Di Marco Frosali
La seconda notte scorre abbastanza tranquillamente e così, svegliato dal cinguettio degli uccelli di prima mattina, dopo un po’ che sono rimasto avviluppato nel sacco a pelo, mi alzo alle otto e vado a fare colazione col classico mega cornetto alla nutella e cappuccino in modo tale che dopo essermi lavato e vestito salgo in sella al Rondone, ma noto che il bauletto balla un po’ troppo. Controllo bene le viti, ma mi accorgo che ben due su cinque si sono spaccate con le vibrazioni. Breve sosta al locale ferramenta dove ne compro un po’ per stare tranquillo e dove, al momento di ripartire, un vecchietto uscito dal vicino bar mi fa i complimenti per la moto: “Queste sono le migliori moto del mondo!” Sarà un Guzzista anche lui?
Ci incamminiamo sulla strada che da Fiastra porta alla SS77 e, da qui, a Camerino, Matelica e Cerreto d’Esi, il quale aveva già catturata la mia attenzione per cui decido di fare un breve salto nel centro storico, anch’esso situato dietro mura medioevali dalle quali si entra da un portale accessibile tramite una rampa.
Subito mi ritrovo nella Piazza del Comune, dove è presente una bella fontana con una scultura raffigurante dei delfini
e l’imponente torre civica, detta anche di Belisario che, ad occhio, sembra leggermente pendente a destra se confrontata con il muro della casa adiacente.
Proseguo il giro nei vicoletti stretti del centro storico per circa un quarto d’ora,
dopo di che recupero il Rondone e, insieme, raggiungiamo la famigerata Fabriano. Stavolta non mi faccio fregare e imbocco la SS76 nella direzione giusta: Ancona! Lasciata la SS76 nei pressi di Moie iniziamo a percorrere belle arterie panoramiche che attraversano campi di grano nei quali era in corso la mietitura, vasti vigneti e campi di girasole, strade al momento percorse da pochi. Dopo circa un’ora di viaggio, arriviamo nel caratteristico borgo di Corinaldo, il cui centro storico è ben difeso da imponenti mura di cinta con bastioni, oltre che essere la città natale di Santa Maria Goretti.
Posteggio il Rondone davanti la porta di casa di una signora che gentilmente, mi dice che non dà assolutamente fastidio e che anzi, mi offre anche dell’acqua fresca, contenta che io visiti il paese! Mi incammino verso le mura
e oltrepasso la porta di ingresso
infilandomi nei numerosi vicoletti frequentati da un discreto numero di turisti.
In Piazza del Cassero trovo l’ufficio postale ed essendo a corto di liquidi, ne approfitto per prelevare qualcosa, ma l’ATM è coperto e mi tocca andare dentro, dove l’impiegata mi rivela che è fuori uso a causa di una rapina!
E’ ora di pranzo. Torno indietro e mi fermo al baretto a ridosso delle mura, dove mi rifocillo con un bel panino con cotoletta e maionese, acqua fresca e un buon caffè, prima di ripartire assieme al Rondone per la vicina Mondavio, distante circa dieci chilometri,
dove posteggio il Rondone a ridosso del centro storico, in un punto dove era possibile vedere il paese dirimpettaio di Orciano di Pesaro.
Alle quattordici e con una temperatura di circa trentaquattro gradi, in giro non c’era praticamente nessuno, per cui…solo me ne vò per la città! Subito mi trovo di fronte alla maestosa rocca roveresca, edificata da Giovanni della Rovere sul finire del XV secolo,
all’interno delle cui mura si sviluppano i vicoletti e le strade del centro storico.
Dopo una bella scarpinata con annessa gran sudata, decido di tornare verso il Rondone e d’iniziare a ritroso il percorso fatto fin ora, in modo tale da incamminarci per fare ritorno a Fiastra, ma prima decidiamo di fermarci a visitare un interessante paese adocchiato lungo la strada mentre andavamo a Corinaldo: Ostra Vetere. Anche questo borgo ha il proprio centro storico racchiuso da mura di cinta, al quale si accede e si esce attraversando alcune porte,
dalle quali si sviluppa la classica ragnatela di stradine e vicoletti caratteristici,
che spesso conducono alla piazza principale,
dove è possibile ammirare opere architettoniche veramente interessanti e belle da vedere, come in questo caso!
Recuperato nuovamente il Rondone, maciniamo un’altra ventina di chilometri e raggiungiamo la vicina Jesi (senza la L!) ed anche stavolta, vado a fare un salto veloce nel centro storico a scoprire qualcosa di interessante,
ma complice il caldo, l’orario (erano le sedici), il fatto di dover tornare al camping e la voglia di rinfrescarmi nelle fresche acque del lago, decido di fare marcia indietro, rinunciando per forza di cose a vedere il resto e tornare a recuperare il Rondone con il quale ci incamminiamo verso Macerata. Da qui, imbocchiamo la SS76 con la quale raggiungiamo Fiastra in poco più di un’ora e dopo duecentocinquantuno chilometri, in tempo utile per poter fare un bel bagnetto prima del tramonto del sole.
Rigeneratomi col bagnetto e fatta la doccia, anche stasera mi dirigo sicuro verso il ristorante del Sasso Bianco, cambiando menù anche stavolta: tagliatelle al ragù di lepre, bisteccona di vitello ai ferri con bruschetta e insalata mista, oltre a mezzo litro di acqua, un quarto di vino e l’immancabile amaro Sibilla
che mi saziano al modico prezzo di tremtadue euro.
Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con la proprietaria dell’hotel ristorante, Barbara, relativamente alla questione turismo, che dopo il terremoto e il coronavirus è comunque ripartito tra alti (soprattutto nei week end) e bassi, alle ventitré vado a riposare per affrontare al meglio la tappa dell’indomani!