Di Vittorio Venditti
(Audio), Presi Da Internet Da Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria E Stefano Venditti
Impressioni Di Un Bambino
Ricorre oggi il cinquantesimo anniversario della Strage di Piazza Fontana, (diciassette morti, ottantotto feriti).
Quel pomeriggio prenatalizio, passò alla storia come il giorno che cambiò la repubblica italiana. Si fa risalire a quei momenti l’inizio degli anni di piombo che portarono a vivere momenti davvero poco felici, nonostante radio e televisione, allora solo di Stato, ripetendo il macabro rito, già appartenuto alla seconda guerra mondiale, trasmettessero canzonette, poi rimaste pilastri della storia musicale mondiale, tutt’altro che tristi.
Le fazioni in lotta furono di destra e sinistra e la prima citata si mise per prima giustappunto in luce.
Chi scrive, avendo allora soli tre anni e mezzo di vita, non ricorda nulla del momento anche perché impegnato a tentar di viverla quella vita, lottando per essa presso uno dei più grandi ospedali di Roma, ma ha chiaro in mente ogni retroscena di depistaggi e quant’altro di vergognoso ne è scaturito, (tentativi ‘bislacchi’ di colpi di Stato compresi, argomento che però oggi verrà volutamente ignorato), grazie alla curiosità innata ed ai primi apparati per ascolto e visione venuti in suo possesso.
Negli anni a seguire, il sangue di innocenti continuò a scorrere. Trentuno maggio millenovecentosettantadue: Strage di Peteano, (tre morti, due feriti). Al compimento dei sei anni, tornando a Gambatesa, il bambino che stava vivendo quei momenti di morte, doveva prepararsi per fare la prima comunione perché in quel periodo nel borgo vigeva ancora la credenza che chi avesse malattie incurabili, di lì a poco avrebbe dovuta render l’anima a Dio per cui risultava necessario preservarla, con l’anticipo di ogni forma di riconciliazione anticipata col Supremo Eterno Padre, (cosa che oggi qualcuno avrebbe sperato fosse successo), stupidaggine che ha visto un bambino allora minuscolo, stare insieme a gente più grande e soprattutto più alta di lui, ragazzino che mentre si sottoponeva, suo malgrado e già mal volentieri a quella cerimonia oggi del tutto insignificante, si chiedeva perché suo nonno il giorno prima lo guardasse ‘strano’, (sia pur da poco, all’epoca, quel ‘satanasso’ aveva riacquistata la ‘libertà’ dall’ergastolo ostativo, condanna subita in quanto reo di esser nato, insomma: quel disgraziato aveva acquistato un minimo di vista dalla cecità assoluta natia, che gli permetteva di controllare le altrui reazioni, oltreché di vivere decisamente meglio d’ora), avendolo colto, il nonno, all’ascolto dell’austero, ma più che chiaro giornale radio che annunciava la morte di tre carabinieri ed il ferimento di altri due appartenenti alla stessa Arma, servitori dello Stato che avevano avuta la sola colpa di fare il proprio dovere, dopo esser stati chiamati da un ‘cittadino’, non si è mai capito fino a che punto implicato in quel misfatto. Ci voleva poco ad accendere una radio, sia pur a valvole anche per un frugoletto di sei anni: bastava premere un tasto, attendere che il dispositivo partisse, regolare il volume con una manopola e con l’altra, centrare la stazione da ascoltare, sempre che ciò non fosse stato già fatto! Allora, chi non ci vedeva era considerato a Gambatesa anche demente: ora…
(“… I giardini di marzo si vestono di nuovi colori e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori …”, se non saltano in aria per colpa di qualchedeficiente…).
Ventotto maggio millenovecentosettantaquattro: Strage di piazza della Loggia, (otto morti, centodue feriti). La primavera fa da sfondo anche a questa terza esplosione d’odio. Chi ricorda quei momenti, da deportato per poter frequentare la scuola dell’obbligo in luoghi dove tutto doveva essere asettico, munito di adeguata radiolina, seguiva i primi servizi giornalistici a proposito dell’evento, della radio di Stato, non si sa bene fino a che punto ovattati, atteso che quella mattina di fine anno scolastico di terza elementare, casualmente tutto fu trasmesso in diretta e sicuramente fra le vittime innocenti di quella mattanza, si trovava più di qualche donna che ‘viveva nuovi amori’… magari da spendere durante la successiva estate… Alle Porte Del Sole.
