Di Marco Frosali
Sabato 25 Luglio. – Settimo giorno di vacanza…purtroppo ogni cosa bella dura poco e così, alzatomi alle otto, inizio a ricomporre i miei bagagli e smontare la tenda con molta calma, dato che il ritorno a Roma non sarà lunghissimo. Fortunatamente la tenda è asciutta, ma i guanti, il casco e il mio foulard sono ancora umidi, così li poggio a terra al sole che sembra già bello caldo, ma mentre sono al chioschetto a fare l’abbondante colazione, dei nuvoloni neri rioscurano tutto destando in me una certa preoccupazione: vuoi vedere che anche oggi piove e non vedremo nulla?
Terminata la colazione, pago il conto della stessa e quello del camping per un totale di novantotto euro ad Alessandro (che nel primo resoconto ho chiamato erroneamente Stefano) e Zura, ringraziandoli per la loro cortesia ed ospitalità, ma congedandomi a modo mio: “Novantotto euro per un cornetto e cappuccino, ma è un’indecenza! Non metterò più piede qui…non c’è nemmeno il campanile di Piazza San Marco a giustificare il conto!!”, ma Alessandro capisce il tono ironico e mi risponde da par suo: “Ah, ma se aspetti, più tardi il Sindaco inaugurerà l’Arco della Ricostruzione per commemorare le vittime del terremoto!”, una porta decorata posta proprio sulla spiaggia, oggetto che non capivo cosa fosse, ma devo declinare l’invito: l’ho vista e, per dirla alla Fantozzi…ci siamo capiti!
Tornato dal Rondone, sistemo i bagagli
e con un po’ di apprensione dovuta al tempo incerto, ci avviamo di nuovo ripercorrendo la stessa strada di ieri con tutta tranquillità, godendoci il paesaggio e arrivando a Sarnano dove stavolta un pallido sole mi convince ad andare a fare un giretto al centro.
Percorrendo i caratteristici vicoletti del centro davvero belli da vedere, giungo nella parte superiore del paese, Piazza Alta,
da dove svetta il bel campanile della Chiesa di Santa Maria di Piazza che domina il borgo dall’alto giustappunto.
Ripartiti da Sarnano, passiamo di nuovo da Amandola e Comunanza, raggiungendo e oltrepassando Montefortino;
da cui ci inerpichiamo attraverso una strada molto panoramica e curvosa che costeggia i Monti Sibillini,
ma che nell’ultimo tratto diventa leggermente sterrata e che ci conduce alle stupende Gole dell’Infernaccio. Io e il Rondone non arriviamo proprio al parcheggio in fondo, ma ci fermiamo poche centinaia di metri prima lungo la strada, in quanto ho scorto una specie di spazio su una sporgenza sul crepaccio, raggiungibile camminando circa cinquanta metri a piedi sulle rocce, dalla quale la vista merita sicuramente!
Non posso di certo scendere nelle gole con il mio abbigliamento, ma parecchia gente le sta visitando, visto che avvicinandosi, dovrebbero essere visibili anche delle cascatelle formate dai ruscelli che scendono a valle.
Prima di ripartire, un’altro selfie col Rondone
e poi via, di nuovo per strada sempre attraverso i bei paesaggi montani dei Monti Sibillini,
fra i quali scorgo anche il Monte Sibilla, che deduco dia il nome alla catena montuosa oltre che al delizioso amaro che sto portando con me. Si narra però che il suo nome sia dovuto ad una misteriosa Sibilla che abitava l’omonima grotta nei pressi della cima.
Piano piano giungiamo a Montegallo, altro centro danneggiato dal sisma del duemilasedici, anche se diverse case sembra abbiano retto e siano state ristrutturate pur parendo disabitate, ma la chiesetta locale di San Bernardino
è transennata all’ingresso e la presenza di una grossa gru sul retro mi ha indotto a credere che sia in fase di restauro.
Proseguendo per strada, giungiamo al cospetto del Monte Vettore
e iniziamo a scendere verso la SS4 Salaria, facendo appositamente tappa nella distrutta frazione di Arquata del Tronto, Pretare, dove c’è il ristorantino “Il Rifugio degli Alpini”, proprio in prossimità della strada, dentro una specie di container anche se dovrebbe essere un prefabbricato, poiché il locale precedente, sito sul Vettore, è stato danneggiato gravemente dal terremoto.
Essendo le tredici e trenta, mi fermo per un pranzetto al volo composto solo dal primo (e che primo!), acqua, caffè e un antipastino offerto dalla casa
al modico prezzo di nove euro!
Terminato il pranzo, lasciamo la desolazione di questa zona rasa al suolo, ma con tanta voglia di fare per risollevarsi e ripartire nonostante le lungaggini della burocrazia, e ci immettiamo sulla SS4 Salaria, dove man mano che ci avviciniamo a Roma, soprattutto dopo Rieti, le temperature iniziano a divenire insopportabili costringendomi ad un paio di soste per dissetarmi e farmi passare la più che ovvia papagna, in modo tale che alle sedici e trenta in punto, dopo circa duecentocinquantasette chilometri, io e il Rondone facciamo rientro nella bollente Roma.
Dopo aver scaricato i bagagli, riconduco il Rondone nel garage dove Sara era in trepidante attesa e dove sistemo i trofei di guerra di quest’anno sulle borse da viaggio
e dove scatto una foto al contachilometri per il chilometraggio finale:
trentasettemilaquattrocentoquarantaquattro i quali, decurtati dei trentacinquemilaottocentoquarantasei iniziali e considerato uno scarto medio del dieci per cento del contachilometri, mi hanno regalato all’incirca millesettecentocinquantasette chilometri di pura goduria, attraversando senza problemi una regione che non conoscevo a fondo e che offre un’ampia varietà di paesaggi, passando dalle montagne, ai laghi, alle gole, alle colline, alle campagne per giungere fino al mare, ma anche attraversando borghi veramente interessanti da vedere, perdendoci più tempo di quello che ho vissuto io lì, dato che offrono veramente di tutto: dal trekking alle escursioni a piedi o in mountain bike, dai bagni nel lago a quelli nel mare, aree camper e sentieri a gogo, posti incantati come le grotte e le gole di Frasassi e quelle del Furlo, città d’arte e borghi medioevali a perdita d’occhio! D’altra parte, parecchi paesi da me visitati sfoggiano il cartello di ‘Uno dei Borghi più belli d’Italia‘. A livello di cibo mi sono trovato veramente bene, mangiando molto e spendendo poco, in quanto ad ospitalità, sono stato trattato quasi come uno di famiglia!
Il mio giudizio finale è una promozione a pieni voti, ma con una pecca: mettete meglio i segnali stradali, soprattutto agli incroci, perché le indicazioni spesso sono posizionate in modo tale che chi viene dalla parte opposta non le legge!!! A meno che uno non sbaglia strada o, alla peggio, non si debba distrarre col rischio di provocare un’incidente… Comunque mi sono promesso di tornare e visitare altri posti che per mancanza di tempo non ho potuto ammirare.
Per i curiosoni che mi hanno chiesto quale minerale avessi comprato a mio padre…un appassionato di vigna non può non essere esperto di solfato di rame, meglio conosciuto come ‘pietra turchina’.
Chissà se apprezzerà?
Col dubbio Amletico che si chiarirà fra qualche giorno, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo giro!