Di Mario Ricca
A Mali Estremi, Estremi Rimedi!
Il Governo attualmente in carica è il risultato del fallimento dell’intera classe politica Italiana, che non è riuscita a far fronte alle reali esigenze del paese.
Silvio Berlusconi, con la sua scesa in campo, è stato colui che negli ultimi 18 anni, ha tenuto per maggior tempo il timone del paese, anche se non ha potuto decidere la rotta per diversi motivi legati a giochi politici dei quali è stato vittima.
Chi avrebbe dovuto contrastarlo, l’ho ha fatto in maniera spesso vile mediante il giustizialismo e la calunnia, mai in maniera efficace e costruttiva anzi, si può senza timore di essere smentiti affermare che Berlusconi ha mantenuto e mantiene la maggior parte dei suoi oppositori.
Una cosa secondo me va riconosciuta al cavaliere e personalmente glie ne sarò sempre grato.
Dopo l’attacco sovversivo portato al Paese dal giustizialismo con il “golpe tangentopoli”, l’asse del potere rischiava di spostarsi verso quella parte che nemmeno la guerra fredda da poco terminata ma della quale si avvertiva ancora il puzzo è riuscita a debellare.
La scesa in campo di Berlusconi è riuscita a arginare in parte questo pericolo, purtroppo solo in parte.
Ma oltre la gratitudine per aver impedito ai comunisti di prendere possesso del Paese, realisticamente tocca riconoscere che non si è dato seguito ai propositi e ai programmi e l’egemonia culturale mancina ancora detta legge nel Paese per cui, statalismo e assistenzialismo, cancri sociali che hanno portato l’economia italica sull’orlo del baratro non sono stati estirpati.
Qualche settimana fa, espettorai una farneticazione in seguito all’ascolto di una trasmissione radiofonica, (Folgorato Da Una Lettura), che mi ha fornito notevoli spunti di riflessione motivandomi ad approfondire quanto ascoltato e letto.
Un progetto politico a mio avviso degno come minimo di attenzione, sta prendendo forma, senza fare rumore, senza fomentare l’anti politica, basandosi su dati concreti, che ha come obiettivo un cambiamento che prima di essere politico, ha la necessità di essere culturale.
Plaudo e aderisco a questa iniziativa, (Fermare il Declino), spinto da concrete motivazioni, ritenendo possibile che si possa avere uno Stato che prima di essere autoritario possa e debba diventare autorevole.
Autorevolezza che va di pari passo con una credibilità attualmente inesistente.
L’attuale classe dirigente però è quella che meritiamo perché la politica come ho sempre detto è lo specchio del Paese e l’italiettano prima accetta di nutrirsi di pubblico e poi si lamenta per una pressione fiscale ai limiti della decenza che serve a finanziare assistenzialismo e statalismo, pressione fiscale barriera per gli investitori stranieri, mortificazione per l’italica produttività.
Uno Stato opprimente che non favorisce la crescita, incapace di gestire con criteri aziendali la pubblica amministrazione e che non tratta i cittadini da clienti ma da sudditi, motiva e secondo me giustifica l’evasione fiscale.
Una classe dirigente che al posto di occuparsi del concreto pensa a alleanze, denigrazione degli avversari e unioni gay, è vista giustamente con sospetto dai mercati e dai paesi virtuosi, italiettanamente ritenuti responsabili del nostro declino.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
I forti, sono tali perché esistono i deboli.
La soluzione per crescere non è il lamento e l’invettiva su chi è più capace, ma saper creare presupposti per non essere deboli facendo venir meno i motivi per doversi lamentare.
Forse anche questa idea è utopistica, però sicuramente è un progetto di cambiamento che non cavalca il malcontento, che non fomenta le masse che sicuramente come giusto che sia non è imparziale, ma che fonda il suo essere sulla consapevolezza di problemi che esistono e che non si risolvono con grillina demagogia o vendoliano falso moralismo, ma con proposte concrete fatte da chi ha carte in regola per poterle mettere sul tavolo, progetto che se non appoggiato a scatola chiusa, andrebbe secondo me almeno ascoltato e letto, senza paraocchi ideologici.
D’altronde allo stato attuale, questo Paese non ha niente da perdere.
Intelligenti pauca!