Di Matteo Renzi
Mi spiace disturbarvi per una Enews straordinaria.
Ma quello che è accaduto ieri mattina all’alba costituisce un vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese. Chi non reagisce oggi accetta che si metta in discussione il principio della separazione dei poteri che è una colonna del sistema democratico occidentale. E lascia che siano i magistrati a decidere che cosa sia un partito e cosa no. All’alba, centinaia di finanzieri hanno perquisito decine di persone perbene “colpevoli” solo di aver contribuito in modo trasparente e legittimo alla Fondazione OPEN (la fondazione che ha organizzato fino al 2017 la Leopolda). Tutti bonifici, tracciati, verificabili, dichiarati. In molti casi finanziamenti di anni fa, quando io ero sindaco. Due magistrati di Firenze, Creazzo e Turco, decidono di fare questa “retata” contro persone non indagate. Perché? Perché secondo loro OPEN non è una Fondazione ma un partito. E come partito ha regole diverse. Ma chi lo stabilisce? E i perquisiti come potevano saperlo? La Fondazione ha uno statuto, un cda, dei revisori, rispetta le regole delle fondazioni.
Ci sono migliaia di fondazioni con politici in Italia: Open è tra le pochissime che rispetta tutte le norme sulla trasparenza. Perché due magistrati possono “trasformare” una fondazione in un partito solo allo scopo di indagare per finanziamento illecito ai partiti? E soprattutto: in democrazia CHI decide che cosa è partito e cosa no? Un magistrato? Ma stiamo scherzando? Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri? I partiti devono rispettare le leggi, le fondazioni devono rispettare le leggi, i cittadini devono rispettare le leggi. I magistrati vigilano sul rispetto della legge. Ma non possono cambiare la legge o fondare partiti in conto terzi: questo non è loro compito. Dire che io ho fondato Open come partito diventa una giustificazione per indagare alcuni e perquisire tutti. Attenzione: nessun equivoco! Io non sto attaccando l’indipendenza della magistratura, ma sto difendendo l’indipendenza della politica.
Se fondo un partito, lo decido io, non un magistrato. Altrimenti è in discussione il gioco stesso della democrazia. Io credo nella giustizia. Chiediamo garantismo contro il giustizialismo. Certo, c’è anche questo. Ma non è di Beccaria che stiamo parlando. Questa indagine attacca i principi di Montesquieu, non (solo) quelli di Beccaria. Aspetteremo le indagini con la libertà di chi conosce la verità. Ma contemporaneamente porteremo a tutti i livelli istituzionali lo sconcerto di chi vede messo in dubbio una colonna del sistema istituzionale con due magistrati che invadono il terreno della politica decidendo che cosa è partito e cosa no. E creando le condizioni perché chiunque possa definire partito, un domani, una Srl o un’associazione. Persino una bocciofila.
Il capogruppo di Italia Viva al Senato ha chiesto di calendarizzare con urgenza una discussione su questo tema perché è in gioco l’autonomia della politica. Non vedo l’ora di intervenire sul punto. Inutile dire che il primo effetto di questa vicenda sarà l’azzeramento di tutti i contributi di aziende a Italia Viva. Noi abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti, questa indagine ha abolito il finanziamento privato a Italia Viva. Peccato, è un bel danno. Ma sono il primo a suggerire alle aziende di stare lontano da me: solo chi ha sprezzo del pericolo può finanziarci come azienda oggi.
Chiedo un aiuto invece a chi può darci una mano con i piccoli versamenti: 5€, 10€, 100€. Fino a queste cifre non dovrebbero perquisirvi. Almeno mi auguro.
Ovviamente si va avanti.
1. Oggi sarò a visitare le aziende della plastica. Se vogliamo combattere l’inquinamento investiamo nell’economia circolare senza alzare le tasse. E iniziamo da gestire bene i rifiuti a cominciare da Roma. Altro che aumentare le tasse!
2. Al termine farò una conferenza stampa. Poi domani sarò al Post Tg2. Se qualcuno pensa di intimorirmi, ha sbagliato persona. Farò più TV del previsto. Più radio del previsto. Più social del previsto.
3. Sabato, domenica, lunedì, parleremo di Italia Shock a Bologna, Pistoia, Milano. Dobbiamo sbloccare i cantieri, questa è la sfida.
Un sorriso,
Matteo
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