Di Vittorio Venditti
(Audio), Dall’Archivio Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria E Marco Frosali
(Video), Preso Da Facebook Da “Il Silenzio Assordante” E Ritrasmesso Da “Il Segreto Di Pulcinella”
#ANDRA’ TUTTO BENE!!!
Ieri è stato annunciato il particolare della visita all’unico parrucchiere, ufficialmente ancora in servizio a gambatesa almeno in ‘chiaro’ ed oggi ne verrà proposto il resoconto con quel minimo di sarcasmo che in questi casi non guasta mai. I fatti:
Gambatesa, martedì diciannove maggio, ore sette pomeridiane, inizio di corso Roma: lì e nell’adiacente piazza Vittorio Emanuele, fra astanti, commercianti e passanti, una quindicina di persone erano vive a contemplare la desolazione o solo a transitare per tornare a casa com’è stato in tutto questo periodo, trascorsa l’ennesima giornata a lavorare i campi o comunque fuori paese. Dopo apposita prenotazione, cosa già ‘strana’ in un ancora sedicente borgo dove non c’è quasi più nessuno, chi scrive arriva a provare gli effetti del cambiamento e del ritorno alla normalità, almeno dal punto di vista dell’ordine personale, vietato, come tante altre cose, in nome del rispetto per il Prossimo e del conseguente ‘distanziamento sociale’, imposizioni derivate dall’affarismo imperante in questa prima metà del duemilaventi, tempo nel quale, per rubare soldi alla maggior parte della popolazione mondiale, in pochi ancora s’ingegnano perché non sazi di ciò che già posseggono. Fra i primi insegnamenti che chi vuol diventare giornalista riceve, c’è quello fondamentale di svolgere le inchieste facendolo sul campo e non per copia-incolla; per questo, chi scrive, mettendoci la faccia, anzi, in questo caso la testa, entra nell’esercizio che si occupa di ‘restaurare’ anche chi avrebbe bisogno di ben altro trattamento e ne trae ciò che serve per raccontare il proprio vissuto in argomento.
Mario era in attesa del cliente nel suo negozio che al rialzar della saracinesca post-Covid-19, di primo acchito appare rispetto al passato a dir poco spettrale, la puzza di disinfettante sostituisce prepotentemente le fragranze di sciampo e profumi del settore, facendola da padrona peggio che nella più zelante farmacia e quel tanfo, reale e metaforico, a seguire, farà ricordare tali luoghi dove, in nome di igiene e salute, si spillano danari in quantità pantagrueliche ai disgraziati che per improcrastinabile necessità, devono acquistare ciò che la morale ed il conseguente moralismo definiscono ‘cose essenziali per la vita di tutti’. Mario, in vistoso imbarazzo, invita a detergersi le mani offrendo l’apposito disinfettante, puzzolente ed appiccicoso, liquidastro che più che prevenire il coronavirus, uccide il cliente, tanto che quest’ultimo, a missione compiuta, al rientro a casa ha dovuto lavarsi seriamente le mani, non per le raccomandazioni’ dell’Istituto Superiore di Sanità, ma per estirpare quel fetore che sarebbe risultato ostico durante la successiva cena portata a termine da chi aveva appena scampato il pericolo di morire d’asfissia per troppo inutile e come si vedrà di seguito, più che pagato zelo. Poi il parrucchiere, sempre più con senso di quasi vergogna, ingiunge delicatamente al cliente d’indossare i guanti e la mascherina, strappando a chi ne è vittima la battuta che sostanzialmente ricorda che chi è lì, vi è per tagliare i capelli, al più la barba, ricevendo l’ovvia risposta: “Non è colpa mia!”, cosa che modifica il beffardo sorriso in una smorfia di rabbia, ovviamente diretta agli artefici di tal pantomima.
