Di Marco Frosali
(Audio), Di Vittorio Venditti
Giovedì 23 Luglio. – Ormai siamo già al quinto giorno di vacanza…il tempo vola! Dopo la classica colazione abbondante ed essermi preparato, io e il Rondone partiamo alle nove e mezza per una bella visita alle famosissime Grotte di Frasassi.
Passando da Camerino, Matelica e Cerreto d’Esi giungiamo nella ‘terribile’ Fabriano, dove mi aspettavo di trovare indicazioni per le grotte, o per lo meno per Genga dato che sono abbastanza vicine. Invece di indicazioni a Fabriano non ne abbiamo visto nemmeno l’ombra, imboccando di nuovo la SS76 in direzione Ancona e uscendo dopo pochi chilometri a Genga, ritrovandoci quasi subito nell’ampio parcheggio adiacente al piazzale della biglietteria,
pieno di negozietti di souvenir, minerali e chioschi ristoro,
dove, dopo aver posteggiato il mio fido compagno di viaggio, mi metto in coda per acquistare un biglietto (che intero costa diciotto euro): era rimasto l’ultimo disponibile per il turno di mezzogiorno ed erano le undici e mezza:
Bucio…!
Dopo un breve giretto per i vari negozietti dove ho acquistato due calamite souvenir, più un minerale a ‘sorpresa’ per mio padre (esperto proprio di quel minerale!), alle undici e cinquanta arriva la navetta che carica il nostro gruppo e si avvia verso le belle Gole di Frasassi,
dove c’è l’ingresso delle grotte.
Dopo averci preso a tutti la temperatura e sincerati che tutti indossassimo la mascherina, arriva la nostra guida e inizia l’escursione. Una ventata di aria fresca a circa quattordici gradi ci investe piacevolmente e dopo aver percorso un tunnel di circa cinquanta metri, ecco lo spettacolo di quello che ci attende: una lunga serie di stalagmiti, stalattiti e concrezioni calcaree
delle più svariate forme e dimensioni,
fra le quali spiccano le stalagmiti giganti, alte fino a venti metri e delle quali una presenta un’impressionante somiglianza col profilo di Dante Alighieri, naso aquilino compreso!
Che sia entrato di qui per discendere negli inferi? Una roccia invece ha una notevole somiglianza con un’orso, ma gli speleologi l’hanno ribattezzata Orsa in onore alla costellazione dell’orsa maggiore in quanto utilizzata come punto di orientamento qual ora si fossero persi nella grotta.
Per quanto riguarda l’alto, si può osservare un piccolo bagliore proveniente da una fessura sulla volta della grotta, rappresentante la prima apertura effettuata dagli speleologi nel lontano millenovecentosettantuno, situata a circa duecento metri di altezza in una grossa cavità che, da come ci è stato detto dalla guida, può contenere addirittura il Duomo di Milano! (Fonte Wikipedia)
Sempre in alto (ma in foto non è molto chiara) c’è una stalattite che pende proprio sopra le teste dei visitatori, lunga circa sette metri e situata ad un’altezza di settantacinque metri, detta ‘Spada di Damocle’.
Dopo circa un’ora e mezza di meraviglie e difficoltà dovute alla mancanza di ossigeno, acuita dall’uso delle mascherine, usciamo dalle grotte e torniamo allo scoperto. La navetta riconduce il gruppo al piazzale della biglietteria dove divoro un classico panino con la porchetta, prima di recuperare il Rondone e dirigermi verso le gole di Frasassi, dove ho visto poco prima nel piazzale le immagini di due manufatti molto particolari: il Tempietto del Valadier e l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa poco distanti dalle grotte.
Posteggiato di nuovo il Rondone inizio ad inerpicarmi a piedi per un ripidissimo sentiero da cui la panoramica delle gole è spettacolare.
Dopo una scarpinata di circa settecento metri, metà dei quali molto ripidi, raggiungo i due manufatti, costruiti all’interno di una grossa cavità fra le rocce.
Terminata la breve, ma faticosa visita, piano piano affronto stavolta la ripida discesa e mi ricongiungo al Rondone, sotto la protezione della statua di Papa Leone XII che commissionò il tempietto all’Architetto Giuseppe Valadier (da cui prese il nome) nel milleottocentoventotto: (fonte Eremo di S. Maria infra Saxa e Tempietto del Valadier – Genga (AN)).
