Di Stefano Venditti
XXXVI Mostra Mercato E Festival Internazionale Della Zampogna
Lunedì 23 luglio alle ore 11.00 presso la sede del consiglio regionale del Molise, in via IV Novembre a Campobasso è convocata una conferenza stampa di presentazione della XXXVI mostra mercato e festival internazionale della zampogna che si svolgerà a Scapoli dal 26 al 29 luglio.
Ospite d’eccezione dell’edizione targata 2012 sarà il musicista Hevia che terrà un concerto la sera del 29 luglio alle ore 21.30.
Alla conferenza stampa prenderanno parte, tra gli altri, il presidente del consiglio regionale del Molise, Mario Pietracupa, il sindaco di Scapoli, Renato Sparacino e il coordinatore regionale de I Borghi d’Eccellenza del Molise, Maurizio Varriano.
Stante la valenza del festival si invitano tutti gli organi di stampa locali a presenziare alla conferenza stampa con una propria rappresentanza.
Il Festival: Un evento davvero speciale
(Di Antonietta Caccia, Presidente dell’Associazione Culturale “Circolo della Zampogna”)
Vetrina, motore, luogo di scambio, il Festival di Scapoli ha occupato un ruolo strategico nel momento in cui uno strumento musicale come la zampogna rischiava di scomparire o di restare confinato in un ambito d’interesse riservato pressocchè unicamente agli etnomusicologi e a pochi appassionati.
La manifestazione, nata nel 1975 come Mostra Mercato, venne integrata nei primi anni ’90 con un Festival di respiro sempre più internazionale che, facendo giustizia di una visione riduttivamente folcloristica della zampogna e del suo contesto di appartenenza, ha sdoganato questo antichissimo e tutt’altro che modesto strumento musicale, da un lato recuperandone autenticità, valore e ruolo nell’ambito della cultura popolare tradizionale, dall’altro rendendolo attraente per il gusto e la sensibilità musicale del nostro tempo.
In altri termini, lo ha attualizzato senza tuttavia fargli perdere la propria anima e le proprie radici; ciò grazie a una caratterizzazione fortemente culturale impressa storicamente all’evento e che si può sinteticamente riassumere:
– nell’essere riusciti a far emergere, dietro l’immagine stereotipata del pastore in cappa e cioce, l’esistenza di repertori musicali espressione di tradizioni religiose e profane radicate nelle comunità dell’Appennino Centro-meridionale, riconoscendo negli zampognari autentici portatori di cultura, testimoni ed interpreti di quelle stesse tradizioni;
– nell’aver promosso il confronto della zampogna con la creatività musicale contemporanea;
– nell’aver contribuito a stimolare la sperimentazione e l’innovazione che hanno poi portato alla messa a punto di nuove tecniche costruttive e al raggiungimento di nuove espressività timbriche ed armoniche dello strumento con la conseguente possibilità di creare nuovi repertori che “tradendo” la tradizione continuamente la rinnovano.
Un evento come quello di fine luglio a Scapoli, però, non è solo laboratorio culturale o luogo di incontro e di scambio. Esso è anche occasione di divertimento all’insegna di suoni, colori e sapori che riempiono i vicoli e le piazzette del piccolo borgo fondato dai monaci di San Vincenzo al Volturno sul finire del X secolo ai piedi del massiccio protettivo e luminoso delle Mainarde.
Inoltre, richiamando a Scapoli un pubblico numeroso, affezionato e motivato, proveniente da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, la Mostra Mercato e il Festival costituiscono un potenziale volano dell’economia locale attivando un flusso turistico qualificato e sostenibile.
Infine, rispetto ad altri eventi musicali “zampognari” o più genericamente “etnici” nati un po’ ovunque in Italia negli ultimi anni, la manifestazione di Scapoli ha dalla sua almeno due punti di forza in più.
Il primo, è nella sua lunga continuità cui è strettamente connesso l’aver mantenuto fissa nel tempo la data di svolgimento: l’ultima domenica di luglio alla quale, sempre a partire dai primi anni ’90, si è andato aggiungendo l’intero fine settimana.
Il secondo, come viene riconosciuto da più parti, è nell’aver saputo “riconoscere e comunicare un elemento cardine della nostra identità più originaria (la zampogna) e costruire su di esso operazioni strategiche e colte capaci di diventare marketing territoriale”.