Di Marco Frosali
Giretto In Val D’Orcia E Bassa Maremma
Dopo l’interessante serata trascorsa alle terme dei Papi cullato dalle calde acque sulfuree e dalla voce ipnotica di Carlo Verdone, sabato 14 settembre mi sveglio a casa dei miei amici già impegnati al lavoro. Essendo io in ferie, mi preparo per fare colazione e passo al loro salone a salutarli dicendo loro che sarei andato a fare un bagnetto al lago di Bolsena, ma stare li da solo mezza giornata non mi andava e così, fatti un paio di calcoli e verificata la distanza, cambio subito idea decidendo di andare verso la vicina Toscana.
Messi quindici euro di benzina al Rondone, ci incamminiamo lungo l’ormai famosa Cassia e attraversiamo la sempre stupenda Bolsena, poi San Lorenzo Nuovo e Acquapendente, dove mi accorgo che il parabrezza vibra un po’ troppo. Fermatomi in una piazzola dopo Acquapendente, mi accorgo di essermi perso una vite di fissaggio per strada e ce n’era una seconda in fase di smarrimento, così ne approfitto per stringere bene le restanti tre, in modo tale da poter andare avanti senza ulteriori scocciature!
Proseguendo lungo la Cassia, attraversiamo l’arida pianura fatta di campi incolti e fiumi in secca. Dopo circa sessanta chilometri dalla partenza scorgo una torre sul cucuzzolo di una collina, torre che durante i vari passaggi in zona dei miei viaggi con Sara nel duemiladodici e duemila tredici ho avuto modo di adocchiare dalla strada: la torre della rocca di Radicofani, prima meta di giornata.
Raggiunto il piccolo borgo che conta poco più di mille abitanti, posteggio la moto e dopo aver preso un panino con prosciutto locale in un negozietto di alimentari, mi dirigo verso il centro, notando la presenza di una piccola area camper simile a quella di Gambatesa, forse anche più piccola e con lo stesso problema di essere troppo esposta al sole, soprattutto nelle ore più calde, (erano le tredici), ma comunque ben frequentata in quanto erano presenti quattro camper.
A ridosso della porta di ingresso al centro
era presente un piccolo locale adibito a ufficio informazioni turistiche che, essendo le tredici, era chiuso (chiudeva a mezzogiorno e avrebbe riaperto alle sedici) all’esterno del quale era presente anche un defibrillatore.
Oltrepassata la porta, mi ritrovo sulla via principale del paese, una stradina stretta che passa attraverso le tipiche case in pietra e tufo di queste zone
e dalla quale si diramano i vari immancabili vicoletti:
Era presente anche un piccolo locale adibito a museo degli antichi mestieri, la cui porta aperta permetteva di poter ammirare una miriade di vecchi attrezzi da lavoro e due manichini raffiguranti persone al lavoro.
Proseguendo il giro
noto una discreta quantità di turisti intenti a pranzare nei piccoli ristoranti presenti e anche una buona quantità di cartelli ricchi di informazioni turistiche relative a sentieri, descrizioni delle storie dei vari monumenti e indicanti strutture ricettive per i pellegrini di passaggio lungo la Via Francigena che passa proprio da Radicofani.
Continuando lungo la via centrale, posso osservare alcuni monumenti interessanti, come ad esempio Palazzo Luchini in cui vennero ospitate personalità importanti come D’Annunzio, De Chirico, Malaparte (fonte Comune di Radicofani – Palazzo Luchini),
le due chiese di Santa Maria Assunta e San Pietro Apostolo, attaccate l’una all’altra
e quella vicina di Sant’Agata al cui interno è presente un’opera in ceramica vetrata di Andrea della Robbia (Madonna con Bambino Incoronata dagli Angeli), come anche all’interno della chiesa di San Pietro Apostolo in cui ne sono presenti ben quattro, ma è visibile in foto sul fondo dell’altare quella relativa alla Crocifissione di Gesù, quest’ultima realizzata dal discepolo Buglioni.
Opere della scuola ‘Robbiana’ che ho già avuto modo di apprezzare ed ammirare nelle varie chiese visitate durante un giro con Sara nel duemilasedici.
Giunto quasi alla fine della via centrale, noto la presenza di una vecchia targa sul muro di un palazzo, indicante i risultati in Toscana delle elezioni del quindici Marzo milleottocentosessanta quando si decise di passare alla Monarchia Costituzionale formando così il Regno d’Italia.
