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BORGHI D’ECCELLENZA DEL MOLISE: Via Francigena Del Sud

Di Stefano Venditti

A Piedi Nella Storia, Presentato Il Progetto Della Via Francigena Del Sud E Del Tratto Ricadente In Territorio Molisano

invito fronte

invito retro

“La via Francigena è un progetto di respiro internazionale che ci riporta alle origini della nostra cultura, della nostra storia, della nostra tradizione.
E’ un percorso spirituale che riporta l’uomo alla sua centralità nel mondo e lo accompagna verso un vero e sano vivere, verso un vero e sano turismo, nel pieno rispetto della natura, della religione e delle peculiarità di tutti i territori attraversati.
E’ un percorso nel quale si possono trovare le radici del’Europa attuale”.

percorso Francigena in Molise

Così ha aperto i lavori il coordinatore regionale de I Borghi d’Eccellenza del Molise, Maurizio Varriano, durante i quali è stato presentato il progetto della via Francigena del sud e del tratto ricadente in territorio molisano.

sala teatro Santo Stefano

Studiosi, storici, archeologi, politici, amministratori locali, semplici curiosi hanno riempito la sala del teatro Santo Stefano di Sepino, segno evidente dell’interesse verso un progetto che potrebbe fornire le basi per uno sviluppo concreto alle regioni del meridione interessate dal percorso della Francigena.

tavolo relatori

“Come Regione Molise e come Presidenza del Consiglio Regionale – ha rimarcato la dottoressa Porfirio – abbiamo già attivato l’iter burocratico-amministrativo, sia in Italia sia in Europa, affinché venga riconosciuto ufficialmente il tratto molisano della via Francigena.
Si sono già avviati dei contatti tra il presidente Mario Pietracupa e l’onorevole Tedeschi proprio per accelerare i tempi di questo riconoscimento”.

Oltremodo soddisfatto ed orgoglioso è apparso il sindaco di Sepino Filomena Zeoli.

“Questo progetto rende merito ad un territorio che può vantare tra i suoi confini una storia che risale a oltre tre mila anni fa.
Questo è un periodo ricco di lavoro ma anche e soprattutto ricolmo di soddisfazioni per il nostro paese visto che oggi festeggiamo il suo ingresso nella via Francigena, mentre sabato e domenica festeggeremo la consegna della bandiera dei Borghi più Belli d’Italia, andandoci ad affiancare al comune di Oratino.
Con orgoglio andremo a rappresentare il nostro Molise all’interno delle 208 perle dei Borghi più Belli d’Italia, dando seguito al nostro progetto che da sempre ha puntato sulle eccellenze locali per promuovere al meglio il nostro territorio”.

Positive anche le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Provincia di Campobasso, Rosario De Matteis.

“La via Francigena è un itinerario che pone in sinergia storia, religione, cultura, tradizioni.
Questo progetto potrà offrire all’intero Molise una grande opportunità di promozione delle peculiarità del suo territorio che potranno attraverso il percorso della Francigena essere maggiormente valorizzate”.

Alla conferenza stampa era presente anche il consigliere regionale Riccardo Tamburro.

“Il Molise è un territorio ricco di storia che in parte, volutamente o no, è stata dimenticata.
Credo che sia arrivato il momento di riappropriarci delle nostre origini, delle nostre radici, della nostra storia visto che, spesso, noi stessi molisani non conosciamo fino in fondo i nostri trascorsi.
Questo è un progetto che si inserisce in un contesto che cerca di valorizzare il nostro territorio facendo riscoprire prima a noi molisani la nostra storia, per poi farla conoscere all’esterno visto che il Molise viene ancor visto solo ed esclusivamente come il Contado di Molise, vale a dire una semplice terra di contadini”.

Nello specifico del progetto è entrato l’architetto Paolo Walter Di Paola che dal 2004 è coordinatore del progetto della via Francigena del sud.

