Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), Di Marco Frosali
(Foto), Di Salvatore Di Maria E Prese Da Internet Dallo Stesso E Da Stefano Venditti
Ecco Perché A Volte Sarebbe Più Giusto #Stare A Casa
Uscire, fregare chi detta le regole, andarsene dal paese dove tutti non stanno in casa, ma non si deve dire perché ne soffre il politicamente corretto: E se questa soluzione crea ancora più stress? Se il rimedio fosse peggiore del male? I fatti:
Riprendere quanto scritto da queste pagine sui dettami governativi, regionali e locali a proposito di ciò che viene fatto passare per pandemia è arduo, per cui tutto è lasciato alla volontà investigatrice dei quattro lettori che ancora si ostinano a consultare queste pagine, qualora gli stessi non credano a quest’incipit. Il resto è cronaca spicciola che però la dice lunga su quanto scritto a proposito dello stare a casa, non solo dei gambatesani.
Ore sette antimeridiane di un giorno come gli altri, anzi no: di un giorno da maledire perché sprecato per andare a pagare le tasse, (quelle nazionali), obbligo per tutti, messo in pratica da pochi che per poter ‘esperire’ questa pratica, per altro, devono anche pagare altri danari, atteso che gli specchietti per le allodole che pretenderebbero di dire che il fisco è amico di chi lo foraggia, siano oggetti ai quali è meglio non avvicinarsi, per evitare di fare una brutta morte in bocca al gatto, ovvero allo squalo di turno.
Si parte e già per andare a prendere l’automobile facendo un po’ di mobilità dolce, per le strade secondarie di quella parte non prelibata di Gambatesa, s’incontra chiunque. Messa in moto e passaggio per la scorciatoia di via Piana san Nicola, dove altri veicoli transitano come nei giorni precedenti la cosiddetta ‘emergenza coronavirus’.
La SS 645, dopo due mesi di assenza, non è cambiata: il traffico è lo stesso dei giorni definiti della ‘Vecchia Normalità’ e nemmeno la frana che da queste pagine viene mostrata da una decina d’anni è stata sistemata… #RESTIAMO A CASA evidentemente nulla ha potuto contro l’imbecillità della politica a tutti i livelli professata.
Quasi a Campobasso e se non si viaggiava incolonnati, poco c’è mancato. Si entra nel capoluogo di una regione che non esiste e subito si vede il contrasto con la dura realtà di ogni giorno feriale che Dio comanda: macchine ed altri veicoli a spreco, passano a destra e sinistra, fregandosene anche di rispettare la segnaletica, ma questo è normale in tutte le città, figuriamoci in un paesone come il borgo definito “murattiano”. Il traffico esiste e come se esiste!
arrivati all’iniziale destinazione, ecco i primi problemi che portano a rimandare la definizione della pratica per dichiarare il reddito a data da destinarsi; altre incombenze burocratiche arrivano a far perdere due ore di tempo e per fortuna che almeno è stato possibile fruire della professionalità di chi stava lavorando per chi scrive perché diversamente, tutto si sarebbe concluso alle proverbiali calende greche.
L’emergenza ‘covid-19’, ai giornalisti ha regalato il privilegio di avere uno speciale permesso di circolazione, cosa che non è stata fino ad oggi utilizzata da chi scrive perché trovare qualcuno che fermi i viandanti, siano o meno essi ‘bulgari’, è un’impresa titanica: sarà forse per questo che girare per Campobasso è risultato ne più ne meno che come se si vivesse un normale mese di maggio di un anno qualsiasi. Il traffico delle ore di punta era presente e così è stato per l’entrare in più d’un supermercato per rifornire la dispensa che piangeva lacrime di vuota desolazione. Mascherina e guanti alle mani, le bestemmie ad ogni Dio e relativi servi si sono sprecate, ma di questo si tratterà nel raccontare la vita di un giornalista cecato che se Dio vuole ci vede meglio di diversi altri ‘colleghi’, costretti a dire “la verità” di chi paga loro la pagnotta.
I prezzi nei supermercati sono aumentati; la merce è sufficiente, ma di scarsa scelta e se ad esempio si desidera un tipo di pasta per cambiare il solito menu a base di spaghetti, penne, rigatoni e forse fusilli, si viene salassati come se si fosse al cospetto di una sanguisuga gigante in vena di fare allenamento e provare a sua volta ad ingrassare a dismisura. Mentre andava avanti l’acquisto e si udivano le lamentele e le preoccupazioni delle lavoratrici in loco che paventavano la Paura in Molise: nuovo focolaio covid per colpa di un funerale con espressioni più o meno colorite, più o meno assimilabili al commento di Marco che ha girato il collegamento ipertestuale appena proposto, “Però…hai capito l’inesistente regione? Cacchia cacchia, TOMA TOMA, sta per abbandonare l’ultimo posto della graduatoria a discapito della Basilicata!”, la mente vuota di chi vi tedia, rifletteva su quanto scritto a proposito del momento che si vive in Molise, cosa simile anche durante la seconda guerra mondiale se si rapportano i tempi e non si considera il passaggio del fronte, forse il momento più liberatorio nel vero senso della parola… Mai Dire Mai!
Verso l’una pomeridiane, lo stomaco iniziava a borbottare e ciò che si era acquistato, dalle confezioni, necessariamente doveva passare al consumo. Rapido rientro senz’alcun intoppo di sorta, scarico dei beni acquistati con cotanto salasso e tutti a tavola per dimenticare una normale giornata di un normale mese di un normale periodo che chi ci governa vuol far passare per ‘particolare’, probabilmente, anzi, sicuramente per ossequiare i poteri forti che per ora impongono questo ‘gioco’ al massacro, pazzia che non cambierà fin quando i ‘giocatori’ non troveranno di meglio con cui trastullarsi,
Sempre Che Si Resti ‘Armati’ Esclusivamente Di Tanta ‘Pazienza’.
Ecco Perché A Volte Sarebbe Più Giusto #Stare A Casa.