Alla fine della via centrale trovo il palazzo del comune
e un sentiero che si inerpica sulla collina, sul quale c’è un cartello che indica che porta alla Rocca e che sono necessari almeno quindici minuti per raggiungerla. Avuta conferma da un paio di turisti in fase di discesa, mi incammino verso la parte alta della collina iniziando a sbuffare e sudare, ma potendo ammirare anche il panorama della vallata sottostante della Val d’Orcia.
Passando il rudere di Castel Morro
e percorrendo un piccolo sentiero attraverso un bosco di castagni nei pressi del cimitero
riesco a raggiungere la cima della collina e la fortezza mi si staglia davanti in tutta la sua imponenza.
Ormai sono qui, non posso non visitarla! Pagato il biglietto di quattro euro e attraversando un passaggio tra le mura massicce, espugno la fortezza ed entro al suo interno.
Mi ritrovo così sugli imponenti bastioni, dove c’è un immenso prato al cui centro si erge la torre che domina su tutta la Val d’Orcia.
Ne approfitto dell’ombra di un grosso albero per riposare alcuni minuti e mangiare il panino acquistato in precedenza, prima di riprendere il giro e giungere al cospetto della torre, alla cui base è presente una piccola cella prigione, in cui si ritiene che il soldato di ventura Ghino di Tacco abbia tenuto prigioniero l’abate di Cluny, per il quale però non tutti i mali vennero per nuocere!
Dopo aver salita una rampa di scale e attraversato un piccolissimo ponticello, entro nella torre nella quale, ad ogni piano, vi sono delle teche contenenti dei reperti che raccontano un po’ la storia della fortezza nel corso degli anni.
Salendo di tre piani raggiungo anche il terrazzo posto a circa venticinque metri d’altezza e qui la panoramica non lascia dubbio sul perchè la rocca sia stata costruita in quel punto preciso: posso solo dirvi che si vedeva sia il monte Amiata, che il Lago di Bolsena con la Rocca dei Papi di Montefiascone e tutto quello che c’era in mezzo!
A quell’altezza tirava un bel venticello fresco che mi ha permesso di rigenerarmi, in modo tale da scendere dalla torre e tornare indietro.
Tornato al parcheggio ho la possibilità di vedere anche la fontana e la posta medicea, localizzate in una stradina a circa duecento metri dal Rondone, ma vista la pendenza e considerato che ero molto stanco e che alle quindici era ancora abbastanza caldo, decido di soprassedere…vi posto il link con le foto.
Recuperato il Rondone, ripartiamo tornando sulla Cassia e da qui ci dirigiamo verso una vecchia conoscenza, Sorano, passando così nella Bassa Maremma.
Oltrepassato Sorano percorriamo una strada piena di curve che passa attraverso delle rocce tufacee con pareti di tufo alte almeno otto metri: Davvero molto bella da percorrere…peccato che, essendo molto stretta, non ho avuto la possibilità di fotografarla.
Proseguendo per alcuni chilometri giungiamo nel piccolissimo e affascinante borgo di Sovana frazione di Sorano, anch’esso molto antico e con le caratteristiche costruzioni in tufo. Posteggiato il Rondone in una strada adiacente al centro, dopo una piccola sosta ai bagni pubblici del parcheggio, mi addentro per le piccole viuzze.
E qui il nome della via mi trae in inganno: essendo il nome della via “Via del Duomo”, la percorro fino a giungere nella piazza principale del paese, Piazza del Pretorio
dove era effettivamente presente una bella chiesa medioevale.
Peccato solo che al suo interno stessero celebrando un matrimonio con tanto di limousine all’esterno, per cui non sono riuscito a visitarla dentro, ma so che è veramente molto bella!
E dov’è l’inganno?
Sta nel fatto che quello non era il Duomo!
Il Duomo di Sovana è una Chiesa ancora più antica e situata in una stradina parallela a Via Duomo, a poca distanza da Piazza del Pretorio, per cui non ho avuto modo di ammirarlo…una scusa buona per tornare!
Proseguendo il giro, giungo ai ruderi della Rocca Aldobrandesca
situata all’altra estremità del paese, il quale è lungo si e no cinquecento metri!
Tornato al parcheggio, riprendo il Rondone e ci dirigiamo verso un’altra vecchia conoscenza, ovvero Pitigliano
nella quale passiamo di striscio, ma potendo comunque constatare che era piena di turisti, come anche Sovana e Sorano d’altra parte. Da Pitigliano ci dirigiamo verso il Lago di Bolsena dove, per non ripetere lo stesso percorso Acquapendente-Bolsena sulla sponda orientale, allunghiamo un pochino passando da Gradoli e Capodimonte sulla sponda orientale
prima di rientrare a Montefiascone dove abbiamo pernottato.
Al prossimo giro!