“L’idea del progetto nacque dal fatto che ci accorgemmo che a livello europeo fu completamente ignorato il tratto della Francigena che da Roma conduceva a Brindisi per poi proseguire il viaggio verso Gerusalemme.
Un fatto alquanto strano visto anche che nel tratto che attraversa il Meridione d’Italia sono stati trovati alcuni tra i documenti più antichi della Francigena.
Così ci siamo messi a lavoro e a studiare un percorso che potesse portare da Roma alle coste pugliesi e viceversa.
Da premettere che la via Francigena non è una strada ma una serie di percorsi che ogni singolo pellegrino poteva percorrere in base, per esempio, alla sua prestanza fisica, alla sua conoscenza dei territori italici o in base alle sue inclinazioni personali.
Noi ne abbiamo scelto uno e di questo abbiamo cercato di ricostruirlo e di recuperarlo proprio a livello fisico.
Abbiamo percorso materialmente a piedi il tracciato per verificare sul posto e la sicurezza e la fattibilità dello stesso.
Lo studio dovrà ovviamente, essere approfondito anche e soprattutto con le realtà locali attraversate dalla Francigena per poi mettere in rete tutti i vari tratti della Francigena, quello laziale, quello molisano, quello campano, quello pugliese, quello lucano”.

La conclusione della conferenza stampa è stata lasciata all’architetto Franco Valente, direttore del comitato tecnico-scientifico de I Borghi d’Eccellenza del Molise.

“Vorrei prima di tutto dire che a breve uscirà uno studio di Domenico Caiazza proprio sulla Francigena per coloro che vogliano ampliare la conoscenza storica di questo percorso.
E’ un progetto che da ampie prospettive di studio e di elaborazione che ci permetterà di individuare una serie di edifici monumentali nel nostro Molise sui quali poter programmare un progetto di valorizzazione.
La via Francigena è la strada della consacrazione del piano teologico dell’intera Europa, ora però starà a noi, ai politici, agli storici, agli amministratori locali comprendere e capire i vari itinerari per poterci costruire sopra un progetto di promozione e valorizzazione dei rispettivi territori e delle rispettive bellezze”.

In tal senso va vista la partecipazione proprio dell’architetto Valente e del coordinatore regionale de I Borghi d’Eccellenza del Molise, Varriano, lunedì 16 luglio al workshop che si terrà presso l’aula “Giuseppe Dalla Vedova” del palazzetto Mattei in villa Celimonia a Roma dal titolo “Il ruolo della rete nello sviluppo della via Francigena del sud”.

La certificazione di itinerario culturale alla Francigena del sud è un obiettivo possibile ma condizionato dalla partecipazione di molti soggetti istituzionali, regioni, province, comuni, associazioni e non, complessivamente impegnati nella definizione di un progetto che corrisponda ai criteri di eleggibilità di tema, rete ed azioni di un itinerario culturale, così come previsto dal regolamento del consiglio d’Europa.
E’ un processo che richiede competenze ma, soprattutto, azioni di concertazione indirizzate a costruire una rete permanente di attività e di interesse per la via Francigena, che non solo sia utile ad ottenere la certificazione, ma, soprattutto, sia abile a mantenerla, quando ottenuta.
Il workshop romano metterà a confronto esperienze ed ipotesi di lavoro prodotte da enti pubblici e da associazioni culturali meridionali, soggetti interessati alla definizione della rete, alla creazione di un progetto e alla certificazione del percorso della Francigena del sud.

I comuni attraversati dalla via Francigena molisana

Filignano (fraz. Cerasuolo); Colli al Volturno; Fornelli; Rocchetta al Volturno; Cerro al Volturno; Acquaviva d’Isernia; Forlì del Sannio; Isernia; Pettoranello del Molise; Castelpetroso; Santa Maria del Molise; Cantalupo nel Sannio; Rionero Sanitico; Bojano; Guardiaregia; Sepino; Vinchiaturo; Gildone; Jelsi

