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I. M. U.: Pagarla Col “Rimprovero”?

Di Vittorio Venditti

Super Mario E Re Giorgio Parlano Di Rigore, Ma A Noi, Perché danno Sempre Punizioni?

Abbattuto chi nella chiesa pensa di avere il potere di Dio, proviamo a dare un colpo, (dopo aver quadrato il cerchio), anche alla botte.

Per la verità, questa è solo una prova generale, dopo quanto scritto lo scorso trenta maggio, con la farneticazione dal titolo: Per Gambatesa, Finalmente Una Bella Notizia, con cui, sia pur in maniera criptata, mettevo al corrente te che mi leggi del fatto che forse, non si farà più la festa dei pezzenti, pardon! La festa del comune, notizia che senza avere il crisma dell’ufficialità, è stata divulgata e copiata a dovere nei giorni scorsi, senza però alcuna valida giustificazione.

Ti prometto solennemente che al momento opportuno, sparlerò a mio modo anche di questo fatto, facendoti pentire amaramente di avermi letto.

Oggi, prima di parlare d’altro, diciamo qualcosa sulla tassa che sta scadendo:
L’I. M. U.

Personalmente, almeno per quanto riguarda l’acconto, il problema l’ho risolto in tempi non sospetti, avendo già allora grossi problemi d’interpretazione.
Ti basti pensare che non fidandomi delle istituzioni, ho fatto in modo che il documento utile a pagare il dovuto, fosse preparato proprio da chi, domani, sarà il controllore dell’avvenuto pagamento.

Tutto bene?
MAGARI!!!

Ho avuto problemi per pagare presso il locale ufficio postale, mentre a Campobasso, dato il foglio all’impiegata preposta, questa si è dovuta far aiutare da un suo superiore, il quale, con pazienza certosina, la dirigeva, così, come si fa con un equilibrista bendato.

Pagato quanto dovuto e constatato che pur di rubarci un altro euro, si è fatto in modo che chi volesse, non avrebbe la possibilità di pagare in saldo, sabato mattina, recatomi presso l’ufficio postale di Gambatesa, ho trovata una fila da far paura.

Che faceva lì tutta quella gente?
E’ normale: Voleva pagare l’I. M. U., e stava pazientemente aspettando il turno.

Da buon intrigante, pur di trovare una valida giustificazione al tempo che avevano fatto perdere a me per il motivo in tema, mi sono messo ad origliare, posto che fosse necessario impegnarsi, di fronte ad impiegati che, per il vociare del pubblico presente, erano costretti a parlar forte, rivelando le magagne dei documenti al momento esaminati, a chiunque volesse sentire.

Non sapevo se ridere o se piangere:

c’era chi si presentava per pagare un acconto pari ad euro zero, pretendendo di farlo per paura di multe successive;
Poi, chi, presente presso l’ufficio postale, presentava un modello su cui era scritto che si sarebbe dovuta versare la cifra dovuta in banca;
la vetrina si ampliava proponendo in bella vista un documento che aveva i dati posti nei campi sbagliati per cui, alla domanda dell’impiegata visibilmente contrariata, che intendeva sapere chi fosse stato il compilatore, la cliente rispondeva candidamente:

“Il Comune”…

Potrei andare avanti per un bel pezzo, visto che per compiere l’operazione che m’interessava portare a termine, ho dovuto attendere il disbrigo di simili pratiche per ventitré persone, per un totale di tempo perso pari ad un’ora e un quarto.
Mi fermo qui, solo per fare una breve considerazione, riferita al sottotitolo.

Sarà pur vero che le tasse vadano pagate, e che l’incombenza vada espletata per intero, per il beneficio di tutti, ma al di là dei risultati che il cittadino onesto si attende come contropartita, non è ben chiaro il motivo per cui, al danno, (il pagamento di tasse ormai più che ingiuste), si aggiunga la beffa, data dall’aumento di pari passo, raggiunto dalla burocrazia, necessaria ed accompagnatrice di tali gabelle.

Mi domando:
Al di là dell’esosità del fisco, perché punire chi è onesto con simili prese per i fondelli?

Cosa fa lo Stato per evitare che chi vuol pagare le tasse, perda la pazienza, col risultato di fare l’esatto contrario?