Quattro agosto millenovecentosettantaquattro: Strage dell’Italicus, (dodici morti, quarantotto feriti). L’espresso Roma-Brennero, così denominato per via del suo trasportare generalmente emigranti verso la Germania, veniva fatto saltare, per così dire: in aria, sotto la ‘Grande Galleria Dell’Appennino’ sulla linea Firenze-Bologna, di notte, poco prima della stazione di San Benedetto Val di Sambro. ‘Macello limitato’ per manifesta esposizione del lato “B” della maggior parte dei circa quattrocento passeggeri e personale FS viaggiante, vista la ‘provvidenziale’ difformità d’orario di transito del convoglio sotto il lungo foro praticato nel ventre dell’appennino tosco-emiliano con quanto regolato sul timer della bomba a bordo dell’Italicus: diversamente l’esplosione sarebbe avvenuta al centro della galleria e non com’è accaduto, cosa che comunque ha evitata la strage vera. Il bambino cresceva e soprattutto non era morto, cosa invece toccata ad ignari vacanzieri di ritorno a casa loro, colpevoli di essersi trovati sul treno giusto, ma al momento sbagliato, tanto che mentre dormivano, (era l’una e ventitré antimeridiane), hanno fatto ‘un sogno esiziale’, cosa non accaduta a chi è stato appena riproposto in foto, statista cui la sorte aveva italianamente concessa una proroga. Chi non era morto però, crescendo, stava inconsapevolmente acquisendo ciò che ogni terrorista che si rispetti desidera, in ottemperanza al ‘lavoro’ che porta avanti: inculcare nei suoi potenziali obiettivi, proprio l’esser tali. In buona sostanza, considerato che la deportazione verso Roma doveva continuare ai sensi della medesima Legge che oggi costringe chi si azzarda ad approdare in Italia a venir arrestato e costretto in SPRAR et similia, per il bene e la pancia di coloro che diversamente morirebbero di fame, chi ricorda la sua ‘esperienza di vita’, salendo sul treno, all’andata o al ritorno che sia, non si preoccupava più di viaggiare alla stessa stregua delle sardine che arrivavano ammuffite alla stazione di destinazione per i ritardi accumulati dal convoglio, (quando questo riusciva a viaggiare senza altri intoppi, cosa che oggi sulla Campobasso-Roma, si dice sia solo un lontano ricordo), ma pregava direttamente Dio che lo facesse arrivare intero e che riservasse la medesima sorte a chi avrebbe fatto rientro a Gambatesa. Ci mancava solo l’attentato, e la scusa per zittire i viaggiatori molisani sarebbe stata servita su un piatto di platino!
Sembra strano: Ma la sinistra non ha reagito? Oggi si parla solo di destra; il resto, a seguire, pure perché se poi si deve dirla tutta, andrebbe trattato anche l’operato di Zia Mafia e chi legge si potrebbe spazientire per la lunghezza del pezzo. Andiamo avanti.
Due agosto millenovecentottanta: Strage di Bologna, (Ottantacinque morti, duecento feriti). L’estate aveva sostituita la primavera per far da sfondo alle performance dei destrorsi rincretiniti, appoggiati da ‘governativi scontenti’ e quindi si doveva passare dalla provincia di Bologna, direttamente al capoluogo per fare il salto di qualità. Ciò è avvenuto anche per numero di gente innocente che ha dovuto pagare dazio in ottemperanza al proverbio che dice in sostanza che “gli asini si azzuffano ed i barili si sfasciano”. La vita di chi, oltre a non morire, (se pur tornato all’ergastolo ostativo, dal quale pensava di essere fuggito per merito di chi per un certo periodo gli aveva restituito un minimo di vista), era riuscito anche a trovarsi meglio nel ‘centro di detenzione’ presso il quale a tempo debito era stato deportato, rispetto a Gambatesa, già avviata all’odierno mosciore, cosa che non si percepiva, ma che era già chiara da allora, (da quel carcere si poteva evadere per raggiungere il ‘conquistato Paradiso d’amore’), quella vita andava avanti e l’ormai ragazzo, sempre attento allo sfondo di storia italica che comunque, giorno per giorno, ‘regalava’ Novità, evadendo giustappunto, si convinceva sempre di più e meglio che siccome l’intelligenza è la capacità di adattarsi alle situazioni che la vita per l’appunto propone, affinché questa non si trasformasse per il Nostro e chi lo accompagnava in ‘sorella morte’, dato che l’intelligenza è propria dei vivi che non siano imbecilli, considerato che questa va dunque preservata con ogni mezzo, lecito o meno, giusto sarebbe stato armarsi, non solo di tanta pazienza, ma di una più concreta chiave inglese da trentasei, da esibire e se serviva usare a scopo difesa, per fortuna, occasione mai presentatasi.
Tirando le somme delle gesta cretine di una fazione che cinquant’anni fa, anziché regolare i conti con i propri avversari. Come fosse oggi, iniziava una mattanza che uno Stato nemmeno allora presente avrebbe dovuto evitare, giungiamo al risultato che segue:
17 morti, 88 feriti: Milano, piazza Fontana+
3 morti, 2 feriti: Peteano (GO)+
8 morti, 102 feriti: Brescia, piazza della Loggia+
12 morti, 48 feriti: Italicus, Grande galleria dell’appennino+
85 morti, 200 feriti: Bologna=
centoventicinque morti e quattrocentoquaranta feriti.
Per un totale di cinquecentosessantacinque INNOCENTI SACRIFICATI.
Sacrificati A Chi? A Che Pro?
Per Far Capire Ad Un Bambino Che Si Cresce Così In Uno Stato Cosiddetto ‘CIVILE’?