La via Francigena

La Via Francigena, anticamente chiamata Via Francesca o Romea e detta talvolta anche Franchigena, è parte di un fascio di vie, dette anche vie Romee, che conduceva alle tre principali mete religiose cristiane dell’epoca medievale: Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme.
I primi documenti d’archivio che citano l’esistenza della Via Francigena risalgono al XIII sec. e si riferiscono a un tratto di strada nel territorio di Troia in provincia di Foggia. Il percorso di un pellegrinaggio che il vescovo Sigerico, nel X secolo, fece da Canterbury per giungere a Roma rappresenta una delle testimonianze più significative di questa rete di vie di comunicazione europea in epoca medioevale, ma non esaurisce le molteplici alternative che giunsero a definire una fitta ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei santi.
Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba dell’apostolo Pietro era nel medioevo una delle tre peregrinationes maiores insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela.
Per questo l’Italia era percorsa continuamente da pellegrini di ogni parte d’Europa.
Molti si fermavano a Roma, gli altri scendevano lungo la penisola fino al porto di Brindisi e da lì si imbarcavano per la Terra Santa.
Una tappa importante prima di giungere a Brindisi era il Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, in provincia di Foggia.
Nella maggior parte dei casi i pellegrini seguivano le Strade consolari romane.
I pellegrini provenienti soprattutto dalla terra dei Franchi in età post carolingia cominciarono a valicare le Alpi ed entrare in Italia.
Con l’itinerario primitivo si entrava in territorio italico attraverso il Colle del Moncenisio (talvolta transitando anche dal Colle del Monginevro), dando così alla strada il nome di Francigena, cioè proveniente dalla Terra dei Franchi.
La via prese quindi a far parte di quella vasta rete di strade e percorsi che segnava l’Europa di pellegrinaggio e che univa tutti i maggiori luoghi di spiritualità del tempo.
La presenza di questi percorsi, con la grande quantità di persone provenienti da culture anche molto diverse tra loro, ha permesso un eccezionale passaggio di segni, emblemi, culture e linguaggi dell’Occidente Cristiano.
Ancora oggi sono rintracciabili sul territorio le memorie di questo passaggio che ha strutturato profondamente le forme insediative e le tradizioni dei luoghi attraversati.
Un passaggio continuo che ha permesso alle diverse culture europee di comunicare e di venire in contatto, forgiando la base culturale, artistica, economica e politica dell’Europa moderna; è nota la frase del poeta Goethe secondo cui la coscienza d’Europa è nata sulle vie di pellegrinaggio.
A partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” assumendo, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale.
La Francigena non era propriamente una via ma piuttosto un fascio di vie, un sistema viario con molte alternative.
Il tratto da Canterbury a Roma si sviluppa su di un percorso di 1.600 chilometri che parte da Canterbury, e arriva a Dover per attraversare la Manica; da Calais, passando per Reims, Besançon e Losanna si arriva alle Alpi che vengono passate al colle del Gran San Bernardo.
Dalla Valle d’Aosta si scende a Ivrea, quindi Vercelli, Pavia e si attraversano gli Appennini tra le province di Piacenza e Parma passando per Ducato di Montebello, Segalara, Fornovo di Taro e poi Berceto.
Da Pontremoli si prosegue per Lucca, Porcari, Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Gimignano o Poggibonsi, Siena, Viterbo per terminare a Roma.
Delle settantanove località attraversate da Sigerico nell’itinerario originale, si segnalano:
Canterbury, Calais, Bruay, Arras, Reims, Châlons-sur-Marne, Bar-sur-Aube, Besançon, Pontarlier, Losanna, Gran San Bernardo, Aosta, Ivrea, Santhià, Vercelli, Tromello, Pavia, Piacenza, Fiorenzuola d’Arda, Fidenza, (deviazione per Parma), Fornovo di Taro, Pontremoli, Aulla, Luni, Camaiore, Lucca, Porcari, Altopascio, Fucecchio, San Genesio, San Gimignano, Siena, San Quirico d’Orcia, Bolsena, Viterbo, Sutri, Roma.
