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COVID: SU SEGNALAZIONE EPACA-COLDIRETTI INAIL RICONOSCIMENTO INFORTUNIO A OPERATORI SANITARI

Di Cesare Scalabrino

Nelle scorse settimane numerosi operatori sanitari che presentavano sintomi riconducibili al Covid sono stati posti in isolamento domiciliare, nell’impossibilità di effettuare subito il tampone a causa della situazione di difficoltà nello svolgimento di tali accertamenti. In questi casi, molto spesso, il datore di lavoro, anziché effettuare la segnalazione del possibile infortunio all’INAIL, si è limitato a porre il lavoratore in malattia.

Alcuni casi del genere sono stati trattati dal Patronato EPACA, convenzionato con il NURSIND, ed è stata richiesta all’INAIL la tutela retroattiva sin dal primo periodo di assenza dal lavoro, in quanto i sintomi erano assolutamente riconducibili all’infezione da coronavirus; l’INAIL ha accolto questa tipologia di segnalazioni consentendo al lavoratore di recuperare anche la parte economica che in caso di malattia, non viene riconosciuta.

Inoltre, il lavoratore, nel malaugurato caso in cui dovessero insorgere complicanze anche future collegabili all’infezione, avendo ottenuto il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro, potrà richiedere anche l’erogazione dell’indennizzo derivante dal danno biologico conseguente.

Con la circolare n. 13 del 3 aprile 2020 la Direzione Generale INAIL ha disposto nello specifico che: “Nell’attuale situazione pandemica, l’ambito della tutela riguarda innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio, aggravato fino a diventare specifico. Per tali operatori vige, quindi, la presunzione semplice di origine professionale, considerata appunto la elevatissima probabilità che gli operatori sanitari vengano a contatto con il nuovo coronavirus”.

È assolutamente chiaro quindi che in presenza di soggetti che svolgono la professione sanitaria e contraggono il virus, sussiste il diritto al riconoscimento dell’infortunio sul lavoro e qualora permangano situazioni di danno permanente, il diritto al riconoscimento del danno biologico conseguente.

Ciò può interessare anche coloro che hanno contratto il Sars-Cov2 in passato ed ora si sono negativizzati, ma considerando che nessuno potrà dire quali siano le conseguenze future di tale patologia, e quali eventuali postumi tale patologia potrebbe causare o concausare, è giusto ed è possibile denunciare di aver molto presumibilmente contratto il Coronavirus sul luogo di lavoro.

In taluni casi, infatti, il Covid ha portato a conseguenze molto serie, come fibrosi polmonari, totale perdita del gusto e dell’olfatto e per tali motivi avere il riconoscimento di un infortunio sarebbe utile per ricevere il giusto indennizzo in caso di permanenza di postumi invalidanti.

In materia d’infortunio derivante da Covid – 19, vige, come ben riportato nella circolare INAIL n. 13 del 3 aprile 2020, la presunzione semplice, quindi vi è la totale incertezza dell’origine e di quando l’agente patogeno è entrato a contatto con il lavoratore, ciò significa che l’onere della prova, per dimostrare che l’infortunio virulento non è stato contratto sul luogo di lavoro, è a totale carico dell’INAIL.

“Gli uffici del Patronato EPACA della provincia di Campobasso – ricorda il responsabile provinciale Epaca-Coldiretti, Leonardo Buonsignore – sono a completa disposizione al fine di garantire e tutelare i lavoratori che per mere questioni lavorative abbiano contratto il Covid. Si ricorda altresì – conclude Buonsignore – che la tutela infortunistica è estesa anche in caso del c.d. infortunio in itinere”.