Di Vittorio Venditti
Questa Volta Sì, E Nel Modo Più Schettino
Conosci bene la mia posizione nei confronti della politica così come sai perfettamente ciò che penso della magistratura.
Pensiero univoco che rispetta la par condicio:
Sono ambedue da buttare, senza ripensamenti.
Quando queste due forze contrarie ad ogni senso etico si scontrano però, in me s’insinua un dubbio:
Restare a guardare compiaciuto su come si azzuffano o avere paura delle reazioni collaterali?
Generalmente in me prevale la prima delle due opzioni, visto che la seconda, (la paura), è qualcosa che non tocca i pazzi, proprio per la loro natura, poi, perché nell’eventualità la seconda opzione dovesse concretizzarsi con qualche forma che toccasse i miei interessi, considerato che ciò significherebbe automaticamente che non esiste più il patto che regola la convivenza, denominato Stato e che di conseguenza ogni azione diverrebbe lecita, io risolverei il problema alla radice, mettendo in pratica la legge di Don Vito Cascio Ferro, vale a dire quella che permette a chi ne è capace di salvaguardare i propri interessi, tenendo in considerazioni alternative il resto del mondo e facendolo in religioso Silenzio.
D’altra parte, perché uomini d’Onore (ovviamente definiti dallo Stato “Criminali”), come il predetto Cascio Ferro per la Mafia, o il precedente Don Liborio Romano (politico , vista la “convenienza” per lo stesso Stato) per la Camorra, sono stati in grado di fare e far rispettare Patti con l’allora Stato, inteso come Regno Sabaudo?
Don Vito, ha saputo tenere bene le redini della Sicilia durante la prima metà del novecento, nonostante l’imperversare del Prefetto di ferro che alla fine lo ha arrestato, (quel Cesare Mori che null’ha a che vedere con l’attuale generale Mori, probabilmente parenti fra loro, ma con capacità d’azione abissalmente differenti)
Si deve invece a Don Liborio Romano, la conquista di Garibaldi del regno delle due sicilie, che non è stata altro che un’annessione concordata, fra lo Stato piemontese, diretto dagl’ipocriti Vittorio Emanuele II e Camillo Benzo di Cavour, ed il capo-Camorra Don liborio Romano, per l’appunto, accordo scaturito da un patto segreto che, estromesso Franceschiello, avrebbe dato ai piemontesi, (spalleggiati segretamente dai colonialisti britannici), il dominio sulle miniere di siculo zolfo, mentre ai notabili napoletani, (Don Liborio in primis), questo Patto avrebbe fornita la meritata possibilità di rifarsi una verginità, andando a riposare nel regio parlamento per il resto dei loro giorni.
Ma lì… non c’era nessun Ingroia ad indagare…
Per inciso:
Se andiamo a guardare la fine di questi personaggi, scopriamo che più ci avviciniamo ai nostri tempi, più le capacità imprenditoriali e di comando vanno scemando, di pari passo con il crescere di certi “indagatori”.
Se don Liborio, fatto il “Patto” con Vittorio Emanuele II, (Tramite Garibaldi, per carità!), ha terminato i suoi giorni fra feste e decisioni politiche, al parlamento di Torino prima e così via, fino alla morte, Don Vito, dopo aver consegnata, (si fa per dire), la Sicilia alla forza del prefetto di ferro, è morto, dimenticato, nel carcere di Pozzuoli, d’inedia.
Che fine farà Bernardo Provenzano?
Quanto gli costerà il mancato silenzio dei suoi “soldati”?
E Matteo Messina Denaro?
Dovesse capitare a me di essere arrestato, una cosa è certa: Non Morirò d’inedia, essendo in grado di mangiare crudo l’eventuale giudice che volesse condannarmi.
Sarei ben felice di fare la parte del conte Ugolino ed affondare i denti in testa al novello arcivescovo Ruggeri.
Mi leverei parecchie soddisfazioni!
Detto questo, veniamo alla ragione madre dell’odierno disturbo.
La prematura morte del consigliere della presidenza della Repubblica, il magistrato Loris D’Ambrosio.
Quest’uomo, da mezzi di comunicazione di massa e loro mandanti, (i siculi, ma solerti magistrati), è stato trattato come un mobile antico, quando viene attaccato dai tarli;: è stato lentamente mangiato nella sua anima, tanto da costringerne il corpo a cedere definitivamente.
A me, non è dato sapere quali fossero le reali colpe di quest’uomo, pur sempre un giudice, appartenuto all’ente che fino alla morte (e credo anche oltre), lo ha attaccato e lo attaccherà, utilizzando il metodo oggi tanto di moda, quello di comunicare centellinandole a mestiere, certe informazioni che dovrebbero essere dirette, a mezzo stampa.
Insomma: Un metodo schettino, ovvero da codardi della peggior risma.
Ricordo a me stesso, che tempo a dietro, sono stato vittima dello stesso trattamento.
Io però, a probabile differenza del D’Ambrosio, non avendo commesso nulla di illecito, anzi, avendo ragione d’agire, mi sono difeso con le loro stesse armi, e continuerò a farlo senza pietà alcuna, qualora ci dovessero riprovare.
D’Ambrosio, (che prima di essere consigliere del presidente della Repubblica è stato un uomo come me), o non ha avuta questa forza, (ed è la pecca di tutti coloro che hanno un potere in terra, o, comunque, stando da tempo in luoghi di potere, si sentono in una botte di ferro), o, avendo potere ed anche qualcosa da nascondere, non è stato in grado di utilizzare la Legge “Cascio Ferro”, amministrando la cosa con andreottiana Volontà, ed ecclesiastico Silenzio, fino al naturale sgonfiarsi della sicula bolla.
Un ottimo commento lo ha fatto in merito chi ormai si occupa di tutto senza far niente, Vittorio Sgarbi, con quest’articolo:
il commento 2 Ombre sul Quirinale E la mafia se la ride – IlGiornale.it.
Io, dopo aver umilmente aggiunta la mia idea in proposito, non posso far altro che rimarcare l’assoluto dilettantismo praticato sia dallo Stato scaturito dalla cosiddetta seconda Repubblica, sia dalla moderna Mafia, troppo incline al facile profitto, molto meno al profitto vero.
In definitiva:
Se questi due enti al momento starnazzanti come le più stupide galline, avessero riflettuto sul da farsi seriamente, mettendo in pratica quel qualcosa che da duemila anni tiene viva la Chiesa:
1°: Si sarebbero avuti meno morti ammazzati, quindi, meno martiri;
2°: Probabilmente, per effetto di tal “Pax romana”, in molti, >(primi fra tutti coloro che contano, ma sia pur in minima parte, ne avrebbe tratto vantaggio anche il popolino), avremmo potuto continuare a vivere al di sopra delle nostre possibilità, così, come accadeva dalla metà degli anni ottanta al millenovecentonovantadue.
E nessuno sarebbe morto di crepacuore per colpa di “preoccupazioni”, insignificanti a livello “politico”.