Dopo la riscoperta, avvenuta negli anni settanta, del Cammino di Santiago, ci si rese conto che anche in Italia esisteva un simile percorso di pellegrinaggio, la via Francigena.
Come era successo per il cammino spagnolo, anche il percorso della Francigena giaceva in parte sotto l’asfalto delle autostrade e delle statali che, col tempo, avevano ricalcato il tracciato di quelle che già erano state le strade principali del medioevo e dell’età romana.
L’interesse, dapprima limitato agli studiosi, poi estesosi a molti che, dopo aver percorso il Cammino di Santiago, desideravano arrivare a Roma a piedi e poi a Gerusalemme, ha fatto nascere una rete di amanti della Francigena che, con vernice e pennello, hanno cominciato a segnare sentieri e percorsi.
Dove possibile si è cercato di recuperare il tracciato originario, ma a volte si è scelto di deviare dal percorso storico in favore di sentieri e strade meno trafficate.
Constatando il sempre maggiore interesse per il Cammino di Santiago, è oggi chiaro che anche la Francigena è un tesoro dal punto di vista turistico, e se questo ha portato le amministrazioni pubbliche a prendere coscienza dell’importanza del fenomeno ha anche portato alcuni ad approfittarsi, ad esempio deviando il percorso pur di farlo passare nei pressi di quel bar o di quell’altro ristorante.
Tra le regioni italiane la regione Lazio è stata molto attiva negli ultimi due anni, infatti ha investito sulla Francigena in termini di risorse e di promozione turistica, riattivando una serie di percorsi che hanno come fulcro Roma.
In particolare il tratto a nord proveniente dalla Toscana e quello a sud da e verso la Terra Santa sulla direttrice Prenestina che attraversa Palestrina, entra nella Valle del Sacco e dopo Anagni si ricongiunge alla Latina per dirigersi a Benevento, dove incontra l’altra direttrice l’Appia, per molti secoli, dopo la caduta dell’Impero Romano, ridotta a via di carattere soprattutto commerciale per la presenza delle paludi pontine.
È inoltre cresciuta la necessità di avere strutture idonee per l’accoglienza dei pellegrini lungo l’intero tracciato.
In tale senso molte parrocchie ed istituzioni religiose ospitano i pellegrini muniti di credenziale diretti verso Roma.
In anni recenti la Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia gestisce diverse strutture di accoglienza sulla via Francigena, una in Toscana a Radicofani: lo Spedale di San Pietro e Giacomo, e una a Roma: lo Spedale della Provvidenza di San Giacomo e di San Benedetto Labre.
Quest’ultimo si trova a Testaccio, nel centro storico di Roma, a metà strada tra la Basilica di San Pietro e quella di San Paolo.
Grazie alla collaborazione tra la Confraternita di San Jacopo di Compostella e le Figlie della Divina Provvidenza, è nata quindi la possibilità di dare alloggio a coloro che, dotati di credenziale, giungono a Roma secondo i canoni del vero pellegrinaggio.
Importante è un certo interesse mediatico, come ad esempio una serie radiofonica di Rai Radio Tre dedicata alla Francigena, documentari, e la pubblicazione di alcune guide sta avvicinando un numero di persone sempre crescente che, per motivi religiosi o meno, percorre zaino in spalla l’antico percorso.
Si tratta di un progetto ambizioso, che richiede tempo, forse meno di quello che c’è voluto per l’affermazione del Cammino di Santiago (circa 20 anni), ma molte amministrazioni comunali scommettono sul recupero della Francigena a piedi in Italia, anche se ancora non è decollato.
I presupposti ci sono tutti e le istituzioni stanno lavorando in accordo con il Ministero dei Beni Culturali per mettere a sistema l’enorme patrimonio diffuso sulla penisola, le tradizioni e le feste popolari, l’enogastronomia.
Il lavoro è lungo, infatti oltre alla messa in sicurezza del tracciato, bisognerà affrontare il problema del reperimento, lungo il percorso, di strutture ricettive a buon prezzo dislocate a distanze regolari tra le tappe, così come sarà necessario stipulare accordi e convenzioni per i servizi e l’assistenza, che passa prima di tutto attraverso l’informazione delle popolazioni dei territori attraversati che saranno i principali attori di questa opportunità di sviluppo e d’incontro tra i popoli.