Di Marco Frosali
Giro In Etruria
Dopo il break della scorsa settimana quando ho avuto il piacere di tornare in sella a Sara, riecco il turno del Rondone, pronto a volare di nuovo!
Domenica quattordici Giugno. – Il tempo non sembra proprio il massimo e, anche se le previsioni non portano pioggia, io non mi fido e decido di partire con i pantaloni e le scarpe antipioggia in gore-tex.
Alle nove e mezza dunque, dopo aver preso il classico panino con porchetta e bottiglietta d’acqua al chioschetto di Largo Preneste, io e il Rondone partiamo imboccando il Grande Raccordo Anulare. Da qui, proseguiamo sulla Cassia bis facendo una breve sosta a Sutri, da dove ripartiamo attraversando la rigogliosa campagna,
raggiungendo la sempre bella Tuscania; da qui passiamo dai piccoli centri di Arlena di Castro,
Tessennano e Canino, quest’ultimo noto centro oleario, per giungere presso l’antica città etrusca di Vulci, dove parcheggio il Rondone nelle immediate vicinanze del Castello della Badia
risalente al dodicesimo secolo e immortalato in molte pellicole cinematografiche, come ad esempio il mitico ‘Attila, Flagello di Dio’, dove venne messo a ferro e fuoco dagli ‘Sbabbari’ capeggiati da Diego Abatantuono! Il Castello però, al contrario del film è circondato da un fossato dove è presente acqua, profonda ad occhio almeno un metro,
drenata da una piccola apertura laterale che sfocia nel fiume Fiora, che scorre nelle gole sottostanti,
le cui estremità sono messe in collegamento tramite l’antico ponte della Badia, detto anche ‘Ponte del Diavolo’, la cui conformazione ricorda molto quello di Borgo a Mozzano dove sono passato diverse volte con Sara.
L’accesso al ponte, così come il castello, sono chiusi al pubblico per lavori di restauro.
Soprattutto il ponte, danneggiato durante l’alluvione del duemiladodici!
Peccato che dopo otto anni ancora non vengono terminati i lavori!
Ci vorrebbe un sotterfugio per entrare, tipo quello utilizzato da Diego Abatantuono nel film per infiltrarsi nel castello con i suoi uomini: un somaro mannaro! Ma dove lo trovo?
Va beh, comunque girando attorno al castello trovo un angoletto con un belvedere niente male del castello, il ponte e le gole sottostanti:
dove incontro un gruppetto di quattro motociclisti Ternani: tre guzzisti V7 III muniti e un ducatista che mi da le indicazioni relative al perchè della chiusura di cui ho scritto più su.
Vulci però non è solo il castello e il ponte: è presente infatti anche un sito archeologico con necropoli e resti dell’antica città che si possono raggiungere anche con vari sentieri presenti, ma io non essendo attrezzato per fare lunghe scarpinate (stivali e pantaloni antipioggia) opto per andare verso altri lidi!
Recuperato il Rondone e salutati i motociclisti Ternani, ci incamminiamo verso Montalto di Castro
e svoltiamo verso Tuscania,
dove poi imbocchiamo la strada che porta a Tarquinia, trovando un piccolo spiazzo all’ombra di un grosso pino nei pressi di una strada di campagna, dove io e il Rondone ci acquartieriamo per la pausa pranzo, all’ombra e al fresco di un gradevole venticello!
Dopo circa mezzora di riposo, io e il Rondone partiamo alla volta di Tarquinia,
dove posteggiamo a ridosso delle mura del centro storico e, mentre il Rondone riposa, io mi addentro nel centro storico giustappunto, che conosco discretamente, visto che venivo spesso qui durante il periodo di leva.
Nei pressi del primo belvedere, ristrutturato rispetto a come lo ricordavo, prendo un buon caffè al vicino baretto prima di proseguire il giro per le viuzze del centro, passando attraverso un vicoletto dal nome particolare:
dal quale sbuco nel retro del palazzo comunale
e da dove seguendo le indicazioni turistiche interattive,
nelle quali, inquadrando un codice QR con lo smartphone ricevi tutte le indicazioni relative a quel monumento, raggiungo l’antica chiesa di San Pancrazio,
e la particolare Via delle Torri, nella quale ne sono presenti ben sei, oltre alla chiesa e al palazzetto di Santo Spirito.
Continuando il giro giungo al belvedere della Ripa, dove si gode di un altro bellissimo panorama stavolta verso il mare
e verso l’antica Chiesa di Santa Maria in Castello e l’omonima torre.
Attraversato l’arco e il passaggio di Porta Castello,
giungo nel piazzale antistante la Chiesa e la Torre di Santa Maria in Castello.
La Chiesa, in stile romanico e risalente al dodicesimo secolo, ma sconsacrata nel millecinquecentosessantasette è aperta e quindi visitabile, per cui faccio alcune foto all’interno
e altre all’esterno, su una terrazza situata sul retro della chiesa, dalla quale si gode di una bella visuale.
Uscito dalla chiesa dove faceva un fresco davvero piacevole, torno verso il parcheggio, potendo fotografare anche il duomo di Tarquinia intitolato ai Santi Margherita e Martino.
Recuperato il Rondone, lasciamo insieme Tarquinia e ci dirigiamo verso l’Aurelia Bis,
per prendere la Cassia a Vetralla e far rientro a Roma alle diciassette, dopo circa trecento chilometri percorsi senza troppi affanni.
A conclusione della giornata, al Rondone il meritato riposo nel nido e a me un bel gelato al gusto di mango, menta e frutti di bosco come giusto premio:
prima di fare dieci chilometri di corsa, per par condicio nei confronti del Rondone!
Al prossimo giro!