“Per favore, fammi i capelli quasi a zero, non per evitare tal condizione, ma perché a casa si arrabbiano se torno con la capa pelata!”, (come se normalmente poi non sia quasi così…), dice il cliente per stemperare un po’ quella tensione ‘ribelle’ che è difficile contenere; Mario esegue e nel mentre, discutendo del più e del meno, chi lavora, sempre ben concentrato, sapendo di parlare in amicizia, si sfoga sciorinando ogni nefandezza burocratica, patita per poter riaprire il negozio gambatesano, ma soprattutto quello attivo nel capoluogo di regione, la cui saracinesca, il fatidico giorno della riapertura, è stata alzata in ritardo per via della determina notturna predisposta alla bisogna da chi grida al Prossimo che si deve vergognare. Mario aggiunge che la burocrazia non è stata cattiva con lui più della ‘cultura’ gambatesana in tema di igiene e rispetto per le regole di gestione degli esercizi commerciali in questo periodo. Il Nostro, racconta che in un colloquio informale tenuto prima del diciotto maggio con altri negozianti operanti nel paesello, nel proporre la sanificazione certificata dei rispettivi locali, operazione da effettuare mediante un’unica ditta omologata alla bisogna, in modo da ridurre le spese a vantaggio di tutti, solo due operatori del settore bar e ristorazione hanno accettata la sua proposta, mentre altri, stando alle parole di chi ha narrata la disavventura, pensano proprio di evitare questa pulizia. L’esterrefatto interlocutore, nel riflettere, sorride ancora adesso nel pensare ad un paio di bar su quattro in Gambatesa-centro, a proposito della risposta data-non data sulla sanificazione, considerato il modus operandi in tema di quei gestori. In quei locali infatti, visto lo stato dell’arte, probabilmente anche il Covid-19 avrebbe difficoltà ad entrare, non per la personale perdita di reattività, ma per l’ambiente nel quale, imbattendosi, rischierebbe sicura infezione e conseguente estinzione.
Per inciso:
Fra giornalista e parrucchiere, nell’acquisire informazioni, (impicciarsi degli altrui ‘affari’),
Chi l’ha spuntata?
Terminata la ‘potatina’ bisogna pagare: chi ha ricevuto il servizio fa per prendere i soldi, vale a dire tutti gli spiccioli che erano riposti nel proprio portafogli dall’inizio di marzo per sbarazzarsene ed alleggerire la tasca, sapendo che Mario, fino a prima della serrata chiedeva sette euro a rapata. Il Nostro però, ora di euro ne vuole dieci e per amicizia fa lo sconto a chi vi sta rendicontando su questo primo assaggio di salasso, ricordando comunque che l’aumento del prezzo è dovuto, UDITE UDITE, al fatto che sanificazione, disinfettante, mascherine, guanti ed ulteriore impegno con spreco di tempo sottratto all’esercizio delle sue funzioni per sterilizzare volta per volta gli attrezzi da lavoro, sono a carico dell’esercente e non possono venir scaricati come materiale da consumo per l’esecuzione del servizio prestato al cliente, “Almeno per ora, così ha detto il commercialista”, chiosa Mario, per ora e per sempre, aggiunge il cliente, ricordando che gli italiani stanno pagando sui carburanti acquistati giornalmente ancora la tassa sulla guerra d’Etiopia perché nel ‘Bel Paese’, nulla è più definitivo del provvisorio.
Da Sette a dieci euro.
Normale inflazione?
Va detto che le profetiche e tante volte ripetute avvisaglie lanciate da queste pagine negli ultimi due mesi, forse perché non più occultabili, finalmente vengono accennate anche da testate sicuramente più rilevanti rispetto a quanto letto al momento, così com’è accaduto ieri di sentire proprio da mamma RAI attraverso i suoi TG, ma nessuno potrà mai nascondere la verità su chi ha avuta l’impertinenza di paventare quanto inizia ad accadere e piano piano crescerà di spessore e di gravità. Per ora, forse un po’ più bello di ieri, ma sicuramente più ribelle e sia perdonata la scurrilità, più incazzato del tempo precedente, facendo suo il detto secondo il quale “l’intelligenza è la capacità di adattarsi alle situazioni proposte dalla vita”, considerato che il politicamente corretto vuole che si dica l’esatto contrario di ciò che avviene, per chiudere quest’articolo, chi scrive ripropone soprattutto a chi lo invita a vergognarsi, la speranza tante volte udita in questi ultimi mesi: