Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria E Stefano Venditti
Approvato, Il Disegno Di Legge Diventa Legge: Ora Resta Da Attualizzare Il Disegno
L’altro ieri abbiamo assistito ad una ‘svolta epocale’ per il destino della democrazia italiana: finalmente è stato approvato il DDL che riduce il numero dei parlamentari, portando i deputati da seicentotrenta a quattrocento e sfoltisce la pattuglia di senatori ‘eletti’ che passa da trecentoquindici a duecento. La cosa sa di vecchio?
Il pacchetto risolutivo del problema è stato proposto e bocciato quasi tre anni or sono, qui la riflessione redatta da queste pagine.
Oggi si riparte, proponendo un inizio che bisognerà pur vedere dove andrà a parare, cosa già accennata qui circa un mese e mezzo fa.
Con l’aiuto della pezza presa da Repubblica.it, provo ad analizzare il ‘portentoso’ risultato ottenuto, per la gioia degli italiani e l’intelligenza di chi ha votato così oggi, al contrario di ieri.
La minestra mal riscaldata fatta passare per “riforma”, è stata il cavallo di battaglia di Di Maio e compagni,
appoggiati chissà quanto convintamente dai loro alleati che avevano dato vita alla proposta sonoramente bocciata in precedenza. Oggi il tutto è stato approvato quasi all’unanimità. Ma perché tal voltafaccia? La quasi totalità dei parlamentari attualmente saldati alle rispettive poltrone sa bene due cose: 1°, che il popolino è assetato di sangue delLa Casta, (cliccate e leggete questo libro, più che attuale), per cui va dato da bere agli assetati in nome del ‘Vangelo’, 2°, che il modo migliore per farlo senza scollarsi dalle cadreghe è quello di assecondare l’ignoranza di chi sa bene che un passo falso varrebbe la caduta col sederino per terra, come se si fosse alla fine del ‘girotondo’.
Il disegno? Beh, quella è tutt’altra cosa! Innanzitutto va considerato che per tre mesi penderà la proverbiale spada di Damocle sulla rapida attuazione di questa prima fase perché a chiunque, pur di rallentare la fine dell’affollamento parlamentare, potrebbe venire in mente di chiedere un referendum confermativo di quanto si è deciso, (voto che non si potrebbe svolgere prima di maggio-giugno del duemilaventi), tenendo conto dei prossimi passi, non necessariamente spediti.
Quattro punti tratti dall’articolo d’appoggio, con botta e risposta:
“… • entro il mese di ottobre, gli emendamenti da presentare al ddl costituzionale sul voto ai 18enni per l’elezione del Senato, all’esame di palazzo Madama.”, cosa che se approvata, creerebbe una fotocopia della camera dei deputati in tutto e per tutto, tanto che a questo punto, diventando seicento, i parlamentari sarebbero praticamente quanti finora hanno affollata la camera senza la presenza del senato, uno dei punti cardine dell’affossato referendum renziano.
(Suggerimento: Quando si vota la fiducia al governo, sia o meno ‘costruttiva’, lo si faccia a camere riunite per risparmiare tempo ed ulteriore danaro, sempre che sia questo il fine da raggiungere).
“• entro dicembre, la riforma costituzionale per modificare la platea che elegge il presidente della Repubblica, con la riduzione dei delegati regionali, e la modifica dell’elezione del Senato non più a base regionale.” Ça va sans dire: vedi referendum di cui sopra.
“… • sempre entro l’anno, l’avvio della riforma elettorale. La maggioranza, cioè M5S, Pd, Italia Viva e Leu, si è impegnata a bilanciare il taglio dei parlamentari con una nuova legge elettorale da presentare entro dicembre.” Del duemilasedici o di quest’anno?
“Si va verso un sistema elettorale proporzionale corretto, con premio di maggioranza per garantire la governabilità. Mentre Matteo Salvini ha depositato in Cassazione il quesito per un referendum per introdurre un maggioritario spinto.” Spinto da chi: dai poteri forti?
Rimedio alla passata figura marrone, proposto ‘spintaneamente’ dal governo marrone?
Dunque: Adesso attualizzeranno il ‘Disegno’?
Va da sé che a mente fredda e soprattutto da “Voce Fuori Dal Coro”, ricordando gli insulti ricevuti in questo periodo, ma di tre anni or sono e considerando che fino a questo punto l’unico guadagno che il gregge di cui alla foto postata sopra può vedere se si leva i paraocchi, propri per i cavalli, ma a quanto pare non solo, sta nello stipendio che continueranno a prendere coloro che se non faranno ciò che dirà il ‘pastore’, resteranno seriamente senza pascolo, evitando ogni ulteriore polemica e sbeffeggio verso la democratica maggioranza, provo a porre qualche breve, ma significativamente propositiva domanda, posta nell’era della lotta al digital divide:
1°, perché non ridurre la quantità dei comuni sotto un certo numero di abitanti?
2°, Perché non eliminare province e piccole regioni
3°; perché non spazzar via la pletora di enti inutili a carico del gregge?
Si porrebbe un problema di disoccupazione per la maggior parte dei politici a tutti i livelli?
Potrebbero risolvere col riciclaggio! Il loro…