Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria
(Video), Preso Da Internet Da Vittorio Venditti
Finalmente Ci Siamo
Certe volte il mondo è strano: dare a chi è di destra la possibilità di recensire un disco prodotto da esponenti dell’ultrasinistra… sembrerebbe una punizione divina, in realtà è solo l’esaltazione della vera amicizia fra uomini che va spiegata, prima del verdetto. I Fatti:
Gambatesa, sedici agosto. – Mentre si cerca di proporre qualche diversivo per provare a ravvivare il mortorio, già morto di suo, ma accentuato dalla presenza subdola del ‘Coviddi’, (qui e qui i resoconti successivi di ciò che si è riusciti a mettere in piazza dopo quanto proposto prima di ferragosto), chi scrive ed i suoi pochi amici gambatesani, come api morte, in attesa di chissà quale diversivo, fermi in piazza Riccardo, convinti che “Ha da passà ‘a nuttata”, vengono abbordati da Antonello Moffa, (da Riccia), produttore, nonché componente del gruppo tufarolo ‘Ammortizzatori Sociali’, già presente in gara al Festival della canzone dialettale molisana, (qui l’ultima kermesse), amico che con la naturalezza derivante appunto dall’amicizia, consegnando a chi scrive l’ultimo ‘Lavoro’ del gruppo, chiede se fosse possibile recensirlo. Il benpensante di turno esclamerà: “Ma Antonello è pazzo o ubriaco?” Forse, in quei momenti, tutte e due le condizioni avevano preso possesso di una persona che però, da vero amico, nel rispetto delle idee di chi, pur non condividendo, considera sacro l’altrui pensiero, gli ha voluto affidare quanto prodotto perché ritiene che la politica potrà anche dividere nel pensare, ma non sarà mai possibile che sovrasti l’amicizia ed il rispetto, Bandiera di chi ha la testa non solo come divisorio per le orecchie. L’ovvio risultato di quest’inciso è che il breve incontro termina con l’ottenimento, da parte del petente, della promessa che prima o poi la richiesta sarebbe stata esaudita. Il momento è arrivato e dunque: il disco è piaciuto?
Va detto innanzitutto che gli ‘Ammortizzatori Sociali’, con le loro esibizioni, rispettano a pieno il loro nome di battaglia. Con le denunce che propongono, cercano, a loro modo, di ribadire quanto si vive, nel bene o nel male, soprattutto in tema di immigrazione/emigrazione, ricordando ad ognuno che l’uomo, volente o nolente, vive in toto la medesima condizione; insomma: siamo tutti nella stessa barca. Ascoltando i dodici brani nei loro quarantatré minuti di musica ben eseguita ed altrettanto professionalmente registrata, sembra di rivivere quanto proposto da complessi simili, ma sicuramente più affermati, esempio: i 99 Posse. Il limite di questo modo di denunciare però, sta nell’esser spesso troppo martellante e ripetitivo, per cui, a lungo andare, l’ascolto di quanto per altro è legittimo da dichiarare, imposto secondo questo schema, stanca ed ottiene l’effetto contrario, sminuendo un messaggio a suo modo Importante e riducendolo al rango di qualcosa che ‘Sempre La Stessa Solfa, Mai Una Proposta Concreta Di Soluzione Al Problema’, “tipico dell’estrema sinistra”, dirà chi vuole stroncare tali interpretazioni.
In definitiva: Il gruppo è valido e non certo perché composto da amici; questi sanno suonare bene e cantare discretamente e difficilmente ciò può venir confutato, se chi ascolta ha un minimo di dimestichezza con ‘L’Arte Dei Suoni’, per i profani: la Musica. Va detto però, senza alcuna scusante e soprattutto con la massima serenità, che i Nostri dovranno scrollarsi di dosso quella ripetitività che sminuisce il loro Lavoro e lo relega a qualcosa di superficiale, risultato che non è ciò che merita l’impegno alla base di quanto si può ascoltare, magari comprando il disco appena recensito.
Ad Maiora.