Di CITTADINANZATTIVA MOLISE
La lettura del Piano Aziendale per la gestione dell’emergenza coronavirus, lascia non pochi dubbi sull’esigibilità del diritto alla salute di tutti noi. E la domanda nasce spontanea, dove mi devo curare? Cosa succede se mi viene un malore?
Il piano Aziendale per la Gestione dell’Emergenza Coronavirus, redatto dall’ASREM e datato 26 novembre 2020, prevede che le misure organizzative siano volte ad assicurare il mantenimento dei Livelli essenziali di assistenza, ed il trattamento delle patologie tempo dipendenti. Nello stesso tempo però, non vengono indicate né risorse, ne modalità, né i luoghi, elementi indispensabili di sicurezza e di trasparenza. Siamo quindi sicuri che verranno garantite?
Forse è sfuggito qualcosa, perché l’Ospedale Cardarelli quale centro HUB per la gestione Covid, con i vincoli logistici, strutturali e architettonici, dovrà progressivamente reclutare i posti letto per sommarli a quelli già attivi, in base all’andamento epidemiologico. Questo significa sovvertire la precedente Organizzazione, mettendo a rischio la salute dei pazienti con altre patologie. (Difficile sovvertire ciò che non esiste: qui per chi non crede, NDR). Nello stesso tempo l’ Asrem rassicura che anche con un ulteriore peggioramento del quadro epidemiologico, sosterrà ogni ulteriore sforzo organizzativo nell’interesse esclusivo dei cittadini e degli operatori sanitari e a tutela del diritto alle cure costituzionalmente garantita.
Le criticità dalle scorse settimane e soprattutto degli ultimi giorni, sia di operatori sanitari, in affanno nei loro turni, che di cittadini imbattuti al Pronto Soccorso, senza ricevere adeguate cure, poi trasferiti altrove mettendo a rischio la propria vita, ci deve far riflettere che forse l’esigibilità al diritto costituzionalmente garantito, ha da un po’ lasciato la nostra regione. Perché le criticità tra Ospedale e Territorio erano già esistenti e la pandemia le ha fatte emergere fortemente.
Nel Piano Operativo non è prevista la centralità del Territorio con forti Azioni di contrasto all’epidemia, logicamente attesa dai Cittadini, anche a seguito dell’incontro tra il Presidente della Regione e la Struttura Commissariale del 21 ottobre. Forse si è in ritardo, perchè la medicina territoriale non è un valore aggiunto, ma rappresenta l’esigibilità al diritto della salute. Decisioni non prese nel passato, di carattere organizzativo hanno evidenziato una strategia insufficiente verso i bisogni emergenti. Cittadinanzattiva chiede quindi che vengano adottate tutte le misure atte a salvaguardare la salute dei cittadini, e di fare una stesura dei protocolli tra i Professionisti della Salute, partendo dai Farmacisti, professionisti competenti impegnati sul territorio al servizio della collettività ed elemento indispensabile e necessario per tutta la popolazione, che porterebbe grossi sgravi al SSR. Per un’ulteriore adeguatezza nella stesura di protocolli, è necessario anche il coinvolgimento dei pazienti e della cittadinanza, anche per rafforzare il rapporto di fiducia, riducendo le distanze con informazioni trasparenti e univoche. Anche il governatore Toma è convinto che i cittadini percepiscono la Sanità Pubblica lontana dalle loro aspettative. E’ allora come ridurre questa distanza? Basta puntare su politiche coordinate e integrate tra Ospedale e Territorio. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia ci ha mostrato che gli interventi di Sanità pubblica sono fondamentali per lo sviluppo economico e sociale di un Paese e che la salute collettiva altro non è che la sommatoria del Benessere di ogni singolo cittadino Si ritiene indispensabile programmare sempre più in modo integrato e in termini di rete coordinata, tra le diverse strutture presenti nel Territorio e gli Ospedali, che se isolati tra di loro, e separati dal territorio, non possono rappresentare l’unica risposta ai nuovi bisogni dell’evoluzione epidemiologica. Questo il senso del Piano Nazionale Prevenzione che prevede il recepimento entro il 31 dicembre delle Regioni, e che auspichiamo sia già tra i lavori della Commissione per rimodulare e potenziare interventi adeguati nel breve periodo. Cittadinanzattiva inoltre invita la Regione a sollecitare l’implementazione delle attività di testing negli studi dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di libera scelta ed, ove non sia possibile, per la non disponibilità degli stessi, in alternativa, ad organizzare con i Comuni della Regione, iniziative rivolte alla popolazione per il mantenimento/incremento di un monitoraggio adeguato per la sicurezza dei singoli e della collettività. Valorizzazione di ruoli,, competenze,, integrazioni dei servizi e soprattutto consapevolezza sono l’idea che Cittadinanzattiva ha nel pensare il SSR, partendo dai bisogni della comunità.