Di Vittorio Venditti
2 Giugno 1946?
Tralasciando gli accadimenti di Gambatesa, oggi proviamo a metter bocca su un fatto che da subito mi è sembrato, a dir poco strano:
Il risultato delle recenti elezioni di Grecia.
Meno di un mese fa, ricorderai che Ulisse, Ercole Afrodite e chi più ne ha più ne metta, fecero ciò che gli italiani, da una vita, dovrebbero fare, per punire in maniera chiara, una classe politica che tutto merita, tranne la fiducia di chi è onesto, probabilmente in forte minoranza.
La nazione che è culla della cultura d’Europa infatti, visto il modo in cui i propri abitanti vengono trattati, aveva deciso d’incutere paura nei dirigenti europei, non andando a votare, quindi, consegnando il paese a rappresentanti non in grado di formare un governo.
Ieri invece, come per incanto, si è riuscita a ricostituire una compagine che, se pur non sia il massimo, dà almeno una parvenza di stabilità ad uno Stato ormai fallito, ma dal quale si vorrebbero recuperare i crediti vantati.
Come mai quest’improvvisa inversione di rotta?
Fosse venuta a qualcuno l’idea di emulare chi informò gli italiani del risultato del referendum che si tenne per permettere la scelta italica fra lo stato basato sulla monarchia o un ordinamento che si fondasse sulla repubblica, pilotato così bene nel millenovecentoquarantasèi?
I mezzi di comunicazione di massa, già da questa notte, si sono affrettati ad informare il mondo della “bella notizia”, da prima ripresa anche dalle borse, poi, abbandonata al proprio destino, forse in considerazione di qualche sospetto, oltreché dell’ormai ordinaria speculazione.
E se il sospetto fosse la realtà?
Se le elezioni in questione, più che regolarmente svolte, fossero state pilotate?
Il mio esser “Voce fuori dal coro”, mi permette d’insinuare qualche dubbio, pur ammettendo la necessità di un’eventuale azione di forza.
Se Atene fallisse definitivamente infatti, poi, a cascata, toccherebbe a tutti gli altri componenti il carrozzone Europa, Italia in primis.
Un’uscita forzata della Grecia dall’Euro, oltre a condannare un popolo di così alta cultura, ad una vergognosa disfatta, porterebbe ad una paura generalizzata che andrebbe ad attanagliare anche le masse di altre nazioni, col rischio dello sfascio e della conseguente ed inarrestabile salita di prezzi al consumo, già fortemente inflazionati, prezzi in grado di costringere l’economia a fermarsi, visto che in buona parte, i soldi in tasca alla massa, non risultano più sufficienti per la spesa quotidiana.
A ciò e di conseguenza, andrebbe aggiunta una speculare riduzione di lavoro, via via sempre più accentuata, cosa che porterebbe inevitabilmente a tensioni sociali, se non alla guerra.
Se dunque si sia pensato di ricreare l’effetto “imbroglio”, questa volta ben venga, visto che lo stesso, se tutto è stato ben calcolato, sarà foriero di stabilità ed in futuro, fors’anche di un minimo di benessere, cosa da augurare a tutti per il bene di tutti.