falsa umanità.
Lo scopo “principe” di Silvio Fusco quindi è di creare una “casa accoglienza” o meglio, dare un tetto ai senza tetto, al viandante, adulti e bambini diversamente abili, non vedenti; persone che nulla hanno da questo sistema che li scarta. Dare a questi, oltre ad una degna abitazione, anche l’essere reintegrati; motivarli al sociale, inserirli nel mondo lavorativo con dei corsi appropriati come pizzaioli, cucina, bar, servizio ai tavoli, ma anche avvicinarli al mondo dell’arte pittorica e dello scrivere, seguiti nel loro percorso da personale qualificato.
La “Casa del Viandante”, ricordiamo, dovrebbe nascere a Valogno Borgo d’Arte in provincia di Sessa Aurunca.
La Vita è un Dono…. Buona “Luce” a tutti, grandi e piccini!