Sono le quindici, per cui prima di fare rientro al camping c’è tempo di visitare qualche altro posto e in base ad alcune indicazioni carpite al gestore del camping stamattina, consultato google maps noto che Cingoli è a circa quarantacinque chilometri dalle Gole di Frasassi, così io e il Rondone prendiamo verso quella direzione, passando nei pressi di Cupramontana, Apiro e vicino al lago artificiale di Cingoli per l’appunto,
dove arriviamo verso le sedici, perdendo tempo nel posteggiare un po’ distanti dal centro, salvo poi rischiare con l’entrare, sia pur di poco, in una zona vietata all’accesso ai non residenti per parcheggiare di nuovo a ridosso della porta di ingresso al centro storico.
Lasciato il Rondone, mi avvio nel bel centro storico del paese
per arrivare al famoso belvedere dal quale si gode di una visuale sconfinata sulle Marche, tanto da dare al paese l’appellativo di “Terrazza (o Balcone) delle Marche”.
Sul lungo muretto, un’altrettanto lunga mappa visiva in cui sono segnati i nomi di tutti i paesi/città visibili da esso: io ne ho contati ben quarantasei!
Gambatesa non è da meno, visto che da Largo Castello vediamo la Puglia e il Molise, con Pietracatella, Macchia Valfortore, Celenza Valfortore, Carlantino e San Marco la Catola…e se non fosse per le montagne di fronte, vedremmo anche il resto! NDR. La differenza numerica di ciò che è visibile e quella del flusso turistico in entrambe le zone la dicono lunga su chi vince e dà da vivere. Se poi vogliamo spianare le montagne…). Con la statua del Comandante Militare della Repubblica Romana Tito Labieno, originario di Cingoli, condottiero che contempla lo spettacolare panorama,
saluto questo borgo e torno dal Rondone per avviarci insieme e fare ritorno al camping, passando da Sanseverino Marche (che a vedere meriterebbe una visita in futuro), Matelica e Camerino, da dove deviamo di nuovo verso Muccia per tornare al supermercato, aperto stavolta, dove trovo anche Barbara e il marito intenti a fare la spesa, ma dove riesco ad acquistare finalmente due bottiglie di amaro Sibilla…e vai! Daje! E annamo!
Tornati al camping alle diciotto e trenta metto il Rondone a riposo ringraziandolo per questi centottantatré chilometri senza problemi, mentre io mi fiondo nelle chiare, fredde e dolci acque del lago di Fiastra per il consueto bagnetto di fine giro!
Dopo di che, cena consueta al Sasso Bianco, dove Barbara stavolta mi delizia con Tonnarelli al ragù misto, arrosto di vitella, oltre ad acqua, vino rosso e liquore Sibilla a ventiquattro euro.
Il dopocena è una lunga chiacchierata col marito che mi riferisce che il turismo, col terremoto, secondo lui è aumentato. Il problema è la mentalità delle persone del luogo che non sono in grado di valorizzare come dovrebbero un posto come questo, discutendo talvolta con i turisti. Se però i turisti sono come certa gente che ho visto, i cui figliuoli di nemmeno dodici anni schiamazzano a parolacce e bestemmie senza che nessuno intervenga, le scaramucce sono più che giustificate: certi cafoni dovrebbero restare nelle proprie case! Per quanto riguarda la mentalità un po’ chiusa, do ragione al marito di Barbara, in quanto è tipica delle zone montane…ne sappiamo qualcosa! Ma non è assolutamente da confondere ne con la maleducazione, ne con la scarsa accoglienza: diciamo più che altro diffidenza!
Salutato il signore del quale non ricordo il nome, torno in tenda e salutato a mia volta dal micio del campeggio che facendo le fusa mi si arrampica sulle spalle conficcandomi i suoi artigli nella carne (‘tacci sua!)
alle ventitré e trenta vado a dormire in vista del giro di domani assieme a due ex componenti della Zoccola Dura del Guzzi Club Roma: Mario “Er Barone”, ormai trasferitosi a Grottammare da circa due anni, e Rosario che invece si trova in vacanza ad Alba Adriatica con la sua compagna.
Sicuramente il Barone ci porterà in qualche posto interessante!